"Mai Esselunga alle Coop": le ultime volontà di Caprotti - Affaritaliani.it

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"Mai Esselunga alle Coop": le ultime volontà di Caprotti

Esselunga, le Coop, i quadri e i soldi: le ultime volontà del testamento di Bernardo Caprotti

"Supermarkets Italiani può diventare una coop. Questo non deve mai succedere". Nelle 13 pagine del testamento del patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, oltre all'essegnazione della maggioranza delle quote alla moglie a Giuliana Albera e a sua figlia Marina, ci sono tante altre indicazioni e assegnazioni che tanto rivelano dell'uomo e della dinasty familiare che da anni appassiona l'Italia.

Secondo quanto riportano il Corriere della Sera e Repubblica, c'è innanzitutto il monito anti-Coop, acerrime nemiche di Caprotti, per quanto riguarda una futura vendita dei supermercati Esselunga. "Attenzione - scrive nel sofferto testamento, come lui stesso lo definisce -: la società è privata, italiana, soggetta ad attacchi" e "può diventare una Coop. Questo non deve succedere". Per Caprotti sono da preferire socuietà estere, trovando all'azienda "quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale". Quale? L'olandese "Ahold sarebbe ideale. Mercadona no".

Ma non c'è solo Esselunga nel portafoglio e nel cuore di Caprotti, che sulla suddivisione delle quote scrive amaro: "Dopo tante incomprensioni e tante, troppe amarezze - dice il testamento - ho preso una decisione di fondo per il bene di tutti, in primis le diecine di migliaia di persone i cui destini dipendono da noi". E aggiunge: "Famiglia non ci sarà scrive ma almeno non ci saranno lotte. o saranno inutili. Le aziende non saranno dilaniate".

Poi le donazioni di beni. Alla segretaria, Germana Chiodi, Caprotti lascia due quadri ma soprattutto il 50% dei due conti titoli presso Credit Swiss e Deutsche Bank. L'altra metà se la spartiranno i cinque nipoti. Al marito della figlia Marina arriverà in eredità la Bentley, al ragioniere, Cesare Redaelli, 2 milioni di euro.

Quanto agli enti pubblici e privati, rispunta fuori il carattere dell'imprenditore. Al Louvre va un olio di Manet, con l'indicazione che venga esposto di fianco al Tiziano originale di cui il dipinto è una reinterpretazione. Cancellate invece le donazioni alla Galleria d'arte moderna di Milano, dopo "un'esperienza molto negativa" avuta con un la donazione di un dipinto di scuola leonardesca alla Pinacoteca Ambrosiana.