Economia
Fca, la strategia di Marchionne? Il conto per ora va agli operai

Il rallentamento del mercato e il doppio spettro della cassa integrazione e degli esuberi. Intanto, il Ceo prova a valorizzare l'Alfa: altri scorpori in arrivo
Non si tratta comunque solo di un problema legato al vecchio continente: negli Usa sempre a ottobre Fca ha visto le immatricolazioni ridursi del 13,2% (a poco più di 153 mila vetture), contro il -1,6% segnato dal mercato. Anche in questo caso scendendo nel dettaglio mentre Alfa Romeo (+1,840%, ma in assoluto si tratta di sole 1.205 vetture vendute) continua a ben performare, così come Maserati (+17,6%, ma anche in questo caso i numeri sono piccoli: 1.140 vetture in tutto) Fiat è in caduta (-17%), Chrysler va anche peggio (-22,8%) nonostante il successo dei nuovi modelli, Jeep (-11,2%9 e Dodge (-10,6%) limitano i danni e solo Ram (+3,7%) riesce a comportarsi dignitosamente con volumi non proprio esigui (poco meno di 49 mila immatricolazioni nel mese). Morale: la scelta di Marchionne di puntare sul segmento "premium" non si può dire in assoluto sbagliata, perché finora i singoli modelli sono stati ben accolti dal mercato, ma sta sacrificando volumi importanti (quelli di Fiat e Chrysler) con inevitabili tensioni sui conti cui il manager sembra voler ricorrere con una gestione "certosina" delle fabbriche sparse per il mondo.
Per questo l'eventuale capitolazione, su importanti mercati di sbocco come quello cinese o quello statunitense, anche di Jeep e Alfa Romeo rischia di portare a ulteriori richieste di cassa integrazione e ad esuberi nei prossimi mesi. La situazione potrebbe migliorare nei mesi a venire se i nuovi modelli "mass market" (in particolare per Jeep il Compass, partito bene, e il Wrangler, presentato oggi in anteprima mondiale al salone dell'auto di Los Angeles) troveranno una accoglienza positiva da parte del mercato. In ogni modo Marchionne, il cui mandato ai vertici del gruppo scadrà nel 2019, sembra volersi preparare a raccogliere nuove risorse e non a caso si torna a parlare dello scorporo e cessione di Comau e Magneti Marelli da un lato, mentre l'annunciato ritorno di Alfa Romeo in Formula 1, giudicato dagli analisti una notizia "qualitativamente positiva" perché darà ulteriore visibilità al marchio, potrebbe essere il prodromo di un processo di valorizzazione simile a quello adottato per Ferrari.
Se così fosse da qui a un paio d'anni Marchionne potrebbe affidare al suo successore Fiat e quanto rimarrà delle attività nell'automotive del gruppo, andando a sedersi ai vertici di Ferrari o di un "polo del lusso" il cui controllo potrebbe restare ancora per qualche anno in mano ad Exor e quindi degli eredi Agnelli. I quali a quel punto potrebbero attendere il momento migliore per dismettere l'investimento in ottica di portafoglio, completando quella trasformazione da industriali a banchieri d'affari che già altre grandi famiglie del capitalismo italiano hanno effettuato.
Luca Spoldi