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Economia
Generali, Donnet prova la fuga in avanti, ma il mercato lo tradisce
Philippe Donnet

L'Investor Day di Generali

Con in tasca la credibilità e la sicurezza di chi ha sempre centrato i target, anche in condizioni altamente sfidanti come quella del Covid, non è proprio la reazione che Philippe Donnet si aspettava, dopo aver messo sul piatto almeno 700 milioni di euro in più di dividendi per il prossimo triennio (rispetto a quello precedente), da sommare ai 4,5 distribuiti ai soci con il vecchio piano e la “sorpresa”, l’hanno definita gli analisti di SocGen e Jefferies, di un buybuck da mezzo miliardo da lanciare subito dopo il 29 aprile del 2022. Una volta, cioè, che gli azionisti gli avranno rinnovato la fiducia e lo avranno messo quindi nelle condizioni di rendere operativo il nuovo piano foriero di ricchi ritorni.

LE MOSSE DEGLI AZIONISTI/ Francesco Caltagirone compra ancora azioni Generali e si porta al 7,84%. Tra il 10 e il 13 dicembre, attraverso VM 2006, l'imprenditore romano ha rilevato 500mila azioni (lo 0,03% del capitale del Leone): il patto, che comprende anche Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt, sale così al 15,67%. 

FONDAZIONE CRT/ Riunione del CdI il 21 dicembre. Inserito, dopo il pressing di alcuni consiglieri, all'ordine del giorno del Consiglio di Indirizzo in calendario il 21 il tema dell'investimento in Generali. Cantiere governance aperto fra i critici

Non c'è dubbio: le strategie del capo delle Generali non hanno scaldato il mercato. Gli analisti sì, si sono quasi spellati le mani su utile per azione, cash e dividendi. E addirittura da oltre Manica lo stesso Financial Times, forse stimolato dallo Stivale, ha sentenziato che "gli azionisti indipendenti dovrebbero sostenere l'assicuratore" innamorato di Venezia. Ma quel mercato che, esclusi i soci stabili tricolori, rappresenta oltre il 57% del capitale del Leone, no. Freddi, quasi distratti da chissà che cosa mentre il capo delle Generali si sta giocando la partita dell'ambito rinnovo. 

Tanto che nello scorrere della deludente giornata borsistica, i pattisti Francesco Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt, che hanno ancora tutte le cartucce di un contropiano e di una squadra di top-manager da sparare per impressionare e convincere gli altri shareholder, hanno subito colto al volo l’assist per segnare un punto nella logorante guerra di posizione di Trieste. Un conflitto partito già da mesi sulla governance e che andrà avanti ancora per quattro mesi.

"Il mercato sta dando un primo commento al piano di Generali”, è la prima reazione cinicamente soddisfatta delle fonti del Patto al business plan presentato dal management del Leone, commento raccolto dall'agenzia Radiocor. Certo, bisogna dare tempo a quel benedetto mercato, capace di trionfo o disastro, per digerire le nuove strategie della compagnia per il prossimo triennio. E, parimenti, ai grandi fondi americani, ancora sonnacchiosi dall’altra parte dell’Atlantico mentre Donnet illustrava le proprie strategie in call, di valutare le idee dell'assicuratore e di inserire l’ordine di acquisto di azioni Generali nei propri book.

Ma a Piazza Affari, da potenziale eurogol di Donnet, la reazione degli investitori, sempre ago della bilancia nella contesa fra Mediobanca-De Agostini, da una parte e i grandi vecchi del capitalismo italiano dall'altra e a cui il capo della compagnia triestina ha voluto strizzare l’occhio per ipotecarne il voto di aprile con largo anticipo, si sta rivelando, almeno oggi, un gol nella propria porta.

L’aver puntato tutto sui dividendi da distribuire copiosi ai grandi fondi, sempre molto sensibili a questa policy perché devono restituire rendimenti adeguati ai propri sottoscrittori, sacrificando parte degli oltre 8,5 miliardi di cassa generati organicamente da destinare all’M&A, non sta per il momento portando in dote gli effetti di un vincente e decisivo scacco matto. Il colpo di un bomber, sempre per usare un linguaggio calcistico, che deve riuscire a strappare un nuovo contratto quando fra 4 mesi, finito il campionato, si aprirà il calciomercato e la possibilità del rinnovo.

Il budget da 2,5-3 miliardi da destinare allo shopping assicurativo e nell’asset management inferiori di almeno un miliardo, se tutto andrà per il meglio, a quanto Donnet aveva messo a disposizione (e comunque criticato dai pattisti) per la crescita dimensionale nel precedente triennio, ha finito in maniera negativa per fare la parte del leone in borsa, in una seduta non scoppiettante in cui il +0,27% del titolo Generali è rimasto indietro sia rispetto al +0,41% del Ftse-Mib e sia al +0,28% dell’Eurostoxx Insurance.

Così nel parterre di Piazza Affari e anche fra gli stessi generosi analisti si è bollato il piano come una strategia “in continuità”, “conservativa”. Scontando anche la non fortunata coincidenza che nella precedente strategy Donnet aveva più fieno in cascina da dedicare alla campagna acquisti assicurativa grazie alla grande opera chirurgica di dismissioni dell’ex braccio destro Frederic de Courtois in giro per il mondo, pare che il mercato non si sia fatto convincere dal compromesso donnettiano necessario a ”raggiungere un buon equilibrio tra la cassa restituita agli azionisti e il capitale investito nella crescita".

La formula non ha spaccato. Tanto che ora fonti interne al Leone assicurano ad Affaritaliani.it che la compagnia per il grande colpo oltre confine nell’M&A, che ancora non si vede all’orizzonte, è pronta anche a indebitarsi. Solo che non si poteva scrivere nel piano, perchè il target materiale non c'è. Ma se si dovesse presentare, il colpaccio si porterà a casa, a Trieste. Come a dire: Philippe Donnet non è certo pronto a offrire il fianco sul risiko assicurativo agli agguerritissimi Caltagirone e Del Vecchio che proveranno di tutto per metterlo fuori gioco. 

@andreadeugeni

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