Economia
Le Borse europee cominciano a scommettere sulla fine della guerra

I listini continentali, dopo due mesi horror, tornano a rialzare la testa. I dati Usa inferiori alle attese non spaventano i mercati
Sale ancora Piazza Affari
Piazza Affari e le altre borse europee scommettono sulla fine della guerra? Per carità, è troppo presto anche solo per iniziare a festeggiare. Ma qualche tiepido segnale c’è. I mercati, come si sa, devono per loro stessa natura provare a prevedere – o a scommettere – sul futuro, in modo da massimizzare i profitti e ridurre al minimo le perdite. All’inizio del 2022 il Ftse Mib aveva ritoccato i suoi massimi, superando quota 28mila punti. Poi si era diffusa la voce che si stesse preparando una tempesta perfetta, dovuta al combinato disposto dell’inflazione, della scarsità delle materie prime e del caro energia. Mancava un passaggio, su cui gli analisti hanno scommesso. E questo era, ovviamente, l’invasione russa dell’Ucraina.
I segnali dell’inversione di tendenza
Ma qualcosa si sta muovendo. Se il prezzo del greggio al Wti si mantiene elevato a quota 114 dollari per barile (ma ben lontano dal tetto dei 133 dollari raggiunti a marzo), il gas ad Amsterdam viene scambiato a un terzo del valore raggiunto durante le prime settimane della guerra. E poi l’azionario, che era ripiombato sotto quota 22mila punti, ai minimi da febbraio 2021, sta ora ritrovando slancio e ritornando su livelli più interessanti. Tra l’altro, nella giornata di oggi sono stati diffusi i dati sull’economia Usa: pur essendo peggiori delle attese (pil in calo dell’1,5% e non dell’1,3%), i mercati hanno usato il dato della disoccupazione in calo per trovare ulteriori motivi di ottimismo. Ora siamo sopra 24.500 punti, ai massimi da oltre un mese.
Né ha fiaccato la fiducia degli investitori il fatto che Moody’s ha tagliato le previsioni di crescita per il nostro Paese, un evento che, in tempi “normali”, avrebbe causato un brusco calo del valore degli indici borsistici. Chissà, tra l’altro, che i mercati non abbiano fiutato la possibilità di sbloccare la situazione del grano, con derrate alimentari parcheggiate nei porti ucraini del Mar Nero.