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Economia
Ex-Ilva, una settimana per "cacciare" ArcelorMittal. O sarà commissariamento

Ex-Ilva, una settimana per "cacciare" ArcelorMittal. O sarà commissariamento

Una settimana di tempo per tentare di definire con ArcelorMittal una separazione consensuale ed evitare così il rischio di una controversia legale che potrebbe causare ulteriori danni a Taranto. Questa è la proposta che il governo, con i ministri Giorgetti, Urso, Fitto e Calderone, insieme al sottosegretario alla Presidenza Mantovano, ha presentato ieri sera ai sindacati per superare la crisi dell'ex Ilva e l'indisponibilità del socio franco-indiano, che attualmente possiede il 62% di Acciaierie d'Italia, nel finanziare i costi necessari per mantenere in vita il gruppo siderurgico e investire nel suo rilancio. La notizia è riportata da La Stampa. L'ultimatum scadrà mercoledì, ed è già previsto che il giorno successivo i sindacati vengano nuovamente convocati a palazzo Chigi. 

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È ovvio che se questo tentativo di conciliazione dovesse fallire, il governo opterà per la strada del commissariamento, una scelta che però non è gradita ai sindacati che da giorni chiedono interventi per garantire la continuità produttiva del gruppo. Già dopo la rottura di lunedì scorso, i legali di Invitalia, attuale socia al 38% di Adi e in procinto di salire al 66% attraverso un aumento di capitale respinto dai Mittal, stanno collaborando con il team di Arcelor. L'indicazione del governo è quella di giungere entro giovedì prossimo a un nuovo vertice con i sindacati per definire definitivamente un compromesso. Nel corso dell'incontro, Mantovano ha spiegato: "Non ci sarà nessun passo indietro. Da oggi a mercoledì è il tempo necessario per definire il divorzio. In ogni caso, Mittal è fuori". Le ragioni della separazione sono state illustrate da Urso in Senato durante la mattinata. 

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"L'impianto", ha spiegato, "si trova in una grave crisi: nel 2023 la produzione sarà inferiore a 3 milioni di tonnellate, come nel 2022, ben al di sotto dell'obiettivo minimo di 4 milioni previsto per il 2023, per poi risalire a 5 milioni quest'anno. Nulla di quanto programmato è stato realizzato. Nessun impegno preso è stato mantenuto in termini di occupazione e rilancio industriale". Inoltre, "in questi anni", ha aggiunto Urso, "la produzione si è ridotta progressivamente in disprezzo degli accordi sottoscritti, persino durante gli anni in cui la produzione di acciaio era altamente redditizia, permettendo ad altri attori stranieri di aumentare la loro quota di mercato".

Di fronte a richieste inaccettabili, come la volontà di mantenere la gestione del gruppo pur passando in minoranza e la mancanza di disponibilità ad investire nuove risorse in Adi, il governo ha deciso di interrompere la collaborazione con i Mittal. Secondo Urso, è ora di "cambiare rotta cambiando equipaggio e delineando un piano siderurgico nazionale costruito su 4 poli complementari: Taranto, Piombino, Termini e la siderurgia del Nord, attraverso un progressivo rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti". 

Il segretario della Fim Cisl Benaglia ha definito "importante" il vertice con il governo perché "ci ha spiegato che l'incontro di lunedì scorso con i Mittal ha chiarito definitivamente che non è possibile proseguire nella gestione di Acciaierie d'Italia assieme alla multinazionale indiana. Non ci sono più le condizioni". Michele De Palma, leader della Fiom, ha aggiunto: "Finalmente ci siamo. Il governo ha deciso di assumere la gestione dell'azienda, scelta per cui ci siamo battuti in questi mesi". Rocco Palombella della Uilm ha sintetizzato: "Abbiamo ottenuto un risultato che non era scontato, ovvero che ArcelorMittal non ci sarà più e indietro non si torna". Alla richiesta esplicita dei sindacati su un possibile "piano B" nel caso fallisse il tentativo di mediazione, la delegazione di governo non ha risposto, ma ha assicurato che sono comunque garantite sia la continuità aziendale e produttiva sia le risorse necessarie ai piani di rilancio anche senza l'apporto dei Mittal. Per i sindacati è importante anche l'impegno, confermato anche da una nota di palazzo Chigi, di avviare presso il ministero del Lavoro un tavolo per approfondire tutti gli aspetti legati all'occupazione e alla sicurezza sul lavoro una volta concluso il confronto con Arcelor. 

Per Urso, queste "sono ore decisive per garantire, nell'immediato - in assenza di impegno del socio privato - la continuità della produzione e la salvaguardia dell'occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori di natura industriale". Ora si tratta di voltare pagina e cercare di rimediare alle tante scelte sbagliate dei governi precedenti, "le cui decisioni hanno contribuito a pregiudicare la situazione" dell'ex Ilva. Per il presidente di Confidustria Carlo Bonomi, "da anni sull'Ilva si è solo preso tempo". Quanto alla possibile nazionalizzazione, "non va bene se è una scelta elettorale. Serve un progetto".

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