Economia
Guerra Ucraina, l'impatto sull'agricoltura in Italia: "Serve l'innovazione"
La crisi energetica e il rialzo delle materie prime pongono l'agricoltura italiana di fronte a delle sfide forse mai affrontate dal dopoguerra ad oggi
Anche l’Europa si sta attivando in questi giorni, come ha ribadito l’eurodeputato e membro della Commissione agricoltura a Bruxelles, Nicola Procaccini. Si parla da tempo della possibilità o meno di un rinvio della nuova Pac (come richiesto dal governo italiano in questi giorni) da poco approvata o almeno di alcuni suoi punti, che potrebbero alla luce dei nuovi fatti avere effetti pesanti su alcune filiere agroalimentari. Ma il commissario dell’agricoltura europea Janusz Wojciechowsk, nei giorni scorsi ha fatto esplicito riferimento alla possibilità di nuovi sostegni al settore colpito duramente dall’aumento della bolletta energetica prima e dallo scoppio del conflitto poi.
Da parte del governo italiano invece il ministro ha rassicurato che farà la sua parte per creare fondi ad hoc per sostenere la filiera produttiva agroalimentare. Gli agricoltori vanno sostenuti o saranno messi in ginocchio dalla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina. E’ questo in sostanza l’avvertimento di Stefano Patuanelli, convinto che “il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l'agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alto – ha spiegato il ministro - ci vuole supporto alle filiere e all'intero settore agroalimentare”.
Forse però come sostiene il senatore di fdi Luca de Carlo, uno degli organizzatori del convegno, sarebbe opportuna anche cominciare a pensare ad una politica volta e diretta verso una maggiore autarchia alimentare ed agricola, cosa che il suo partito vaticina da tempi non sospetti. Ed è anche quello che ribadisce la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che ha concluso il convegno e che chiede apertamente una necessaria rivisitazione dei piani del PNNR, i cui obiettivi dopo lo scoppio della guerra dovrebbero inevitabilmente essere ricalibrati, anche a vantaggio di un settore come quello agricolo.
"Dobbiamo pensare al contesto: prima la pandemia e ora la guerra nel cuore dell'Europa e che coinvolge due paesi che da soli producono il 30% dei cereali mondiali. Oggi le sanzioni inflitte alla Russia richiedono delle compensazioni per i settori che subiranno la contrazione di affari, un meccanismo simile a quello per la Brexit, soprattutto verso i paesi che la subiranno maggiormente. Vale la pena schierarsi sul campo internazionali, ma le istituzioni europee devono poi muoversi conseguentemente”.