Prima la rinegoziazione degli accordi con Psa per la fusione con Fca che hanno dimezzato il maxi-dividendo che Exor aveva preventivato; poi il disastro del bilancio della Juve con le perdite salite da 72 milioni a 90 milioni complice l’addio di Higuaìn. E prima ancora la disdetta dell’acquisto di PartnerRe da parte di Covea che aveva inizialmente messo sul piatto 9 miliardi di dollari per il gruppo riassicurativo posseduto da Exor al 100%, salvo poi chiedere una revisione all’ingiù del prezzo. Trattativa chiusa con Exor che si è tenuto in pancia il colosso della reinsurance, rinunciando alla plusvalenza d’oro da 2 miliardi di dollari.
Non c’è stata tregua per John Elkann negli ultimi mesi. Più delusioni che vittorie, complice certo il Covid che ha mandato in rosso quasi tutte le partecipate della holding olandese della famiglia Agnelli. E quando sei una holding di partecipazioni non puoi che veder riverberato sui tuoi conti gioie e dolori degli asset controllati. E complice la pandemia per John Elkann questa prima parte del 2020 (e con ogni probabilità l’intero anno) è stata una via crucis.
Solo la Ferrari, che tra l’altro sui circuiti sta vivendo uno degli anni più amari della sua storia, ha chiuso i conti con il segno positivo. Che ha portato pro-quota 42 milioni di profitti alla holding olandese. Per il resto una sequela di segni rossi e pesanti. Dai due business ciclici come Fca e Cnh sono arrivate le più cocenti sconfitte.
Fca ha visto perdite per 2,74 miliardi di euro ed Exor si è portata a casa quota parte la perdita per 781 milioni. Cnh con i suoi trattori ha contribuito al rosso di Exor per 324 milioni. Ma anche la rediviva PartnerRe quella che doveva essere ceduta a Covea con una ricca plusvalenza per 2 miliardi, rimasta in casa ha determinato una perdita secca per 185 milioni. Più sfumate come dimensioni, sia assolute che di peso relativo in Exor, le perdite di Juventus e Gedi per una ventina di milioni.
Alla fine il conto finale dei risultati segna un passivo di 1,31 miliardi, agli antipodi dai 2,4 miliardi di utili dei 12 mesi precedenti. Il rischio per Exor è che non sia finita qui. Il mercato dell’auto è in profonda sofferenza. Gli analisti di S&P stimano un calo delle vendite a livello globale del 20% quest’anno con un recupero nel 2021-2022 che però non riporterà i volumi di vendita ai livelli del 2019.
Un tunnel di crisi lungo tre anni in cui Fca dal canto suo continuerà a soffrire forse più degli altri. L’atout saranno le nozze con Peugeot, ma il mercato sarà difficile anche per il nuovo gruppo. Anche le prospettive per Cnh non sono entusiasmanti per il prossimo futuro. Insieme Fca e Cnh valgono oggi poco più del 27% del portafoglio di Exor. Solo a fine del 2019 il peso era del 36% segno della fortissima contrazione dei due business più ciclici e impegnativi di Exor.
Ma anche PartnerRe, di fatto l’asset di maggior valore nel portafoglio con un peso del 30% non è stata immune alla crisi Covid che impatta anche sul mercato assicurativo e riassicurativo, perdendo così la sua natura anti-ciclica. Il gruppo riassicurativo di cui Exor possiede l’intero capitale non solo ha chiuso in perdita il semestre per 185 milioni di euro, ma oggi è stato svalutato a bilancio e vale secondo Exor 7,7 miliardi di dollari contro i 9 miliardi di fine 2019, con un taglio del valore del 15% in soli 6 mesi. Tenerla in portafoglio non pare essere stato per ora un buon affare.
Ma la caduta dei prezzi di Borsa ha impattato su tutti i business (Ferrari esclusa) e ha avuto effetto sul Nav di Exor caduto in 6 mesi del 20% passando da 26 miliardi di dollari a poco meno di 21 miliardi con una perdita secca di valore per la holding del 20%. E ora la prospettiva è che sia Fca e la futura Stellantis; ma anche Cnh e PartnerRe debbano ancora affrontare la fase due e tre della pandemia e che l’orizzonte al 2020-2021 sia ancora pieno di nubi.
Poco potranno fare sia la Juventus che Gedi. Il loro peso nella holding è talmente poco significativo da rendere i risultati economici poco rilevanti. Giornali e calcio hanno per Exor più un valore simbolico di consenso che non la natura di business da cui estrarre profitti.
E così Re Mida John Elkann questa volta, causa la pandemia, ha perso il suo tocco magico. Exor per anni, grazie alla rinascita (Marchionne docet) di Fiat e in virtù del colpo grosso della quotazione del gioiellino Ferrari è stato uno dei titoli più redditizi di Piazza Affari. Il titolo che valeva solo 6 euro nella primavera del 2009 ha corso a razzo toccando a febbraio 2020 il suo massimo storico a 74 euro. Una galoppata formidabile difficile da replicare.
Oggi Exor in Borsa è tornata a quota 50 euro, perdendo di fatto un buon 30% più o meno in linea con la caduta dei valori degli asset che ha in pancia. Per John Elkann, la strada si fa in salita. Il 2021 vedrà la nuova creatura Fca-Peugeot. O sarà il segnale di ripartenza o si rischia un limbo lungo per la finanziaria di famiglia.
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