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Economia
Mani cinesi su Taranto. Ora tocca a Belelli. Rumors

Il porto di Taranto alla Cina? Sebra proprio di sì. Tutto è cominciato, scrive oggi Repubblica, lo scorso anno quando è stata affidata, per i prossimi 49 anni, la gestione del terminal contenitori (prima controllato da una società di Taiwan) ai turchi di Yilport Holding.

E sempre a Taranto sta per chiudersi poi l’operazione per l’affidamento dell’area dell’ex yard Belelli, una delle più grandi del porto (220 mila metri quadrati), al Ferretti group, oggi controllato per l’85 per cento dai cinesi del Weichai Group, scrive ancora Repubblica. Dovranno costruire scafi e realizzare un centro di ricerca.

I cinesi vogliono Taranto perché è cruciale - come Genova e Trieste, dove però le operazioni a oggi sono più complesse - nella via della Seta, il mastodontico programma di investimenti infrastrutturali che dovrebbe collegare Europa ed estremo Oriente.

Taranto, prosegue il quotidiano di Largo Fochetti, rappresenta storicamente, però, uno snodo fondamentale per i Paesi Nato, oltre a essere una dei porti principali della Marina militare italiana. L’ex Belelli che finirebbe nelle mani cinesi dista meno di dieci miglia dall’insediamento Nato da cui partono le operazioni più delicate e sensibili del Mediterraneo. 

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