Economia
PFAS, i veleni invisibili: l’Europa non torni indietro sulla messa al bando
Che si tratti di sostanze che fanno male, è questione pacifica, che non può essere in alcun modo interpretata in modo differente...

Il commento
Cosa sono i PFAS e perché ne stiamo parlando oggi? Le sostanze per- e polifluoroalchiliche, comunemente note come PFAS, rappresentano una vasta famiglia di composti chimici ampiamente utilizzati sin dagli anni ’40 per le loro proprietà idrofobiche e oleofobiche. Tali sostanze trovano impiego in numerosi settori industriali e commerciali, come rivestimenti antiaderenti, tessuti impermeabili, schiume antincendio, imballaggi alimentari, elettronica e altro ancora. Tuttavia, l’ampio utilizzo e la resistenza alla degradazione ambientale hanno generato crescenti preoccupazioni ambientali e sanitarie, rendendo i PFAS oggetto di crescente attenzione scientifica e regolatoria a livello globale.
Che si tratti di sostanze che fanno male, è questione pacifica, che non può essere in alcun modo interpretata in modo differente. Siamo certi che l’utilizzo di questi materiali fa male a tutti, a noi, ai nostri figli, al nostro ambiente, con dirette conseguenze su ciò che mangiamo e beviamo, sull’aria che respiriamo. Sovviene pertanto in modo automatico una domanda.. per quale motivo ancora li utilizziamo? Perché non sono già stati messi al bando ed eliminati dalle nostre catene di produzione, se da anni avvelenano tutto quello che riguarda poi, alla fine, nient’altro che la nostra salute?
La regolamentazione delle sostanze chimiche in Europa si basa principalmente sul Regolamento REACH (CE n. 1907/2006), volto a garantire un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente. Inoltre, la Strategia sulle sostanze chimiche per la sostenibilità, pubblicata dalla Commissione europea nel 2020, prevede misure più severe contro le sostanze pericolose come i PFAS.
Attualmente le due sostanze più studiate, PFOS e PFOA, sono già soggette a severi divieti: PFOS è stato vietato nell’UE dal 2009 nell’ambito della Convenzione di Stoccolma sui POP (Persistent Organic Pollutants); PFOA è stato aggiunto alla lista dei POP nel 2020. L’uso è vietato, con alcune deroghe temporanee per applicazioni essenziali. Limiti nei prodotti e nell’ambiente: Limiti stringenti sono previsti per la presenza di PFAS in prodotti di consumo, dispositivi medici, cosmetici, tessuti, e imballaggi alimentari. La Direttiva sulle acque potabili stabilisce un limite massimo di 0,1 µg/L per ciascun PFAS individuale e 0,5 µg/L per il totale dei PFAS.
Ma allora, e torno alla domanda precedente? Perché ancora li utilizziamo? La risposta, è semplice, scontata, e alla portata di tutti noi. Come sempre, c’è di mezzo il denaro. Costi contenuti, massima resa, costituiscono la caratteristica principale degli PFAS. Ma se fino a 30/40 anni fa, in ossequio alla beneamata rivoluzione industriale, di queste sostanze non se ne parlava mai, perché tanto hanno contribuito allo sviluppo industriale Mondiale oggi, con l’inquinamento che dilaga, e con un aumento (ben il 35% per l’anno 2024, con incidenza maggiore su donne e bambini) così marcato dei tumori legati all’inquinamento, è impossibile non considerare la possibilità che queste sostanze siano eliminate al 100% dal percorso produttivo industriale.
E se l’Europa prepara una norma per la messa a bando di queste sostanze così realmente pericolose per la salute, voci di corridoio a Bruxelles parlano di un vasto stuolo di stati membri, che sarebbe pronto ad alzare vere e proprie “barricate” per fari sì che gli stati membri non ne vietino l’utilizzo, in quanto ciò determinerebbe il rischio di una vera e propria crisi a livello industriale.
E L’Italia? Speriamo che faccia la sua parte, ben conscia di come oggi, tante troppe siano le ragioni per le quali il nostro paese debba interpretare come assolutamente prioritarie tutte le questioni che hanno ad oggetto l’ambiente e la nostra salute, ne sanno qualcosa i cittadini di realtà come Taranto, dove da 25 anni vi è una incidenza delle malattie tumorali più alta che in tutta Europa, per non parlare dei cittadini della zona sud di Cagliari, o di Augusta in Sicilia, fino a Sannazzaro de' Burgondi in provincia di Pavia.