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Economia

Ultimo aggiornamento: 11:45

Extraprofitti bancari, sul tavolo anche il nodo delle garanzie pubbliche

L’argomento non è marginale: negli ultimi 5 anni lo Stato ha sostenuto il credito alle imprese con una mole imponente di garanzie, diventate ormai una componente strutturale del mercato finanziario italiano

di Sandro Mantovani

Extraprofitti bancari, sul tavolo anche il nodo delle garanzie pubbliche

La partita sugli extraprofitti bancari non si giocherà soltanto sulle aliquote e sulle modalità di prelievo, ma anche sul terreno delle garanzie pubbliche ai prestiti. È questo il dossier che il governo intende inserire nella trattativa con l’Abi in vista della prossima legge di bilancio. L’argomento non è marginale: negli ultimi cinque anni lo Stato ha sostenuto il credito alle imprese con una mole imponente di garanzie, diventate ormai una componente strutturale del mercato finanziario italiano.

Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, nel primo semestre del 2025 le banche hanno deliberato prestiti per 23,7 miliardi di euro, coperti da garanzie pubbliche per 16,6 miliardi. Le domande accolte sono state 128.587, con una copertura media del 70%. Lo stock complessivo delle garanzie attive si attesta a circa 270 miliardi, pari al 13-14% del Pil, in linea con i livelli di fine 2024.

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Il raffronto con il passato chiarisce la portata di questo intervento. Prima della pandemia, nel 2019, le garanzie pubbliche valevano 85,8 miliardi, con un peso sul Pil di appena il 4,7%. Nel biennio 2020-2021, invece, i finanziamenti sostenuti da garanzie statali superarono i 500 miliardi, con uno stock cumulato di oltre 350 miliardi e un rapporto garanzie/Pil sopra il 16%. Da allora si è avviato un lento rientro, senza però tornare ai livelli pre-Covid: a fine 2024 lo stock era ancora pari a 294 miliardi, con escussioni complessive inferiori all’1%.

Il governo intende partire da questi numeri per collegare la tassazione straordinaria sugli extraprofitti bancari al sostegno pubblico garantito negli anni scorsi. Una linea che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe rafforzare il principio di “responsabilità reciproca”: lo Stato ha messo in campo una rete di sicurezza che ha permesso a centinaia di migliaia di pmi di resistere alla pandemia e agli shock energetici; ora gli istituti di credito, beneficiari indiretti di quello strumento, sarebbero chiamati a contribuire al bilancio pubblico in modo proporzionato.

Non mancano, tuttavia, i nodi politici ed economici. L’Abi ha già espresso riserve su un prelievo che potrebbe ridurre la capacità delle banche di sostenere la crescita e la transizione energetica. Inoltre, i dati mostrano che le escussioni restano contenute: 2,5 miliardi nel 2024 e circa 500 milioni nei primi sei mesi del 2025. Numeri che, secondo l’associazione bancaria, dimostrano la solidità del credito garantito e la prudenza degli intermediari.

Sul piano europeo, l’Italia resta tra i Paesi con il maggior ricorso a questo strumento: con uno stock di garanzie pari al 13,4% del Pil è al di sopra della media Ue (10-12%) e in linea con Francia e Spagna. La Germania, più prudente, si ferma al 7-8%. Un elemento che rende il tema ancora più delicato, perché sottolinea come il modello italiano sia stato più dipendente dal sostegno statale rispetto ad altri sistemi.

Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, “le garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese restano una componente strutturale del credito italiano. È un impegno rilevante per lo Stato e per la collettività. Sarebbe un errore guardare agli extraprofitti senza tener conto del sostegno pubblico che, negli ultimi anni, ha rafforzato il legame tra banche, imprese e Stato. Occorre responsabilità reciproca: da un lato il governo deve garantire regole stabili e sostenibili, dall’altro gli istituti devono riconoscere che quelle garanzie non sono state un beneficio a costo zero, ma una rete di sicurezza che ha coinvolto l’intera comunità nazionale”.

La trattativa si annuncia quindi complessa: tra esigenze di finanza pubblica e stabilità del sistema bancario, l’intreccio tra extraprofitti e garanzie rischia di diventare uno dei terreni decisivi della prossima manovra. La prossima settimana si aprirà ufficialmente il dialogo tra i tecnici del ministero dell’Economia e quelli delle banche, primo passo di un confronto che si preannuncia serrato e destinato a incidere sugli equilibri della legge di bilancio.