Dazi Usa-Ue: una mazzata per la Borsa italiana. Stellantis e Cucinelli reggono il colpo, STMicroelectronics e Campari cedono - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 19:10

Dazi Usa-Ue: una mazzata per la Borsa italiana. Stellantis e Cucinelli reggono il colpo, STMicroelectronics e Campari cedono

Dopo la firma dell’intesa USA-UE gli investitori restano cauti in attesa di capire l’impatto sui titoli più esposti

di redazione economia

Piazza Affari e l’accordo sui dazi: l’impatto sui titoli italiani

Le acque non sono ancora del tutto calme, ma il quadro è più leggibile. Stati Uniti e Unione Europea hanno fissato un tetto tariffario al 15% sulle esportazioni europee, chiudendo la fase di incertezza che dall’inizio di agosto aveva scosso i mercati.

La Borsa di Milano, tra le più sensibili per esposizione al mercato americano, resta però osservata speciale: i settori auto, lusso e consumi sono quelli più esposti, con oscillazioni marcate nelle ultime settimane. Dopo la firma definitiva dell’intesa a fine agosto, il mercato ha recuperato parte del terreno perso, ma senza un vero rally: gli investitori restano cauti, in attesa di valutare gli effetti concreti sulle aziende più esposte.

Come riporta un'analisi del Sole 24Ore, l'industria automobilistica è stata la più sensibile alle notizie sui dazi. Stellantis, che negli Stati Uniti realizza oltre 58 miliardi di ricavi grazie al marchio Chrysler, ha subito forti vendite nelle prime giornate, salvo poi risalire quando è emerso che la produzione locale del gruppo attutirà gran parte dell’impatto. Anche Piaggio, con la sua Vespa molto apprezzata a New York, ha visto oscillazioni marcate, pur avendo un’esposizione diretta più contenuta. A catena, tutto l’indotto italiano dell’automotive, da Brembo, leader nei sistemi frenanti, a Magneti Marelli si è mosso con forte volatilità.

Il lusso, da sempre meno sensibile ai rincari di prezzo, ha mostrato un andamento contrastato. Ferrari, simbolo del Made in Italy, ha ceduto inizialmente ma ha recuperato rapidamente, sostenuta dalla capacità di trasferire parte dei costi sui clienti finali. Moncler e Brunello Cucinelli hanno seguito più da vicino l’umore del mercato: forti vendite nelle giornate di panico, rimbalzi con l’arrivo della firma sull’accordo.

Nei beni di consumo, la situazione appare più fragile. Campari, che genera una quota significativa del fatturato negli USA, ha perso terreno in maniera costante e resta sotto pressione: gli analisti stimano un impatto potenziale da diverse centinaia di milioni. 

Nel settore farmaceutico, le reazioni sono state più contenute. Diasorin, che lavora a stretto contatto con partner statunitensi, ha registrato correzioni moderate, con gli operatori più preoccupati per possibili rincari indiretti sulle materie prime che per i dazi in sé.

I semiconduttori, invece, hanno vissuto settimane di montagne russe. STMicroelectronics, tra i titoli più sensibili, ha perso oltre il 10% nelle fasi più concitate, salvo rimbalzare dopo l’accordo definitivo. Il comparto resta comunque sotto osservazione, dato che l’intesa prevede sì dazi del 15%, ma anche impegni europei ad acquistare chip americani per l’intelligenza artificiale.

Il ruolo del cambio

Oltre ai dazi, un altro fattore decisivo resta il cambio euro-dollaro. Dall’inizio dell’anno il biglietto verde si è indebolito di oltre il 10% contro la moneta unica, erodendo il controvalore dei ricavi in dollari per molte società quotate a Milano. Secondo alcune simulazioni, un’ulteriore svalutazione del 5% potrebbe ridurre gli utili di aziende come Ferragamo, Intercos o la stessa STMicroelectronics di oltre il 10-15%.