Economia
Mps-Mediobanca, Melzi d’Eril in pole: l’uomo di Anima che può riaccendere il sogno del terzo polo con Bpm
Con Grilli presidente e Melzi d’Eril in pole per la guida, Mediobanca accelera verso un nuovo corso: meno "salotto buono", più boutique del risparmio gestito

Alessandro Melzi d'Eril

Alessandro Melzi d'Eril ceo di Anima

Alessandro Melzi d'Eril ceo di Anima

Alessandro Melzi d'Eril ceo di Anima
Melzi d’Eril, l’uomo giusto al momento giusto per Mediobanca
Ci sono nomine che contano più di altre, perché raccontano un cambio di direzione. È quello che sta succedendo intorno a Mediobanca, dove il nome di Alessandro Melzi d’Eril si fa sempre più solido per la carica di amministratore delegato. E forse non è un caso.
La partita per il nuovo consiglio di amministrazione è entrata nella fase decisiva. La lista dei candidati va depositata entro il 3 ottobre, in vista dell’assemblea del 28, e il mosaico sembra ormai chiaro: Vittorio Grilli presidente con deleghe operative e Melzi d’Eril ceo.
Un binomio che racconta molto del futuro assetto. Grilli, già ministro del Tesoro e oggi alla guida europea di JP Morgan, è da anni vicino a Delfin, primo azionista di Mediobanca. Con lui entrano in campo competenze istituzionali e un network internazionale di alto livello.
Al suo fianco, Melzi d’Eril, attuale ceo di Anima, porta l’esperienza concreta di un amministratore delegato abituato a prendere decisioni, guidare team e impostare strategie industriali. Un puzzle insomma che, più che guardare al passato glorioso del "salotto buono", apre chiaramente la porta a una Mediobanca diversa: più boutique finanziaria, meno cassaforte di potere.
Ma perché proprio lui? La risposta è nei fatti. In Anima, società leader del risparmio gestito, Melzi d’Eril ha consolidato il gruppo, gestito il rilancio di Kairos e accompagnato l’azienda anche dopo il passaggio sotto Banco Bpm, senza mai veder messa in discussione la sua leadership. Una conferma di solidità e fiducia.
La sua esperienza come ceo non nasce ieri: già in Clessidra aveva seguito l’acquisizione di Prima sgr dal Monte dei Paschi, muovendosi con sicurezza in un settore – il risparmio gestito – che oggi è il vero terreno di competizione per le banche. È questo forse il dettaglio che lo renderebbe il favorito, al di là dei nomi in concorrenza come Riccardo Mulone di UBS, più legati all’investment banking.
In realtà la sua possibile nomina non è solo la scelta di un nome, ma un tassello di un disegno più ampio. Da tempo si parla della nascita di un terzo polo capace di unire Mps, Banco Bpm e Mediobanca. Un’alleanza che cambierebbe gli equilibri della finanza italiana, mettendo insieme banche commerciali e una boutique specializzata, con l’obiettivo di crescere e competere su scala europea.
In questo schema, Melzi d’Eril appare il profilo perfetto: conosce i meccanismi del risparmio gestito e può dare continuità, credibilità e stabilità a un progetto che richiede mani esperte e capacità di mediazione e soprattutto coerente con la direzione che Mediobanca sembra voler prendere.
Alla fine, la convergenza sul suo nome sembra più che logica. Piazzetta Cuccia non vuole più essere soltanto una cassaforte di relazioni, ma diventare il perno di un modello nuovo. La finanza italiana, insomma, sta cambiando pelle. E non è un caso che al centro di questa trasformazione ci sia proprio Alessandro Melzi d’Eril: l’uomo giusto, al momento giusto, nel posto giusto.