Dubbi di Giorgetti sull’affidabilità di ArcelorMittal. Mentre per lo sblocco dei 400 milioni di Invitalia destinati all’investimento nella joint venture fra Invitalia e il colosso dell’acciaio indiano per la gestione dell’ex Ilva è solo una questione di “autorizzazioni da parte dell’Avvocatura di Stato” (dunque "arriveranno nelle prossime settimane, prima del 13 maggio"), il governo non è convinto che per il rilancio del polo siderurgico tarantino, anche nella nuova era dell’acciaio verde, Arcelor Mittal sia l’interlocutore giusto.
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Lo ha rivelato la segretaria generale della Fiom Francesca Re David immediatamente al termine dell’incontro al Mise con il ministro Giancarlo Giorgetti che, a detta della numero uno dei metalmeccanici di Corso d’Italia, “non è convinto nè del piano industriale”, disegnato a fine 2020 alla sigla della firma del coinvestimento, “nè delle reali intenzioni del gruppo dei Mittal”.
Il Governo ora, ha spiegato sempre la numero uno della Fiom, “riaffermando la centralità dell'acciaio, metterà i 400 milioni” della prima fase del piano di coinvestimento per il 50% del capitale (altri 200 milioni nel 2022 per salire in maggioranza al 60%) “per salvare in questa fase il lavoro e l’indotto”. “Ma lo farà - ha aggiunto Re David- anche per avere tre membri in consiglio di amministrazione e studiare da vicino le reali intenzioni di ArcelorMittal in Italia. Dicono che devono fare tutte le loro verifiche su come si sta muovendo ArcelorMittal, su come utilizzare i soldi, su quali siano gli obiettivi e così via”.
"Non siamo stati noi ad aver scelto ArcelorMittal ma i governi: dal 2018 ad oggi ne sono cambiati 4 e ogni volta ci si spiega che devono verificare l'affidabilità di Mittal. Io non mi esprimo sulla multinazionale ma chiedo, chi l'ha scelta?", è sbottata poi la Re David.
"Stanno studiando il piano industriale per capire quanto c'è di concreto", ha concluso la sindacalista guardando alla deadline posta dal Governo giusto a ridosso della sentenza attesa del Consiglio di Stato che si dovrà esprimere sulla chiusura dello stabilimento di Taranto come previsto dalla sentenza del Tar di Lecce.
"Serve una politica industriale e non una mera politica finanziaria", sono atate invece le parole del ministro dello Sviluppo economico alla fine dell'incontro con le sigle dei metalmeccanici. Per quanto riguarda i 400 milioni a carico di Invitalia, Giorgetti ha confermato che arriveranno, se al Mef giungeranno le necessarie rassicurazioni nelle prossime settimane, prima della sentenza attesa per metà maggio sottolineando che "l'obiettivo è far lavorare l'azienda, non altro. In quest'ottica anche il piano industriale ha necessità di un aggiornamento". "Da parte nostra - ha concluso - intendiamo essere un interlocutore particolare, stiamo approfondendo il dossier perchè ci sono aspetti non chiarissimi".
La risoluzione della crisi e il rilancio del gruppo dell’acciaio tornano dunque ancora in alto mare e a navigare a vista. Una storia infinita.
@andreadeugeni
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