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Economia
Ex-Ilva, passi avanti Invitalia-Mittal: l'acciaieria sarà pubblica
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Ex-Ilva, passi avanti Invitalia-Mittal: l'acciaieria sarà pubblica

La direzione intrapresa è quella del ritorno dello Stato come principale azionista. Tuttavia, quando si parla della situazione ex Ilva, le soluzioni, che comprendono un possibile aumento di capitale, non sono affatto garantite. Persiste anche il piano alternativo B: l'amministrazione straordinaria in caso di mancato accordo prolungato fino all'8 gennaio. Questo è quanto riportato da Repubblica. Il tempo è ormai scarso, e lunedì, durante il vertice a Palazzo Chigi tra il governo, Invitalia e il partner Arcelor Mittal, si delineerà il destino di Acciaieria d'Italia. C'è una pressione generale affinché lo Stato torni a essere l'azionista principale, un'opzione sostenuta da tempo dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. 

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Tuttavia, l'idea è di cercare ulteriori partner industriali disposti a entrare nel capitale. Nel governo, la linea del ministro per gli Affari Europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha prevalso, orientandosi verso una nuova intesa con il socio indiano. Adesso si sta seguendo la strada proposta da Urso, ma si sta cercando comunque di raggiungere un accordo con gli indiani per evitare complicazioni legali e contenziosi. Durante la riunione di ieri, erano presenti l'amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, e il responsabile delle fusioni e delle acquisizioni di "Passi avanti" nella trattativa tra Invitalia e Mittal Arcelor Mittal, Ondra Otradovec. 

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La partecipazione di Mattarella, che è la prima volta in incontri di questo tipo, suggerisce la possibilità di una soluzione prossima e condivisa. Fonti vicine al dossier riferiscono di progressi significativi che consentirebbero all'ex Ilva di continuare la sua attività. In particolare, si sarebbero affrontate questioni legate a finanza e governance. Oggi, Acciaierie d'Italia è in difficoltà nel pagamento dei fornitori e delle bollette del gas, tanto che Snam ha evitato la chiusura solo grazie all'intervento del Tar. Tuttavia, il 10 gennaio segna la scadenza dell'ultima proroga, e se non viene prorogata, comporterebbe l'arresto degli impianti, con conseguenze gravi per Taranto

Invitalia ha a disposizione 680 milioni di euro già assegnati per un aumento di capitale che dovrebbe portare la controllata al 60% di proprietà del MEF. Tuttavia, un finanziamento di 320-380 milioni potrebbe essere sufficiente per consentire ai impianti del gruppo di continuare l'attività. Il gigante europeo dell'acciaio, progettato per produrre 11 milioni di tonnellate, è ora drasticamente ridotto. Nel 2023, la produzione è scesa al di sotto dei 3 milioni e la tensione sociale a Taranto è alle stelle.

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