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Economia
Italiani all’estero? Laureato 3 su 10: così non è vera “fuga di cervelli”

Italiani all'estero, non è vera "fuga dei cervelli": crescono i diplomati 

E' un errore considerare che gli italiani che si trasferiscono all'estero sia solo identificato al cosiddetto fenomeno della "fuga dei cervelli". E' quanto si evince dal Rapporto 2020 Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (edizione speciale 15 anni), secondo il quale a crescere sempre più è la componente "dei diplomati" alla ricerca all'estero di lavori generici. Dal 2006 al 2018 si assiste alla crescita in formazione e scolarizzazione della popolazione italiana residente oltreconfine: nel 2018, infatti, il 29,4% è laureato o dottorato e il 29,5% è diplomato mentre il 41,5% è ancora in possesso di un titolo di studio basso o non ha titolo. Se, però, rispetto al 2006 la percentuale di chi si è spostato all’estero con titolo alto (laurea o dottorato) è cresciuta del +193,3%, per chi lo ha fatto con in tasca un diploma l’aumento è stato di ben 100 punti decimali in più (+292,5%). "Viene così svelato - ribadisce il Rapporto - un costante errore nella narrazione della mobilità recente raccontata come quasi esclusivamente composta da altamente qualificati occupati in nicchie di lavoro prestigiose e specialistiche quando, invece, a crescere sempre più è la componente 'dei diplomati' alla ricerca all’estero di lavori generici".

Italiani all'estero, perdiamo le forze più giovani e vitali

"L’Italia sta continuando a perdere le sue forze più giovani e vitali, capacità e competenze che vengono messe a disposizione di paesi altri che non solo li valorizzano appena li intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori, quando cioè creatività e voglia di emergere sono ai livelli più alti per freschezza, genuinità e spirito di competizione". E' l'allarme che emerge dal Rapporto 2020 Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (edizione speciale 15 anni). 

Un ragionamento, quello degli esperti che hanno redatto il Rapporto, che si basa sull’analisi dei numeri.  In soli 4 anni le peculiarità di chi parte dall’Italia sono completamente cambiate più volte. Se dal 2017 al 2018 è stato riscontrato un certo protagonismo degli anziani, nell’arco degli ultimi quattro anni si rileva una crescita nelle partenze di minori dai 10 ai 14 anni (+11,6%) e di adolescenti dai 15 ai 17 anni (+5,4%), ai quali si uniscono i giovani (+9,3% dai 18 ai 34 anni) e gli adulti maturi (+9,2% dai 50 ai 64 anni). 

Italiani all'estero, sono 5.5: +198 mila su 2019

Al 1* gennaio 2020 la popolazione residente in Italia è composta di 60.244.639. Alla stessa data gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, sono 5.486.081, il 9,1%. In valore assoluto si registrano quasi 198 mila iscrizioni in più rispetto all’anno precedente (variazione 3,6%). E’ quanto emerge dal Rapporto 2020 Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (edizione speciale 15 anni). Se a livello nazionale la popolazione residente si è ridotta di quasi 189 mila unità, gli iscritti all’Aire sono aumentati nell’ultimo anno del 3,7% che diventa il 7,3% nell’ultimo triennio. Tutti i contesti regionali con due sole eccezioni (nel 2019 erano quattro) - la Lombardia e l’Emilia-Romagna - perdono abitanti mentre gli iscritti all’AIRE crescono in tutte le regioni. A spopolarsi, si legge nel Rapporto, è soprattutto il Sud - Sicilia (-35.409),Campania (-29.685) e Puglia (-22.727) - mentre gli iscritti all’Aire crescono soprattutto nel Nord Italia.

Italiani all'estero, Roma è la città con più emigranti 

La presenza italiana nel mondo è soprattutto meridionale (2,6 milioni, 48,1%) di cui il 16,6% (poco più di 908 mila) delle Isole; quasi 2 milioni (36,2%) sono originari del Nord Italia e quasi 861 mila (15,7%) del Centro. Scendendo al dettaglio provinciale, il primo territorio che si contraddistingue, con 371.379 iscritti, è quello di Roma e, a seguire, due province “minori” – Cosenza(178.121) e Agrigento (157.709) – rispetto ai successivi luoghi che comprendono nuovamente le metropoli più grandi e, allo stesso tempo, i capoluoghi di regione come Milano (149 mila), Napoli (quasi 146 mila), Salerno (144 mila) e Torino (quasi 132 mila). Il dettaglio comunale, invece, riporta nelle prime posizioni per numero di iscritti all’Aire, solo le città italiane più grandi, tutte capoluoghi di regione: nell’ordine, Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova e Palermo. Dal confronto tra gli iscritti all’Aire e la popolazione residente emergono, a esclusione di Roma (11,7%), incidenze al di sotto dell’8%. Tuttavia, proseguendo nella graduatoria, è interessante notare la presenza di città molto più piccole - la cui popolazione residente è al di sotto delle 40 mila unità - e quindi con incidenze molto più elevate: Licata (12esimo posto, incidenza 47,1%), Palma di Montechiaro (20esimo, 53,1%) e Favara (24esimo, 33,0%), tutti comuni siciliani.

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