Armani, chi vincerà tra Lvmh, L’Oréal e Luxottica? In testa il gruppo di Del Vecchio: ecco perché Milleri può prendersi il regno di Giorgio - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 19:05

Armani, chi vincerà tra Lvmh, L’Oréal e Luxottica? In testa il gruppo di Del Vecchio: ecco perché Milleri può prendersi il regno di Giorgio

Il candidato naturale sarebbe EssilorLuxottica. Perché? Tre motivi chiave: l’amicizia, l’italianità, la logica industriale

di Rosa Nasti

Armani, il testamento detta la linea: niente Borsa subito, caccia al partner globale. Ecco perchè EssilorLuxottica è in pole

"Dopo la lettura del testamento, la quotazione non è sul tavolo nel breve periodo. Armani ha scelto di rafforzare la Fondazione, che diventa proprietaria del 100% della società, e di obbligare alla cessione di una quota minoritaria del 15% entro 18 mesi a un partner industriale di standing internazionale. Le opzioni non sono casuali: LVMH, L’Oréal, EssilorLuxottica.

Così commenta Gabriele Debach, market analyst di eToro, il futuro di Armani dopo la lettura del testamento. Un testamento che non solo mette nero su bianco il destino della maison, ma disegna un percorso preciso: non svendere, non quotarsi subito, ma legarsi a un partner forte, globale.

I candidati, osserva Debach, "sono tutti francesi, o franco-italiani, con cui il gruppo ha già legami forti su beauty ed eyewear. Peccato l’assenza di una ‘italianità pura’, ma la scelta riflette la necessità di un alleato globale, solido e finanziariamente capace di garantire continuità senza mettere a rischio l’identità del marchio", aggiunge Debach. In altre parole: Armani ha voluto blindare la sua eredità imprenditoriale, lasciando, però, un margine di apertura.

"Lo statuto mantiene l’opzione IPO, ma solo come scenario di medio-lungo periodo, non prima di cinque anni. In pratica, Armani ha scelto un percorso di continuità controllata: primo passo, l’ingresso di un partner entro 18 mesi; poi, solo più avanti, la possibilità di aprirsi ai mercati finanziari", aggiunge Debach, e spiega: "Per LVMH o L’Oréal un ingresso al 15% (ovvero un esborso intorno a 1,5–1,6 miliardi) sarebbe marginale: meno dell’1% della loro capitalizzazione e sotto il 20% della generazione annua di cassa".

Invece su EssilorLuxottica Debach chiarisce che "sarebbe più impegnativo, oltre il 40% del free cash flow (LTM), ma coerente con le sinergie industriali già in corso. Ancora più complesso sarebbe per altri brand indipendenti, pensiamo a Prada o Moncler: l’operazione peserebbe oltre il 10% della loro capitalizzazione e più di un anno intero di cassa". 

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Insomma un’analisi che fotografa bene lo scenario: LVMH e L’Oréal possono permettersi Armani senza neanche accorgersene nei bilanci; EssilorLuxottica, invece, dovrebbe muoversi con cautela ma avrebbe dalla sua un legame unico e storico con lo stilista. "In pratica, scenari suggestivi ma poco realistici, a meno di peggiorare i bilanci ricorrendo a nuovo debito", aggiunge Debach. 

E conclude: "Armani lascia così un’eredità doppia: miliardi in patrimonio e un modello imprenditoriale disciplinato. Se l’esecuzione sarà all’altezza, il gruppo non sarà soltanto un trofeo conteso dai conglomerati del lusso, ma una realtà capace di restare indipendente e pronta, un domani, a competere non solo sulle passerelle della moda, ma anche su quelle della Borsa.”

E qui sta il punto. La Fondazione, insieme a Leo Dell’Orco (compagno di una vita dello stilista e oggi uomo chiave nei diritti di voto), avrà un ruolo determinante nella scelta del partner. E i tre nomi in prima fila non sono messi lì per caso. L’Oréal gestisce da decenni la licenza per beauty e profumi Armani, nel 2018, inoltre, il gigante della cosmesi e Giorgio annunciarono di aver siglato un accordo per il rinnovo della licenza fino al 2050. Il gruppo ha anche dichiarato di sentirsi "onorata" e pronta a studiare il dossier.

LVMH, d’altronde, può contare sulla sua consolidata esperienza nel lusso italiano, con marchi di prestigio nel portafoglio come Bulgari, Loro Piana e Fendi. In altre parole, il gruppo di Arnault non avrebbe difficoltà a integrare Armani, anche considerando che ha un fatturato di oltre 80 miliardi di euro. Tuttavia, è approfondendo i legami industriali e personali che EssilorLuxottica emerge come il candidato più naturale per la successione. Un rapporto, con il colosso dell'occhialeria, che Armani tempo fa definì "un punto cardine del mio percorso."

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Perché? Perché la storia conta e Armani e Leonardo Del Vecchio di storia insieme ne hanno eccome. I due si trovati per la prima volta già nel 1988 per trasformare gli occhiali da mero dispositivo medico a accessorio di moda. Quell’intuizione, a metà tra l'estetica e il business, ha cambiato il mondo dell'occhialeria. Dopo un temporaneo strappo nel 2002 con Safilo, i rapporti sono tornati solidissimi dal 2012, fino al rinnovo dell’accordo di licenza per altri quindici anni firmato nel 2022.

Non solo. Armani appoggiò anche l'aggregazione tra Luxottica ed Essilor nel 2018, e ultimo, ma non per importanza ha anche in tasca il 2% di EssilorLuxottica, un pacchetto da oltre 2,5 miliardi oggi in mano a Dell’Orco. "Avevamo grandi sogni, e li abbiamo realizzati. Di Leonardo ricorderò sempre il modo diretto di comunicare, la concretezza, la lealtà. Mi mancherà molto", aveva scritto lo stilista alla morte dell'amico Leonardo, a testimonianza del legame che li aveva uniti per tanti anni.

Certo, Essilux è italo-francese, ma ha ancora un’anima fortemente italiana. Sarebbe, insomma, la scelta più vicina alla volontà di Giorgio: preservare l’identità della maison. Ma non solo, perchè per la prima volta, il gigante dell’occhialeria farebbe il salto pieno nel lusso puro e lo toccherebbe con mano. Finora, il gruppo lo ha sperimentato, sì, ma nell'occhialeria, e con brand come Prada e Miu Miu o con la partnership con Meta con la quale punta a fare il grande passo nel lusso "made in Italy" per la nuova generazione di occhiali intelligenti.

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In ogni caso, sull'operazione Armani, per ora il gruppo ha detto che "valuterà con attenzione alla luce dei profondi rapporti che legano i due gruppi"; tradotto, non brucerà i tempi ma nemmeno si tirerà indietro. D'altronde in gioco non c’è solo la finanza, ma un pezzo di orgoglio nazionale. Armani non è un marchio come gli altri: è uno dei pochissimi grandi brand italiani rimasti indipendenti. Venderlo a un gruppo estero significherebbe un altro tassello di "italianità" che se ne va, come già successo con Gucci o Fendi e altri.

EssilorLuxottica, pur con la sua anima doppia, potrebbe essere l’ultima chance di evitare che il gioiello della moda italiana finisca interamente sotto bandiera francese, ma soprattutto la volontà di Giorgio di non trasformare la sua creatura in un semplice trofeo da esibire nelle vetrine dei conglomerati del lusso. Se alla fine il nome giusto sarà EssilorLuxottica, non sarà solo un affare, ma il sequel di una storia d’amicizia, di stima e di italianità pura.