Economia

Eataly, la svolta di Farinetti: addio alla mortadella che assurge a filosofia

di Maurizio De Caro

Ci ha sempre impartito lezioni su come si dovrebbe mangiare, cosa si potrebbe mangiare e soprattutto quanto si dovrebbe pagare il cibo buono, quello degli dei

Oscar Farinetti: l’uomo che voleva trasformare la mortadella (col pistacchio) in un concetto filosofico

È successo e non ce lo aspettavamo, il giulivo Farinetti, baffo suadente e maglioncino di ordinanza, ha venduto la sua creatura Eataly ad un fascinoso imprenditore (nipote della signora Bonomi) già artefice di svariate acquisizioni. Nelle sue innumerevoli partecipazioni agli show televisivi ci ha sempre impartito lezioni su come si dovrebbe mangiare, cosa si potrebbe mangiare e soprattutto quanto si dovrebbe pagare il cibo buono, quello degli dei.

Dunque questa macelleria/rosticceria 2.0 è diventa la cattedrale del gusto, e della gastronomia sostenibile, dietetica, dunque strafiga come si addice alle società post-moderne a partire dalla trasformazione dello storico Teatro Smeraldo di Milano, tempio di ballerine e comici, di Miles Davis e Lucio Dalla, in un luogo che non rappresentava nulla di precedentemente visto: un supermercato per “gente che sta bene”.

Natale Farinetti detto Oscar, è il campione mondiale dell’antico sport nazionale del predicare bene, anzi benissimo, e razzolare male, forse malissimo. Dunque il compagno Fico dopo una sequenza di giravolte create ad hoc per costruire il mito dell’antico fattore che dispensa agli italioti il meglio delle produzioni agricole, viticole, del paese, a prezzi di gioielleria, ma quello è un dettaglio della bavosa concorrenza, capisce che a Milano se un panino con la mortadella DOP, millesimata, lo paghi meno di 20€, sei un personaggio alla Jannacci.

Scarpe grosse e cervello enorme. Vendere la catena a Bonomi significa dimostrare che anche il cibo di qualità può diventare un’operazione fredda, finanziaria, definirla speculativa non servirebbe, visto il livello attuale dell’alta (e/o bassa) finanza, ma non è questo il problema, perché questo astuto personaggio, mediatico e bonaccione avrà la risposta pronta.

Piemontese, ma emiliano d’elezione, ha raccontato la favola antica di quelli che sono comunque differenti, buoni, ambientalisti, di sinistra, distaccati dallo squallore del denaro, e intanto Eataly diventa uno dei marchi che faranno compagnia a B&B Italia, Flos, PortAventura, Artsana e Valtur. 

Tutte eccellenze assolute, ma perché dirsi diversi, quando di fatto, ”Eataly o Unieuro per me pari son”, il caro Natale/Oscar, avrà tempo per raccontare che ormai solo i grandi gruppi finanziari funzionano o forse ha solo cambiato idea, e dunque non dovrà raccontarci nulla di quanto sappiamo già. Come il caso Expo, dove Eataly fatturava senza le noiose procedure di gare d’appalto, e altre bassezze degli invidiosi come Travaglio che lo accusavano di usare sedi in alcuni comuni, senza il fastidio dell’affitto, dunque chapeau all’ennesimo simpaticissimo Marchese del Grillo.

Ora che l'ex principale azionista di Aston Martin è proprietario di Eataly chissà mai che non ci siano delle fantastiche collaborazioni: dal bauletto frigo per conservare mini-insaccati dop, al vano cantinetta portatile sulle Vanquish o DB11, con buona pace di James Bond.

L’uomo che sussurrava al culatello ora è libero da impegni e da sermoni equi e solidali, potrà dedicarsi a comprare altro e di più, solo per renderlo umano, più umano, per farne l’obiettivo ultimo di ogni desiderio, perché Natale non è solo la festa religiosa più importante ma soprattutto è il giorno in cui le favole, anche quelle più assurde, si realizzano. Buon appetito.