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Esteri
Quando ad allargarsi è la Cina la NATO minaccia di bombardare
Joe Biden, Vladimir Putin e Xi Jipingng 

Quando ad allargarsi sono gli altri (la Cina), come hanno fatto la NATO e gli USA in Ucraina, come si comportano Stati Uniti e Alleati?

L’allargamento della NATO all’Ucraina è stato visto da Putin come un imminente pericolo?

Secondo i media mainstream non è questo il motivo dell’attuale guerra della Russia a Kiev. L’allargamento NATO ad Est, con tanto esercitazioni in Ucraina, non è la causa del conflitto scatenato da Putin. La prassi della "linea rossa" delle super potenze non esisterebbe. Quella teoria secondo la quale se le nazioni prossime possono rappresentare un pericolo le super potenze sono disposte a scatenare escalation militari.

La crisi missilistica di Cuba del 1962 ne era l’evidenza fino a poche ore prima della guerra in Ucraina. Ma la narrazione mainstream a guida del Partito Democratico di Joe Biden ha cambiato le carte in tavola. 
Peccato che quanto sta accadendo in queste settimane dall’altra parte del mondo, nel Pacifico, tra la Cina di Xi Jinping, gli USA e Australia ristabilisca la veridicità della prassi della "linea rossa".

Settimane fa la Cina ha fatto sapere di aver firmato un accordo di sicurezza quinquennale con le Isole Salomone, l’arcipelago di isole Stato a Nord-Est dell’Australia. L’Australia non è un Paese NATO ma è uno degli Stati che più collabora assiduamente con l’Alleanza Atlantica. E’ tra quelli che ha fornito più truppe in Afghanistan e Iraq.

“L’accordo di sicurezza” tra Cina e Isole Salomone, così è definito, prevede l’invio di forze militari e di polizia nell’arcipelago. In più le navi da guerra cinesi potranno attraccare nei porti delle Isole Salomone per eseguire rifornimenti logistici. 
Alla comunicazione i governi USA e australiano hanno replicato molto duramente: se la Cina apre una base nelle Isole Salomone interverranno militarmente.


In linguaggio diplomatico il possibile intervento militare NATO è stato così annunciato dall’ambasciatore Daniel Kritenbrink, assistente del Segretario di stato americano per gli affari dell'Asia orientale e del Pacifico: “Certo, abbiamo rispetto per la sovranità delle Isole Salomone, ma volevamo anche far loro sapere che se si fossero presi provvedimenti per stabilire una presenza militare permanente de facto, capacità di proiezione di potenza o un'installazione militare, allora avremmo preoccupazioni significative, e risponderemmo in modo molto naturale a queste preoccupazioni”. Ancora più esplicito il primo ministro australiano Scott Morrison. Ha affermato che l'Australia aveva "la stessa linea rossa" degli Stati Uniti quando si trattava del coinvolgimento della Cina nelle Isole Salomone.

“Linea rossa". Vi ricorda qualcosa? E’ quella prassi che secondo i media mainstream non esiste.

Il ministro della Difesa australiano Peter Dutton ha rincarato la dose annunciando all’ANZAC Day, commemorazione che si tiene ogni anno per celebrare i caduti di ogni guerra: "L'Australia dovrebbe prepararsi alla guerra". La Cina è "su una rotta molto delicata in questo momento".
Anche solo l'ipotesi di una base cinese nelle Isole Salomone ha mandato in fibrillazione la NATO e i partner, con tanto di minaccia di comportarsi proprio come ha fatto la Russia in Ucraina. 
Mentre la Cina nega che l’accordo con le Isole Salomone sia una possibile minaccia militare (a loro dire sarebbe solo un accordo per motivi di sicurezza interna), la situazione è talmente tesa da far intervenire ancora in queste ore una volta il ministro della Difesa australiano. 

Dutton ha affermato che una nave dell'intelligence cinese è stata rintracciata al largo della costa dell'Australia occidentale. Questo comportamento senza precedenti è da intendersi come un "atto di aggressione" di Pechino all'Australia. "L’intenzione della nave dell’intelligence ovviamente”, ha spiegato Dutton ai giornalisti venerdì scorso, “è quella di raccogliere informazioni proprio lungo la costa, poiché la nave è stata in prossimità di installazioni militari e di intelligence sulla costa occidentale dell'Australia".
Fortuna che la prassi della "linea rossa" delle super potenze non esiste!
 

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