Ex Ilva, il lungo addio dell'Italia all'acciaio. L'errore strategico su Arcelor e la lentezza nell'agire - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 10:23

Ex Ilva, il lungo addio dell'Italia all'acciaio. L'errore strategico su Arcelor e la lentezza nell'agire

La crisi di Taranto e l'impatto sul sistema Paese

di Marco Santoni

Ex Ilva, il futuro è ancora una volta un rebus. E la situazione si complica sempre di più

L'ennesima gara d'appalto per aggiudicarsi l'acciaieria di Taranto è stato un flop, all'apertura delle buste per l'ex Ilva è calato il gelo, solo due fondi interessati all'intero pacchetto ma che vorrebbero l'impianto solo gratis e non offrirebbero garanzie sul futuro. Spariti tutti i colossi, restano poi altre otto offerte ma solo relative a singoli scomparti. Non sono certo buone notizie per il governo, chiamato ancora una volta a decidere se mettere denaro pubblico per salvare il salvabile. Non a caso, si profila la possibilità - riporta Il Fatto Quotidiano - che si faccia spezzatino di attività del gruppo e che anche l’ultimo altoforno di Taranto si spenga per sempre. L’Italia sarebbe così il primo Paese del G7 ad abbandonare la produzione di acciaio primario, quello realizzato a partire dal minerale di ferro.

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Oggi l’Italia rimane seconda solo alla Germania in Europa per quantità di acciaio prodotto, con punte di eccellenza come i tubi della Dalmine (Gruppo Tenaris) e gli acciai speciali di Terni (Gruppo Arvedi), due ex gioielli della siderurgia pubblica. Ma con la produzione da altoforno a Taranto scesa a circa 2 milioni nel 2024, l’89% dell'acciaio prodotto in Italia viene realizzato tramite forni elettrici. Lo Stato non ha partecipato all'alleanza continentale che creò il colosso Arcelor senza però scegliere nemmeno la nazionalizzazione. E ora questo è il (caro) prezzo da pagare. Il futuro di Taranto resta un rebus, palla ancora una volta al governo.

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