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Economia
Italia, record di oppressione fiscale. Serve un taglio da 20 miliardi nel 2021

Le tasse pesano sempre troppo sulle famiglie italiane, a fronte di servizi insufficienti: servirebbe un taglio da 20 miliardi già nel 2021. Lo afferma la Cgia, che ha calcolato che se potessimo contare su una pressione fiscale pari a quella media europea, ogni famiglia italiana risparmierebbe 1.506 euro di tasse all'anno. Se il peso delle tasse fosse pari a quello di Regno Unito e Spagna, la sforbiciata sfiorerebbe addirittura i 5mila euro. L'associazione degli artigiani è giunta a questo risultato comparando la pressione fiscale di tutti i Paesi dell'Ue. Poi ha calcolato quanto pagherebbe in più o in meno di tasse una famiglia media italiana se subisse la pressione fiscale del Paese europeo oggetto del confronto. Avendo registrato una pressione fiscale superiore di 2,2 punti percentuali rispetto al dato medio dell'Unione, nel 2019 ogni famiglia italiana avrebbe risparmiato, appunto, 1.506 euro.

Nella manovra 2021, sottolinea la Cgia, è necessario un taglio delle tasse da 20 miliardi: "Con la prossima legge di Bilancio è necessario un intervento choc che nel giro di qualche anno riduca di almeno 3-4 punti percentuali la pressione fiscale", spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi dell'associazione. "Chi ritiene che siano sufficienti solo 10 miliardi si sbaglia di grosso: questa cifra è insufficiente. Per il 2021 è necessaria una contrazione di almeno 20 miliardi e questo obiettivo potrà essere raggiunto solo se si riuscirà ad abbassare, di pari importo, la spesa pubblica improduttiva e una parte delle agevolazioni fiscali. Compiere questa operazione, comunque, non sarà per niente facile. Negli ultimi 10 anni, infatti, la spending review non ha prodotto risultati apprezzabili, mentre il numero delle deduzioni e delle detrazioni fiscali è aumentato a dismisura, soprattutto in questo periodo di Covid".

Un peso tributario eccessivo a fronte, tra l'altro, di servizi non adeguati. Il segretario della Cgia, Renato Mason, sottolinea: "Con un carico fiscale così eccessivo e una platea di servizi erogati dalla nostra Pubblica amministrazione che negli ultimi anni è scesa sia in termini di qualità che di quantità, questa situazione ha contribuito a determinare una contrazione della domanda interna e un crollo degli investimenti pubblici. Ma oltre a tagliare le tasse è altrettanto importante semplificare il nostro sistema fiscale. Pagare le imposte è diventato sempre più difficile: lo dicono gli esperti, come i commercialisti e i tecnici delle associazioni di categoria".

Un peso, quello delle tasse, che riprende a salire: stando agli ultimi dati disponibili (media anno 2019), secondo quanto rilevato dalla Cgia, la pressione fiscale in Italia si è fermata al 42,4 per cento del Pil, in aumento rispetto al 2018 di 0,7 punti percentuali. Questo incremento è avvenuto dopo 5 anni di costante riduzione del carico fiscale. Così, tra i 28 Paesi che nel 2019 costituivano l'Unione europea, l'Italia si è classificata al sesto posto per quanto riguarda il peso della pressione fiscale in percentuale del Pil. Ma condivide con il Portogallo il record dell''oppressione' fiscale: sono questi infatti i due Paesi dove pagare le tasse è più difficile, in particolar modo per le aziende.

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