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Economia
Def, "Borsa in calo ma niente panico: il deficit/Pil al 2,4% è già scontato"

Mercati delusi dalla decisione del governo italiano di fissare al 2,4% l’obiettivo di deficit/pil per il triennio 2019/2021, ma nonostante una reazione negativa del Ftse Mib (in calo del 2,5% in apertura di giornata) e dello spread Btp-Bund (che rimbalza sul 2,65%) non sembra esservi panico tra gli operatori, che semmai alleggeriscono le posizioni sui titoli del comparto finanziario, maggiormente sensibile all’andamento dello spread, con Bper Banca, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Banca, Banco Bpm o Mps in calo tra i 5 e i 7 punti percentuali a testa.

Quanto potrà durare la turbolenza sui mercati italiani? “Ancora alcune sedute, con uno spread che potrebbe  nuovamente puntare in area 300-330 punti base e un Ftse Mib che si potrebbe indirizzare verso i 20.700 punti, dunque con una perdita di un altro paio di punti percentuali rispetto ai livelli di stamattina” spiega ad Affaritaliani.it Vincenzo Longo, investment analyst per IG Markets.

Poi, verosimilmente, si vivrà alla giornata, con una serie di appuntamenti già in agenda primo tra tutti la presentazione (e poi l’approvazione definitiva) della legge di bilancio, che dovrebbe sbarcare in Parlamento tra due-tre settimane e che metterà nero su bianco quelle che saranno le singole voci di spesa e le rispettive coperture all’interno delle macro linee guida individuate dal Def approvato ieri sera.

Altro appuntamento importante, ricorda Longo, potrà essere, a novembre, un parere negativo da parte della Commissione Ue sulla manovra italiana, parere che significherebbe l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia che comunque non sarà immediata e che al momento non è pienamente scontata dai mercati. A tenere tenere a galla Piazza Affari e a limitare la crescita dello spread Btp-Bund sono secondo Longo almeno due fattori.

“Anzitutto non dobbiamo scordarci che il Ftse Mib da inizio anno fino a maggio aveva guadagnato un 12%, risultando tra i migliori indici azionari al mondo, mentre ora la variazione da inizio anno è attorno al -8%”. Un 20% di perdita dai massimi dell’anno che indica, spiega l’analista, come il mercato abbia già preventivamente scontato un rallentamento delle riforme e un allentamento della politica fiscale italiana.

Inoltre, “finché il contesto internazionale sarà positivo, anche i mercati più fragili continueranno a restare a galla”. I rischi per l’Italia, dunque, non si dovrebbero materializzare, al di là di ulteriore turbolenza su specifici settori (quello bancario e in parte quello assicurativo) o tratti di curva (il Btp a 2 anni appare particolarmente esposto a nuove prese di profitto), almeno finché la crescita mondiale proseguirà o non esploderanno nuove crisi geopolitiche.

Quando questo dovesse verificarsi, tuttavia, l’Italia è certamente tra i paesi maggiormente a rischio di ulteriori debolezze, proprio a causa di un debito pubblico molto più elevato che per altri paesi, di una crescita che resta a livelli inferiori a quella dei suoi concorrenti e di un maggior ritardo sul terreno delle riforme strutturali necessarie a far tornare attraente il “bel paese” agli occhi degli investitori.

Insomma: la situazione è seria, ma non è ancora da panico e incrociando le dita potrebbe non peggiorare oltre i livelli di maggior debolezza visti tra maggio e settembre. Finché la marea è alta, anche i relitti restano a galla dicono i broker anglosassoni: il governo Lega-M5S deve sperare che il quadro macroeconomico e lo scacchiere geopolitico si mantengano stabili, se vorrà che la sua manovra venga digerita dai mercati senza troppi problemi.

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