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ANIA: un nuovo sistema di welfare a sostegno dei cittadini

ANIA sostiene la riforma del sistema di welfare in Italia: sanità, previdenza e assistenza sono i tre punti su cui bisogna insistere maggiormente

È importante rafforzare l’attenzione e le risorse sulla riforma del sistema di welfare, un tema di primaria importanza alla luce dei trend demografici e dei conseguenti maggiori bisogni di protezione dei cittadini. In uno scenario che vede sempre più la necessità di fornire risposte coordinate a sfide globali, l’assicurazione riveste un ruolo primario. È un attore consapevole, è il suo mestiere, la sua mission, la sfida sempre più alta del suo modo di rispondere ai bisogni di tutti”, con queste parole la Presidente di ANIA (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) Maria Bianca Farina, nel corso dell’ultima Assemblea, ha toccato un tema tanto importante quanto delicato, quello della protezione degli individui.

La protezione sociale è un diritto fondamentale e nel complesso panorama attuale dominato da invecchiamento della popolazione, precarietà lavorativa e instabilità in generale, è necessario attuare un profondo rinnovamento del sistema per rispondere ai nuovi bisogni degli individui. Le politiche del Welfare State necessitano dunque di nuove integrazioni, capaci di far leva sui bisogni reali dei cittadini e sulla possibilità di ricevere assistenza. Le nuove forme di sostegno devono trovare un modo per coniugare l’offerta pubblica e il contributo privato, riuscendo a trarre vantaggio da entrambe le parti coinvolte.  Una rinnovata protezione sociale dovrebbe muoversi su tre punti chiave: sanità, previdenza assistenza (soprattutto rivolta alla non autosufficienza). In questo contesto, il ruolo dell’assicurazione diventa fondamentale, proprio perché effettivamente capace di ampliare la rete di protezione sociale dei cittadini.

Per proteggere gli italiani” ha proseguito la Presidente Farina, “è innanzitutto necessario garantire uno sviluppo sostenibile della nostra economia. In tema di welfare intendiamo investire in complementarità con il PNRR”.

Sanità, il gap di protezione nel settore delle assicurazioni malattia

In sistema sanitario è di certo in affanno: nel 2020, la spesa sanitaria portata avanti dallo Stato Italiano ha raggiunto i 122 miliardi di euro (7,4% del PIL), con la previsione di un aumento continuativo nel corso degli anni. Le spese che gli italiani già sostengono privatamente sono arrivate a sfiorare i 38 miliardi di euro e in questo quadro la mancanza di protezione assicurativa e di un'efficiente copertura delle cure mediche risulta evidente, a maggior ragione se si pensa che appena poco più dell’8% di questi costi privati sono riconducibili alle assicurazioni e il 2,6% a fondi e casse sanitarie. La restante parte (quasi il 90%) è pagata ogni anno di tasca propria dalle famiglie italiane. Una situazione che pochi possono ancora sostenere.

A livello europeo, infatti, l’Italia risulta il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie per l’utilizzo dei propri risparmi per far fronte a cure e spese mediche. Il mercato assicurativo vuole andare incontro alle inevitabili nuove esigenze della popolazione per soddisfare i nuovi bisogni di copertura sanitaria. Infatti, basandosi su un principio di mutualità tipico delle assicurazioni, si riuscirebbe a garantirebbe ai cittadini una maggiore uguaglianza e più alti livelli di protezione sanitaria.

A tal proposito, la Presidente di ANIA Maria Bianca Farina ha dichiarato: “In tema di sanità, il ruolo del settore evolverà verso nuove soluzioni con l’obiettivo, ad esempio, di rendere la spesa sanitaria mutualizzata accessibile ai soggetti più vulnerabili e di promuovere l’offerta assicurativa di percorsi di prevenzione. Una quota significativa della spesa diretta (out of pocket), oggi pari a 34 miliardi di euro all’anno, potrebbe così transitare verso forme mutualizzate del rischio per aumentare la protezione e l’economicità dei servizi. Il ruolo della sanità integrativa potrebbe evolvere da una logica basata sul rimborso della prestazione a una presa in carico di cittadini e pazienti lungo l’intero percorso della salute, grazie in larga parte allo sviluppo della telemedicina”.

Rispetto al 2020 (59%), l’incidenza dei premi afferenti a polizze collettive emesse da fondi sanitari e simili è scesa al 56%, tornando ai livelli pre-covid del biennio 2018-2019; in aumento invece le percentuali delle restanti polizze, che si attestano al 32% per le polizze individuali e al 12% per le polizze collettive. Nel 2021, la raccolta dei premi afferenti ai fondi sanitari e simili è rimasta quasi invariata rispetto all’anno precedente (+0,2%), mentre le restanti polizze hanno registrato un aumento del 22,9% (polizze collettive) e del 11,6% (polizze individuali). I premi contabilizzati afferenti al ramo malattia sono stati pari a 3,3 miliardi, di cui 621 milioni di nuova produzione (il 19% del totale), in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente. La garanzia rimborso spese mediche rappresenta oltre i tre quarti (76,6%) della raccolta premi, per un importo pari a 2,5 miliardi, in aumento del 21,5% rispetto al 2020. Ha invece registrato un calo nel valore dei premi la garanzia invalidità permanente (-1,3%), arrivando a 254 milioni (7,7% del totale). Una situazione simile è quella che riguarda la quota dei premi afferenti alla garanzia diaria, pari a 248 milioni (7,6% del totale), in calo del -45,1% rispetto all’anno precedente. 

Previdenza, sempre troppo poche le pensioni di scorta

Il secondo tasto dolente è quello della previdenza, altro elemento chiave nel tema della protezione sociale. Nel 2021 ci sono state 664.000 nuove adesioni alle forme pensionistiche complementari, mantenendo stabile il trend di crescita degli ultimi anni. Lo dimostra anche il numero delle posizioni in essere, ovvero i rapporti di partecipazione complessivamente aperti presso le forme pensionistiche, pari a 9,7 milioni nel 2021 e in aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente. Alla fine del 2021 il numero di iscritti, con l'esclusione delle adesioni plurime, risultava pari a 8,8 milioni di soggetti, in aumento del 3,9% e pari al 34,7% della “forza lavoro”, ovvero dei soggetti occupati o in cerca di occupazione di almeno 15 anni di età. Purtroppo però, in questi casi l’iscrizione non basta; la quota di iscritti che non versano contributi è ancora troppo alta (oltre 2,4 milioni di soggetti). Considerando coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, il totale degli iscritti è passato da 8,8 a 9 milioni di individui.

Per quel che riguarda i rendimenti, nel corso del 2021 il rendimento medio delle diverse linee dei fondi negoziali è risultato pari al 4,9%, quello dei fondi aperti al 6,4%, quello delle gestioni separate dei PIP all’1,3% e quello dei fondi unit-linked dei PIP all’11,0%. A fronte di questi dati, possiamo dire che le risorse destinate alle prestazioni erano salite a 213 miliardi già alla fine dell’anno. Nel primo semestre del 2022, invece, i risultati delle forme complementari hanno risentito della caduta dei costi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse, determinando rendimenti pari a -8,3% per i fondi negoziali, -9,7% per i fondi aperti, -10,3% per la componente unit-linked dei PIP e +0,5% per la componente dei PIP investita in gestioni separate.

Nell’ultima assemblea ANIA, la Presidente Farina ha dichiarato: “Per quanto riguarda le necessarie integrazioni al nostro prezioso sistema pubblico, in particolare quello previdenziale, vogliamo favorire la diffusione delle coperture integrative (che in Italia rappresentano solo il 6% del finanziamento complessivo delle pensioni, contro il 50% nel Regno Unito e il 52% nei Paesi Bassi). A tal fine, svilupperemo iniziative mirate e innovazione di prodotto”.

Non autosufficienza, il lungo cammino LTC

In occasione dell’ultima Assemblea ANIA, la Presidente Farina ha espresso l’intenzione dell'Associazione di contribuire allo sviluppo della protezione sociale anche per quanto riguarda il tema della non autosufficienza: “Proponiamo l’istituzione di un sistema integrativo all’interno del quale le assicurazioni potranno concorrere, in partnership con il pubblico, al finanziamento e alla copertura dei bisogni di cura e assistenza nelle età avanzate. È perciò evidente che, per ampliare significativamente la protezione delle persone lungo tutto l’arco della vita, è indispensabile che il sistema pubblico disegni un efficace e bilanciato pacchetto di contributi e incentivi fiscali, in grado di favorire l’assunzione di responsabilità dei cittadini. Nel caso della non autosufficienza, è necessaria una riforma sostanziale, sviluppata secondo logiche di cooperazione pubblico-privato”.

Più fonti riferiscono che la stima attuale dei costi versati personalmente dalle famiglie che sostengono i propri cari non più autonomi è superiore a 20 miliardi di euro. Al momento, solo una parte di questa cifra è soddisfatta da prestazioni già previste dal sistema pubblico. La quota dei premi afferenti alla copertura della perdita di autosufficienza registrata nel 2021 è pari allo 0,7% del totale dei premi raccolti mediante polizze vita, in lieve calo (-0,7%) rispetto all’anno precedente. In prospettiva, con la maggiore domanda di servizi sanitari e assistenziali dovuti all’invecchiamento della popolazione, e tenuto conto dei vincoli di finanza pubblica, è plausibile che gran parte dell’onere economico aggiuntivo resterà direttamente a carico delle famiglie.

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