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Economia
Confindustria, Cdp, Rai, Fs, Acri: poltrone in scadenza, chi sale e chi scende
Felix The Cat
 

Poltrone in scadenza nel 2024

Nomine, incarichi, poltrone: in una parola, potere. Il gran ballo è iniziato, Affaritaliani.it da mesi vi sta raccontando che cosa si muove nei palazzi che contano, tra il governo che vuole dare un’ulteriore accelerata al suo personale spoil system e gli stakeholder di diverse fazioni che cercano di piazzare questo e quello. Le partite di quest’anno sono meno numerose di quelle del 2023, quando Eni, Enel, Leonardo, Terna e Poste hanno visto il loro valzer di poltrone. Ma non per questo meno importanti: Cassa Depositi e Prestiti, Rai, Ferrovie, l’Acri e Confindustria dovranno cambiare volto. O forse no. Vediamo che cosa si muove, che cosa dicono i barometri che stanno registrando cambi di pressione e improvvisi sbalzi meteorologici.

Confindustria

Affaritaliani.it è stata la prima a raccontare del derby fratricida all’ombra della lanterna tra Edoardo Garrone e Antonio Gozzi. Mai, nella storia recente di Confindustria si era registrato uno scontro tra due pesi massimi nella stessa città (o quasi, Gozzi è di Chiavari che da Genova dista poco più di mezz’ora. Anzi, tornando ancora più indietro, era stata la nostra testata a spiegare che un comitato di saggi, di “notabili” della storia recente di Confindustria, stava cercando di portare avanti una sorta di moral suasion per convincere qualcuno di forte a correre per la presidenza di Viale dell’Astronomia, dopo otto anni vissuti pericolosamente.

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Oltre ai due genovesi, rimane ancora in testa Emanuele Orsini, anche se il suo vantaggio si va riducendo. Meno accreditati Alberto Marenghi e Giovanni Brugnoli. Tutta da seguire, poi, la corsa per le vicepresidenze. Chi la spunterà avrà per forza parecchie poltrone da garantire. Tanto che pare che lo stesso Marenghi possa decidere di indirizzarsi verso un’alleanza con il candidato più accreditato, in modo da spuntare una vicepresidenza di peso per questo quadriennio. Puntando, magari, al 2028. Un primo avversario pare già averlo per la prossima corsa a Viale dell’Astronomia: Marco Gay. Si vedrà, intanto iniziamo a goderci questa lotta che, da sonnacchiosa e quasi scontata che era, sta diventando sempre più accesa e avvincente.

Rai

Il cda di Viale Mazzini verrà rinnovato a giugno di quest'anno. Partiamo dall’assunto che Giorgia Meloni – che anche in questo caso intende giocare la partita in prima persona – non è del tutto soddisfatta di come il duo Roberto Sergio-Giampaolo Rossi sta giocando la partita. Sono stati fatti partire, seppur con mille scusanti, Fazio&Littizzetto e si è scelto di puntare su alcune trasmissioni non esattamente di successo.

Ma la premier sa bene che i due dirigenti non sono stati, per usare un eufemismo, agevolati nello svolgimento delle loro funzioni. C’è però una novità di grande rilievo: Sergio non sembrerebbe essere disposto - dicono gli ultimi rumor - a un nuovo turno, magari come presidente, con Rossi che invece diventerebbe amministratore delegato. E questo perché l’attuale AD sembrerebbe – dicono le voci - aver messo nel mirino la nomina in qualche azienda partecipata.

Per raggiungere questo obiettivo avrebbe una doppia possibilità: o approfittare della conclusione naturale dell’attuale cda per provare il grande salto in un’azienda come Ferrovie, magari provando a strappare la presidenza che sarà indicata dalla Meloni. Oppure aspettare un anno, tornando a occuparsi della Radio della Rai e poi cercare una nomina in qualche altra azienda. Attenzione, sono voci che si rincorrono nei corridoi di Viale Mazzini, non granitiche certezze.

Cassa Depositi e Prestiti

Per Cdp partiamo dalla presidenza: i bookmaker scommettono che Giovanni Gorno Tempini non verrà confermato. Ma si stanno affievolendo le voci che lo vorrebbero come presidente da parte delle Fondazioni bancarie, che vedranno oltretutto il rinnovo dell’Acri quest'anno. Come amministratore delegato della Cassa, inoltre, si registra un tentativo convinto dell’attuale AD Dario Scannapieco di restare al timone. Difficile dire se sarà un tentativo efficace. Quello che è certo è che il nome più accreditato che viene fatto, cioè quello di Antonino Turicchi, è in cima alle preferenze di due nomi di peso.

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Il primo è quello di Giancarlo Giorgetti, che l’ha voluto come presidente “forte” di Ita per dirimere la matassa ingarbugliata dell’ex compagnia di bandiera. Il secondo è quello di Maurizio Leo, che ha una lunga conoscenza di Turicchi essendo stati insieme nella giunta Alemanno: il viceministro dell’economia come assessore al Bilancio ed allo sviluppo economico di Roma Capitale, il presidente di Ita come Direttore esecutivo del Campidoglio.

Giorgetti, in quanto titolare del Mef, avrà sicuramente voce in capitolo. E Leo è assai ascoltato dalla Meloni. Quello che è certo è che in Via Goito sono già iniziate le grandi manovre per la scelta del prossimo board. E in molti scommettono che ci sarà grande bagarre nella maggioranza per decidere le sorti dell’ente che gestisce il risparmio postale degli italiani e che “dà le carte” nell’economia del nostro Paese.

Ferrovie dello Stato

L’azienda guidata da Luigi Ferraris dovrà rinnovare i vertici quest’anno, ma non si tratta di una partita banale. Prima di tutto, perché a Fs andranno 24 miliardi dal Pnrr e il recente piano industriale prevede 203,5 miliardi di investimenti, con 40.000 assunzioni, entro i prossimi dieci anni.

Fino a qualche giorno fa il futuro di Luigi Ferraris sembrava complicato. Il manager, già amministratore delegato di Terna, ha un enorme background gestionale e ha sempre portato in dote risultati notevoli. E ha uno stile molto rigoroso. Il che, in qualsiasi Paese sarebbe un pregio, mentre nell’Italia rimasta ancora al “A Fra’ che te serve” non sempre è una dote. Dopo lo scivolone del ministro Francesco Lollobrigida, però, le quotazioni di Ferraris vengono date in leggero rialzo.

Non è un mistero, infatti, che la nomina del nuovo amministratore delegato di Ferrovie sarà decisa soprattutto da Matteo Salvini, il ministro che ha competenza sull’azienda. E il leader della Lega – dicono i bene informati – avrebbe visto di buon occhio per quel posto Luigi Corradi, amministratore delegato di Trenitalia, che sarebbe stato così “promosso” internamente.

Ma dopo la chiamata del ministro dell’Agricoltura per una fermata a sorpresa a Ciampino di un Frecciarossa già ampiamente in ritardo, le quotazioni di Corradi sono in flessione. Tanto che lo stesso Salvini non ha speso parole in difesa del ministro o dell’Ad di Trenitalia.

Ferraris confermato? Decisamente troppo presto per dirlo. In Fs sarebbero felici di avere il manager genovese per altri tre anni. La verità, però, è che l’enormità degli investimenti previsti nei prossimi dieci anni, già impostati dall’attuale amministratore delegato, costringe a una riflessione ulteriore. Anche perché i cantieri vanno realizzati, urge iniziare con progetti che devono essere “messi a terra”. E se è vero che la fretta è cattiva consigliera, non c’è proprio più tempo da perdere.

Acri

Questa volta non si parla di aziende a partecipazione statale, ma di una serie di vasi comunicanti che coinvolge comunque Cassa Depositi e Prestiti. Le fondazioni bancarie, infatti, hanno una quota del 15% di Cdp e, da statuto, sono quelle deputate ad indicare il presidente di Via Goito. L’Acri, l’Associazione delle Casse di Risparmio, è espressione delle fondazioni, anche se i pesi sono lievemente diversi rispetto a quelli in Cdp. Ma, insomma, è ovvio che l’ente che è stato guidato per 19 anni da Giuseppe Guzzetti rimane fondamentale nella scelta del presidente di Cdp. 

Quest’anno vanno a scadenza, contemporaneamente, sia il vertice dell’Acri, sia quello della Fondazione Sanpaolo. Entrambe sono guidate da Francesco Profumo, ex ministro dell’Istruzione, che non potrà più ricoprire questo ruolo perché ha raggiunto il limite dei due mandati. Chi al suo posto alla presidenza dell’Associazione delle Casse di Risparmio? Se inizialmente si dava per certo il nome di Fabrizio Palenzona, appena tornato al timone della Crt, ora voci accreditate riferiscono ad Affaritaliani.it che in pole position ci sarebbe l’attuale vicepresidente dell’Acri Giovanni Azzone. Il quale è stato “benedetto” dallo stesso Guzzetti che ha ancora oggi un grande peso all’interno dell’Associazione.

Palenzona, ovviamente, non rinuncerebbe al timone dell’Acri “a cuor leggero”. È possibile immaginare, quindi, che possa ripiegare su una vicepresidenza ottenendo però in cambio incarichi chiave per sé e per i suoi fedelissimi. Si vedrà, insomma. Come detto, da rinnovare c’è anche il vertice della Compagnia di San Paolo: per il dopo Profumo si fa con insistenza il nome di Giorgio Barba Navaretti, che a Torino è un’istituzione essendo anche zio di John, Lapo e Ginevra Elkann.

L’ex ministro dell’Istruzione del governo Monti, però, potrebbe restare disoccupato solo un anno. Per lui sarebbe pronta la presidenza di Intesa SanPaolo. Il suo rivale più accreditato è Massimo Tononi, vicino a Giovanni Bazoli e attuale presidente di BancoBpm, appena rinnovato ad aprile scorso. In quel caso si tratterebbe di anticipare di un anno l’uscita da Piazzetta Meda. Il gioco del domino sta per partire.

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