Dazi, Trump dichiara guerra alla pasta ma il conto lo pagano i consumatori italiani. La Molisana pronta a produrre in America - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 13:15

Dazi, Trump dichiara guerra alla pasta ma il conto lo pagano i consumatori italiani. La Molisana pronta a produrre in America

I dazi al 107% rischiano di far lievitare ulteriormente i prezzi anche nel mercato interno. Secondo Assoutenti, le esportazioni verso gli Stati Uniti crollerebbero, spingendo i produttori a ritoccare i listini in Italia

di Elisa Mancini

Dazi, Trump mette nel mirino la pasta italiana: maxi rincari in arrivo. La Molisana si sposta oltreoceano

Il prezzo della pasta in Italia è già salito del 24,2% rispetto al 2021, ma ora rischia un nuovo scossone. A innescarlo potrebbero essere i dazi del 107% sulla pasta italiana annunciati dal governo Trump, una misura che, secondo Assoutenti, non colpirebbe solo i produttori, ma anche i consumatori italiani.

Oggi un chilo di pasta costa in media 1,84 euro, ma con punte ben più alte: 2,15 euro a Pescara, 2,08 ad Ancona, 2,05 a Cagliari e 2,03 a Firenze. Roma (1,97 euro/kg) supera Milano (1,79), mentre Palermo resta la più economica con 1,33 euro/kg. Numeri che, per l’associazione dei consumatori, fotografano un mercato già stressato da rincari continui.

"L’imposizione di dazi al 107% sulla pasta italiana rischia di provocare aumenti anche sul mercato interno", avverte il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso. "Le esportazioni verso gli Stati Uniti crollerebbero, e i produttori, per compensare le perdite, potrebbero rialzare i listini in Italia. Sarebbe un danno evidente per le famiglie".

Il settore è già provato da anni difficili: la guerra in Ucraina, la crisi delle materie prime e il caro-energia hanno fatto impennare i costi di produzione, trascinando verso l’alto i prezzi al dettaglio. Ora, con il rischio di dazi record, lo scenario si complica ulteriormente.

Non a caso, alcuni marchi storici italiani stanno già valutando strategie difensive. "La Molisana", pastificio di Campobasso che esporta in 120 Paesi, ha annunciato di essere pronta ad aprire uno stabilimento negli Stati Uniti. "Con dazi al 107% non possiamo lavorare", ha dichiarato l’amministratore delegato Giuseppe Ferro, spiegando che l’azienda è finita sotto una nuova procedura di dumping — la terza — e che una quarta è già in arrivo. "Cercheremo di discutere con l’amministrazione americana, ma se la misura verrà confermata, produrre direttamente negli Usa sarà l’unica soluzione possibile",

Una mossa obbligata per chi vuole continuare a presidiare il mercato americano, ma che solleva non pochi dubbi: fino a che punto la globalizzazione del Made in Italy potrà resistere alle nuove ondate protezionistiche? E, soprattutto, quanto ancora potranno reggere i portafogli dei consumatori italiani, già alle prese con una pasta che, da bene quotidiano, sta diventando sempre più un piccolo lusso?

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