Economia

In estate sarà boom dell'inflazione, a rischio migliaia di aziende

L’allarme di Filiera Italia: le imprese chiudono per colpa degli aumenti e la mancanza di materia prima allarga il “food social gap”

Le aziende chiudono a causa dell’inflazione

"Il peggio deve ancora venire purtroppo, l’inflazione potrebbe esplodere tra agosto e settembre. Oggi un’impresa agricola su 10 e tre aziende agroalimentari su 10 sono costrette a chiudere perché non riescono a fare fronte agli aumenti dei costi di produzione, l’energia è lievitata del 650%". Lo scrive, in una nota, il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia.

Che poi aggiunge: “La mancanza di materia prima sta facendo chiudere un occhio all’Ue sull’ingresso di prodotti fuori standard, a cui le famiglie più povere dovranno rivolgersi per i loro consumi: così si allarga il food social gap, la forbice fra chi può permettersi cibo di qualità e chi no, e questo mette a rischio la coesione sociale del Paese”.

La sicurezza agroalimentare italiana è stata trascurata

"La guerra in Ucraina – aggiunge ancora Scordamaglia - è una miccia che si accende sotto una situazione di insicurezza agroalimentare da tempo trascurata”. Il blocco del Mar Nero, lo stop alla semina in Ucraina, la mancanza di fertilizzanti per blocco russo ed ora anche le misure protezionistiche indiane - aggiunge - “sono la goccia che fa traboccare il vaso: il nostro continente già da diverso tempo ha intrapreso un processo di smantellamento della sua produzione agroalimentare, così come aveva fatto con il settore energetico, mettendo a rischio la nostra sicurezza alimentare".

La più grave crisi agroalimentare degli ultimi decenni

"Siamo davanti alla più grave crisi agroalimentare degli ultimi decenni - prosegue Scordamaglia - che rischia di riverberarsi sull’ordine mondiale, in primis in Africa e in Medio Oriente, Paesi dipendenti anche dal 100% dal grano proveniente dall’Ucraina, un legame da cui dipende anche la stabilità dei loro governi". E conclude: "Quando la Cina stocca il 60% dei cereali mondiali e investe 7 miliardi di dollari in Algeria per produrre fertilizzanti attraverso cui controllare la produzione alimentare in Africa è evidente che la geopolitica del cibo non è più una questione secondaria".

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