Economia
Flat tax sugli straordinari, Cazzola avverte: "Rischiano i servizi pubblici, a partire dalla sanità"
Il Governo valuta una flat tax su straordinari, festivi e lavoro notturno per aumentare il netto in busta paga. Parla l'economista e giuslavorista Giuliano Cazzola

Straordinari e festivi, il Governo pensa alla flat tax. Ma l'esperto avverte: "Rischia di premiare pochi e penalizzare i servizi pubblici"
Il Governo sta valutando un intervento fiscale per rendere più conveniente lavorare di più: tassare meno gli straordinari, le ore di lavoro nei giorni festivi e quelle notturne. L’idea sarebbe quella di introdurre una flat tax, con l’obiettivo di aumentare il netto in busta paga ed evitare che gran parte dei compensi extra finisca assorbita da tasse e contributi.
Oggi, infatti, questi redditi sono tassati con l’Irpef ordinaria, che varia dal 23% al 43% a seconda dello scaglione. In concreto, un’ora di straordinario pagata 10 euro può lasciare al lavoratore anche solo 6,5 o 7 euro. La flat tax ipotizzata prevedrebbe invece un’aliquota più bassa e fissa, probabilmente compresa tra il 5% e il 15%.
Ma la proposta non convince tutti. L’economista, giuslavorista ed ex parlamentare Giuliano Cazzola, parlando con Affaritaliani, invita alla prudenza: "La flat tax, se guardiamo al mondo, esiste solo in Russia. Mi pare improponibile in un Paese come l’Italia. Il problema non è premiare chi lavora di più: il vero nodo è garantire lo stesso gettito fiscale. Se lo Stato incassa meno, qualcosa deve saltare. E il rischio è che a pagare siano i grandi servizi pubblici, a partire dalla sanità."
Cazzola solleva anche un altro rischio legato al mercato del lavoro: "Alcuni lavoratori dipendenti, soprattutto quelli più marginali, con contratti più fragili, potrebbero avere interesse a spostarsi verso il lavoro autonomo. Chi resta sotto la soglia degli 85mila euro, infatti, può aderire al regime forfettario e pagare molte meno tasse."
Secondo l’economista, l’unica vera proposta organica sulla flat tax risale a un piano dell’Istituto Bruno Leoni, elaborato da Nicola Rossi: "Prevedeva un’aliquota unica al 25% accompagnata da una drastica riduzione delle agevolazioni fiscali. Una riforma seria, ma anch'essa difficile da realizzare."
Sul piano pratico, Cazzola ricorda che gli straordinari sono già ben regolati dai contratti collettivi: "Le maggiorazioni previste sono consistenti. Certo, soprattutto nelle piccole imprese c’è la tendenza a eluderle, a far fare straordinari e poi pagarli in nero. L’idea è che, abbassando le tasse, emerga più lavoro regolare. Ma non ci sono dati certi che lo dimostrino. Io credo che serva piuttosto un intervento più complessivo sulle aliquote".
Infine, l'esperto sottolinea anche il nodo dell'equità fiscale: "Negli ultimi anni abbiamo considerato ‘ricchi’ quelli che guadagnano poco più di 35mila euro. Sono loro che hanno pagato più tasse, sono loro che non hanno ricevuto bonus o agevolazioni, nemmeno durante il Covid. Una vera riforma fiscale dovrebbe partire da qui, da chi è stato più penalizzato".
Dietro la proposta del Governo, però, secondo Cazzola non ci sono solo ragioni economiche ma anche politiche: "Ci sono pressioni interne. La Lega spinge da tempo per questa misura, e anche Forza Italia la sostiene. Ma soprattutto il Governo ha una base da accontentare: quella del lavoro autonomo e para-autonomo. Finora le politiche fiscali sono andate soprattutto in quella direzione, e questa misura sembra muoversi ancora per favorire quella fascia”.