Evasione, Ubs versa 111,5 milioni. M5S: "Rafforzare i controlli per le tasse"
“Lo splendido lavoro della Guardia di Finanza ha portato al recupero di 111 milioni di euro dall’Istituto di credito elvetico Ubs. Nei primi casi conclusi in questi anni è stato accertato che più di 200 banche straniere avrebbero avuto una fitta rete di funzionari che venivano in Italia quotidianamente per contattare i clienti, offrire servizi di spallonaggio e soprattutto strumenti di copertura finanziaria e societaria per nascondere all'estero i patrimoni illeciti”. Commentano così i portavoce del Movimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera i risultati di un'operazione con- giunta di Agenzia delle Entrate e procura di Milano che ha posto il sigillo a mesi di indagini sulle presunte evasioni fiscali realizzate dalla banca svizzera Ubs.
“La lotta alla grande evasione passa proprio dall’ottimo lavoro di un Corpo, la GdF, che ci invidia tutto il mondo. Questa è la dimostrazione che il recupero sostanziale non sta negli scontrini da 2 euro dei commercianti o sulla pelle delle piccole e medie imprese italiane, il tessuto nevralgico della nostra economia. Dall’inchiesta emergerebbe la presenza di prassi consolidate volte a ledere il fisco italiano a discapito di tanti cittadini onesti che si spaccano la schiena per sostenere i costi di un cuneo fiscale opprimente. I nostri obiettivi sono rinforzare gli strumenti per la lotta alla grande evasione ed abbassare le tasse a imprese e cittadini affinché si paghi di meno e paghino tutti”.
Secondo le indagini delle Fiamme Gialle al Fisco sono sfuggiti oltre due miliardi di euro, soldi portati nelle casse di Ubs in Svizzera e d’ora in poi tracciati e monitorati dall'Agenzia delle Entrate. Contemporaneamente, secondo quanto raccontato dal Sole 24 Ore, Fisco e i magistrati di Milano hanno indagato su 220 banche estere domiciliate anche in altri paradisi fiscali come Lussemburgo, Liechtenstein, Principato di Monaco, Isole Vergini Britanniche, Bahamas, San Marino, Panama, Dubai e molti altri. Poiché tutti i redditi di capitale percepiti da banche estere sono assoggettati alla ritenuta alla fonte, gli istituti dovevano trattenere l'imposta sulle commissioni percepite su mutui e gestioni patrimoniali e girarla al Fisco italiano. Ma questo, per anni, non è stato fatto.
Ed è su questo che gli uomini dell'Agenzia delle Entrate hanno lavorato in collaborazione con la Procura di Milano sfruttando l'enorme mole di dati finanziari ricavati dalla voluntary disclosure. Gli incontri avvenivano nei campi di golf, in grandi alberghi o direttamente negli uffici dei clienti italiani. Qui i “relationship manager” di Ubs fornivano consulenze o raccoglievano ordini di compravendita di fondi o azioni per i quali la banca veniva remunerata con normali commissioni. In alcuni casi venivano create e gestite strutture come trust, fondazioni, società anonime per nascondere capitali all'estero mantenendo l'anonimato ed evitando di pagare l'euroritenuta.
C'era anche un manuale segreto che illustrava ai gestori patrimoniali le precauzioni da adottare quando, senza esserne autorizzati, venivano in Italia per incontrare i clienti: slide e istruzioni simili a quelle ritrovate nel 2014 dagli uomini della Guardia di Finanza nella sede milanese del Credit Suisse durante un'inchiesta che aveva portato alla scoperta di un'evasione fiscale da 14 miliardi di euro e che si era chiusa con il pagamento di oltre 100 milioni al Fisco italiano. Ora quel copione si ripete per Ubs.
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