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Economia
Maurizio Manfellotto è il nuovo presidente degli industriali napoletani

Maurizio Manfellotto è il nuovo presidente degli industriali napoletani. Ingegnere, nonché amministratore e presidente di Hitachi Rail, Manfellotto è stato eletto oggi dall’assemblea ordinaria  degli imprenditori partenopei. Un cammino non facile per il neopresidente degli industriali: economia locale in crisi, calo verticale della domanda nei consumi, blocco dell’offerta, grandi aziende in difficoltà. Soprattutto per gli effetti dell’emergenza sanitaria che sta falciando il tessuto produttivo nazionale e locale.  Affaritaliani ne parla con Manfellotto appena eletto.

Il virus si è rifatto pericolosamente strada per cui si è passati dagli entusiasmi estivi allo spettro del lockdown generalizzato in Italia ed in ogni caso qui a Napoli. Qual è la sua opinione? “Lasciatemi fare qualche considerazione relativa al grave momento che stiamo vivendo come cittadini, prima ancora che uomini di impresa. La salute è il bene primario da proteggere. Il dovere di tutelare la salute è un imperativo inderogabile per ogni decisore della cosa pubblica. Ma il balletto di dispositivi e competenze giocato a colpi di rigorismo a mezzo stampa, solo ed esclusivamente alla ricerca di maggiore audience, evidenzia la totale mancanza di senso di responsabilità e pone la necessità, una volta usciti da questo tunnel, di una seria riflessione sul tema della sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione. Neanche l’ultimo richiamo di pochi giorni fa da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per una responsabilità collettiva, è bastato ad interrompere questa imbarazzante corsa alla soluzione solo mediaticamente salvifica”.  

Quindi? “Sono più chiaro: non credo che si possa scegliere se è meglio morire di pandemia o di fame. Si deve scegliere di vivere uscendo da questo incubo insieme: da Nord a Sud, da destra a sinistra, da centro a periferia, imprese e dipendenti, autonomi e professionisti, giovani e anziani, uomini e donne. Insomma: tutti insieme. Il tempo dei processi alle responsabilità mancate verrà certamente: capiremo perché mentre in alcune parti d’Italia sono stati costruiti addirittura reparti ad hoc per gestire al meglio le emergenze, qui in Campania siamo ancora a fare la conta non dico dei letti di terapia intensiva, ma anche dei dispositivi farmaceutici disponibili presso le strutture sanitarie. Adesso però basta braccio di ferro”.

La tempistica del lockdown prospettato in Campania lascia tuttavia  perplessi. “Gli industriali comprendono la difficoltà di chi ipotizza questa decisione in autonomia. Una scelta gravosa indubbiamente per chi se n’è presa la responsabilità. Ebbene: come industriali chiediamo a gran forza di essere ascoltati in maniera permanente e non, come sta accadendo di sovente, solo all’occorrenza per mettersi la coscienza a posto. E chiediamo pari assunzione di responsabilità nell’avviare interventi immediati e lontani dalla logica assistenzialistica che tampona ma non risolve. Più che un’economia di guerra sembra che stiamo vivendo una guerra all’economia”.

Che ne pensa delle ultime scelte del governo nazionale? “Innanzitutto, ribadisco che le aziende sono sicure. Ci sono poi alcuni provvedimenti che non vanno giù, come il blocco dei licenziamenti che in concreto vuol dire blocco delle assunzioni. Come non si possono far pagare alle imprese i contributi della cassa integrazione ordinaria e quella della cassa integrazione Covid. Servono riforme strutturali, occorre uscire dall’era dei sussidi per entrare in quella della rioccupabilità. Ci aspettiamo allora, per essere concreti, che si metta in campo una strategia di semplificazione così veloce e determinata da poter sbloccare nell’immediato le centinaia di cantieri di opere e interventi pubblici possibili in Campania, già dotati di copertura finanziaria, ma ostacolati dalla farraginosità delle procedure amministrative. Chiederemo al presidente De Luca un cronoprogramma e una lista di cantieri da aprire in pochi mesi”.

Si poteva fare di più? “Ne usciremo solo se l’industria giocherà un ruolo da vero protagonista. Il nostro obiettivo primario dunque sarà quello di stimolare l’adozione di tutte le misure utili a recuperare competitività del sistema-Mezzogiorno a vantaggio del sistema-Italia. Per passare dalla stagione dei dibattiti alla stagione del fare. Pensiamo alla questione della competitività del Mezzogiorno come a un’idea di società italiana che può e deve fare di più, deve fare meglio, per crescere e svilupparsi, per creare ricchezza, diffondere benessere, assicurare standard elevati di equità. La questione Mezzogiorno è una questione nazionale. E questo non è più rinviabile”.

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