Economia
Google non deve cedere il suo prezioso browser Chrome. La big tech festeggia e il titolo vola in Borsa
Google potrà continuare a pagare partner come Apple per utilizzare il suo motore di ricerca, una pratica fondamentale per il suo dominio nella ricerca online

Google non deve cedere il suo prezioso browser Chrome
Alphabet, la società che controlla Google, non dovrà né cedere né scorporare il suo browser Chrome. Lo ha deciso un giudice federale e così la sentenza favorevole ha portato il titolo in rialzo dell'8% nel dopoborsa.
La sentenza del giudice Amit Mehta consente a Google di mantenere il controllo del suo browser Chrome e del sistema operativo mobile Android, pur vietando alcuni contratti esclusivi con i produttori di dispositivi e di browser. Google infatti può continuare a pagare partner come Apple per utilizzare il suo motore di ricerca, una pratica fondamentale per il suo dominio nella ricerca online. "Essere giudicati colpevoli di comportamento monopolistico ma dover affrontare un rimedio così benevolo è particolarmente favorevole per Google"- dicono gli analisti.
La sentenza preserva la capacità di Alphabet di approfondire la partnership con Apple e di integrare potenzialmente la sua intelligenza artificiale Gemini nei futuri iPhone. Inoltre elimina un ostacolo normativo fondamentale che ha pesato sulla valutazione di Alphabet, con gli analisti che hanno notato che l'azienda è stata scambiata a sconto rispetto ai concorrenti a causa dei timori di una cessione forzata. Il governo degli Stati Uniti aveva citato in giudizio Google nel 2020, sostenendo che aveva mantenuto illegalmente un monopolio nella ricerca attraverso accordi di esclusione con i produttori di dispositivi e gli società edili di browser.
Il giudice Mehta del resto aveva stabilito l'anno scorso la violazione delle leggi antitrust da parte di Google, ma ha rifiutato di ordinare la scissione, citando l'ascesa di strumenti di intelligenza artificiale come Chat GPT come concorrenti emergenti. Un gruppo di aziende di intelligenza artificiale in ascesa può infatti trarre vantaggio da una sentenza dell'antitrust che martedì ha ordinato a Google di Alphabet di condividere i suoi preziosissimi dati di ricerca con i concorrenti. Ma per eguagliare il peso di Google, secondo gli esperti, ci vorranno tempo e risorse ingenti, senza alcuna garanzia che i prodotti rivali riescano a conquistare lo stesso numero di utenti, hanno detto gli esperti.