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Economia
Imprese, il Governo chiede la proroga dello split payment

In questi anni sono stati introdotti la fatturazione elettronica ed i corrispettivi telematici, nella lotta anti-frode messa in campo dallo Stato italiano per quel che concerne i rimborsi IVA. Se ciò però non bastasse, con un maggiore flusso di adempimenti e costi per i privati italiani, è entrato in vigore anche il meccanismo della scissione dei pagamenti (split payment).

Di cosa parliamo? Quando una P.IVA, una azienda, emette fattura verso un’Amministrazione Pubblica, che sia per servizi o forniture, lo fa al netto dell’IVA, che viene per l’appunto “scissa” e trattenuta dal committente, versandola direttamente allo Stato. Nel momento in cui entrò in vigore ci furono già polemiche, perché evidentemente si toglieva un flusso di cassa immediato alle imprese.

Essendo un metodo provvisorio ed al vaglio dell’Europa, scadendo a giugno 2020, il Governo italiano ne ha chiesto proroga, e la Commissione Europea ha dato il primo via libera affinché venga esteso sino a giugno 2023. L’ultima parola spetterà al Consiglio Europeo.

I rimborsi per le società a credito sono troppo lenti. Così si strozza l’economia del Paese, con 2,5 miliardi di euro di liquidità che non entra nel circuito economico. Avendo timore degli evasori è giusto mettere il cappio a tutte le aziende?

Ora che sono entrati a regime tutti i filtri di tracciabilità digitale con i controlli più rapidi, perché non cessare di trattare le imprese come possibili evasori a prescindere, e poi nel caso di buonafede concedere rimborsi lenti e farraginosi che – causa Covid19 – potrebbero essere ancora più esiziali? 

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