Economia
Mps, dalle Coop all'Atac: ecco gli altri debitori eccellenti
Mps, trapelano altri nomi dalla lista segreta dei 600 debitori inesigibili
La polemica prosegue e l'elenco dei nomi dei debitori eccellenti di Mps ormai trapelati continua ad allungarsi. In attesa che, dopo la aperture del governo, la lista dei 600 clienti inesigibili della banca senese salvata con i soldi dello Stato venga pubblicata, ecco un'altra serie di società debitrici.
Non solo De Benedetti con la sua Sorgenia o Zunino e Zaleski come rivelato ieri da Affaritaliani.it, insomma, ma anche altre famiglie di peso, senza contare poi le coop rosse e le municipalizzate, stando a quanto pubblica Libero. Tutti a chiedere soldi senza mai restituire, tutti casi simili a quello di e Benedetti e la sua Sorgenia, con la banca costretta a trasformare il credito vantato in capitale azionario.
E' il caso del gruppo Marcegaglia, ad esempio, debitrice per decine di milioni con la Banca agricola mantovana, controllata da Siena. Quello del colosso dell'acciaio, si fa notare dalla stessa azienda però, è un caso diverso da quello degli altri debitori eccellenti finiti nella lunga lista delle sofferenze di Mps. I prestiti elargiti al gruppo Marcegaglia sono stati infatti sempre restituiti. L'azienda guidata dai due figli del patron Steno non risulta dunque insolvente nei confronti di Palazzo Sansedoni.
Tante cooperative rosse del mondo delle costruzioni e dei servizi, che nel corso degli anni sono andate a chiedere soldi e che alla fine si sono ritrovate la Fondazione Mps nel capitale, sono finite nella black list.
Tra i casi più importanti c'è quello della Sansedoni Siena spa, gruppo nato in Unieco e poi diventato parte di Mps proprio per non aver saldato i debiti. Qui parliamo di 25,9 milioni, diventati il 21,75% del capitale.
Stesso 'giochino' per altre tre controllate, direttamente o indirettamente, della Sansedoni Siena spa: Marinella spa (26,9 milioni), Sviluppo e Interventi Immobiliari spa e la Beatrice srl (48,4 milioni, ora congelati perché la società è in liquidazione). Insomma, l'esposizione totale della Sansedoni Siena nei confronti del Montepaschi, a fine 2016, ammontava a ben 104,7 milioni di euro.
Altro debito non saldato riguarda la società emiliana La Robinie spa, controllata all'80% da Unieco e il cui 20% è ora in mano a Mps, sempre per lo stesso motivo.
Non sono rientrati nelle casse senesi neppure i 20 milioni concessi alla concittadina NewColle srl, ormai dichiarata fallita dopo che la banca era entrata nel capitale, né gli 11,3 milioni prestati al gruppo Fenice della famiglia Fusi e alle relative controllate come Una spa, quella degli hotel, Euro srl e Il Forte spa.
Tralasciando il caso Menarini, per il quale è stata aperta anche un'inchiesta, c'è anche il settore pubblico a mungere la vacca Mps. Soprattutto le municipalizzate e società regionali toscane, ma non solo.
Partiamo dalla Fidi Toscana spa, che al 31 agosto scorso ha ricevuto l'ok ad un altro prestito da 98 milioni di euro, con Mps già al 27,46% del capitale. Poi ci sono le Terme di Chianciano, esposte per 10 milioni, e i 4,8 dell'Interporto Toscano A. Vespucci spa.
Ma a Siena arrivano anche da altre parti d'Italia. Ecco allora che spuntano i nomi delle romane Atac e Metro C. Nei confronti della società di trasporto locale il Montepaschi, che nel 2013 aveva partecipato ad un pool di banche che concessero un finanziamento per oltre 200 milioni, poi rischedulato a 163 milioni, rischia circa 30 milioni.