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Sovranità tecnologica: dialogo con le maggiori aziende per rilanciare il Paese

Centro Economia Digitale: la ricerca e il dibattito sul tema della “Sovranità Tecnologica” 

Il Centro Economia Digitale - CED ha realizzato un Position Paper che mette in luce il tema della “Sovranità Tecnologica” e l’esigenza di adottare una strategia che rilanci il ruolo sul mercato mondiale del nostro Paese e di tutto il Vecchio Continente. La ricerca è stata presentata nel corso di un digital event, con Rosario Cerra, fondatore e presidente del CED, in cui sono intervenuti Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico, Vittorio Colao, Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vincenzo Amendola, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli Affari Europei, e Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.

Il Position Paper, realizzato dal CED – Centro Economia Digitale, mette in luce la rilevanza del tema della Sovranità Tecnologica e l’esigenza di adottare una strategia in merito a livello italiano ed europeo. L’analisi evidenzia casi in cui le competenze tecnologiche dell’Unione Europea in settori critici non sembrano tenere il passo con i maggiori player mondiali. Nel corso dell’evento, moderato da Flavia Giacobbe, Direttore Responsabile Formiche, sono stati delineati alcuni indirizzi di policy lungo cui orientare le azioni a livello nazionale ed europeo, per raggiungere un livello adeguato di sovranità tecnologica.

Il dibattito sulla sovranità tecnologica ha subito una decisa accelerazione, causata dalle evidenze messe in luce dalla pandemia - ha dichiarato Rosario Cerra, Fondatore e Presidente Centro Economia Digitale -. In particolar modo ciò è successo a livello europeo, rendendo più chiara l'urgenza di un rafforzamento delle capacità tecnologiche e digitali dell’Europa, al fine di ridurre eventuali dipendenze strutturali su tecnologia e produzione ritenute di natura strategica. La pandemia ha evidenziato quanto le infrastrutture tecnologiche digitali ricoprano oggi più che mai un ruolo fondamentale per consentire ai paesi dell’Unione Europea la propria capacità economica, la propria capacità decisionale di azione e la propria autonomia strategica. Oggi la sovranità tecnologica è fondamentale per la sovranità economica dell’autonomia strategica”.

Il Position Paper delinea una strategia per l’implementazione del concetto di sovranità tecnologica in diversi passaggi - ha spiegato Francesco Crespi, Direttore Ricerche CED, Professore Università Roma Tre -. Il primo si riferisce alla necessità di raggiungere una definizione chiara e condivisa del concetto di sovranità tecnologica a livello europeo. E’ importante infatti che i paesi europei si accordino su una definizione comune. Il passaggio successivo sussiste nell’identificare le tecnologie rilevanti dal punto di vista della sovranità tecnologica, un accordo generale su come selezionare le tecnologie per cui l’Europa dovrebbe avere un più alto grado di sovranità aiuterebbe a creare un terreno comune per discutere lo sviluppo delle politiche, individuare le priorità e assumere corrette decisioni di investimento. Serve poi un’approfondita analisi del posizionamento europeo nei settori strategici rispetto ai player globali, in modo da individuare i punti di forza e i punti di debolezza rispetto ai competitor internazionali. Un ulteriore passaggio si riferisce, poi, alla necessità di definire i livelli di sovranità tecnologica ritenuto desiderabile e deve tenere conto di come realizzare il giusto equilibrio tra sovranità europea e sovranità nazionale. Potranno alla fine così essere definite attuate le opportune politiche per ottenere il livello desiderato di sovranità”. 

Vale la pena approfondire sul tema della tecnologia digitale - ha affermato Paolo Boccardelli, Comitato Scientifico CED, Direttore Luiss Business School -. Per avere un’idea, nei prossimi tre anni ci sarà un’accelerazione enorme sull’adozione di tecnologia da parte di tutte le imprese, tecnologia digitale come il cloud, i big data analytics i temi legati all'intelligenza artificiale, la cyber security, l’internet of things, sono alcuni degli elementi che sono già ben evidenti. Nei prossimi 10-15 anni si prevede un investimento a livello globale sulle infrastrutture 5G e sui servizi a esso legato che produrranno qualcosa come 4 trilioni di dollari di valore generato, così come sull’edge computing si prevede già entro pochi anni una crescita significativa del valore delle transazioni commerciale. Un dato secondo me di straordinaria importanza che nei prossimi 10 anni il valore economico aggiunto sarà al 70% generato dalle piattaforme digitali. Per non parlare della trasformazione della manifattura: oggi la manifattura rappresenta il 16% del PIL globale, ma si stima che in poco tempo  il 75%, media a livello globale con alcuni punti di maggiore intensità in alcune aree, avrà adottato soluzioni di smart manufactory che utilizzano in maniera intensiva le tecnologie digitali”.

L’incontro ha visto anche una tavola rotonda alla quale hanno partecipato le principali aziende tecnologiche italiane e sono intervenuti: Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo; Elisabetta Ripa, amministratore delegato di Open Fiber; Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim; Ernesto Ciorra, Direttore Innovability ENEL; Francesca Zarri, direttore Technology, R&D, Digital di Eni, e Danilo Cattaneo, amministratore delegato di Tinexta-InfoCert.

“Dotare il Paese di un’infrastruttura che è nella digital compass, viene identificata come obiettivo primario per tutti i Paesi - ha raccontato Elisabetta Ripa, Amministratore Delegato OPEN FIBER -. Per arrivare al raggiungimento nel 2030, di una copertura a almeno 1 Giga per tutte le famiglie, bisogna lavorare con congruo anticipo. Noi abbiamo cercato di accelerare il più possibile nella realizzazione di questo obiettivo, ci siamo dati un piano sfidante sulla base di un forecast tecnologico che ha identificato uno spazio, un'area vuota, cioè quella per l’italia di dotare di un’infrastruttura in fibra ottica abilitante una rete Ultrabroadband. lo abbiamo fatto 4 anni fa e con questo obiettivo di focalizzazione e totale dedizione a questa attività abbiamo realizzato ad oggi 11 milioni di unità immobiliari in un Paese dove ce ne sono 30 da raggiungere. La strada che abbiamo davanti a noi è molto importante e lunga, dobbiamo correre più di quanto abbiamo fatto, ciononostante abbiamo recuperato come Paese un gap storico e abbiamo avviato una serie di iniziative sia nelle aree metropolitane che in quelle rurali”.

La potenza digitale e tecnologica di un Paese si misura anche e soprattutto in ragione della forza esercitata a livello globale dalle sue aziende tecnologiche - ha dichiarato Luigi Gubitosi, Amministratore Delegato TIM -. L’elemento chiave in questa era digitale per determinare l’influenza di un’impresa o di un gruppo di imprese risiede in due fattori: la mole di dati che queste gestiscono, gestione e controllo dei dati rappresentano elementi fondamentali per il benessere, gli interessi economici e dei valori fondanti della società moderna, e poi l’impatto della piattaforma. Grandi attori hanno sviluppato piattaforme mondiali, tramite le quali il loro clienti e i fornitori comunicano. La gestione dei dati si è trasformata in un elemento così fondamentale per la crescita del processo economico da essere spesso paragonato all’impatto dell’economia del petrolio. Il paese a cui appartengono le imprese che gestiscono la stragrande maggioranza dei dati è un paese che ha la piena sovranità del proprio patrimonio digitale”.

Questa ricerca sulla ‘sovranità’ parla di come creare una leadership interconnessa e aperta grazie alla volontà di creare un ecosistema interconnesso e aperto - ha detto Ernesto Ciorra, Direttore Innovability ENEL -. Questo Paper penso sia applicabile in tecnologie che stanno emergendo, non certo in quelle passate. Se vogliamo avere una sovranità tecnologica ad esempio nel coud, dimentichiamocene. Altrimenti facciamo errori già fatti in passato. Penso alle batterie, al riciclo dei materiali, ai bus elettrici, all’idrogeno, quello verde. In merito a quello che abbiamo fatto come Enel, noi abbiamo voluto intercettare la razione delle intelligenze a livello mondiale sull’energia. Abbiamo agito in maniera aperta, abbiamo incluso quelle intelligenze nella nostra attività di business quotidiano e siamo andati a cercarle le intelligenze. Abbiamo raccolto 16.000 idee di progetti innovativi e concreti. Li abbiamo trasformati in mille progetti, mille tentativi, e abbiamo scalato a livello mondiale oltre 160 progetti. A fronte di quello che abbiamo investito, abbiamo una resa del 300% di equità incrementale”.

Questo Paper ha dato l’occasione di riflettere sull’importanza della ricerca, dell’innovazione e della tecnologia - ha spiegato Francesca Zarri, Direttore Technology, R&D, Digital di ENI -, per far evolvere i modelli di sviluppo europeo verso un paradigma maggiormente sostenibile. In questo paradigma è assolutamente centrale la transizione energetica, un tema sul quale Eni è impegnata concretamente da molti anni. Può essere difficile trovare una definizione di sovranità tecnologica che non abbia un gusto di autarchia e chiusura verso altre realtà geografiche o economiche. Credo che il tema delle competenze possa essere una chiave per definire la questione con la profondità che merita. Se in passato poteva esistere una ricetta che consentiva una sovranità tecnologica monocentrica, oggi con l’evoluzione dei saperi e la molteplicità degli attori protagonisti su differenti filoni non è più possibile immaginare un tale modello. Credo che l’esperienza di Eni possa essere presa d’esempio in questa direzione, ma sempre intesa in un’accezione aperta e votata alla cooperazione tra attori, differenti ed eccellenti nel proprio ruolo. Siamo una società che sin dalle proprie origini ha sviluppato competenze in svariati campi scientifici e industriali, ritagliandosi un ruolo alla pari sulla scena internazionale con compagnie dotate di risorse in modo maggiore rispetto alle nostre. Oggi ci muoviamo cercando di armonizzare la crescita organica delle nostre competenze in campi in cui siamo leader, come il sottosuolo, e l’elaborazione massiva dei dati che lo descrivono, con la fondamentale e ragionata apertura a collaborazioni di qualità, con Università e centri di ricerca".

"Come sistema Paese e sistema Europa dobbiamo impegnarci nella sicurezza - ha affermato Danilo Cattaneo, amministratore Delegato TINEXTA INFOCERT -, man mano che un gran numero di transazioni passeranno su sistemi totalmente digitali sarà una manna per chi cercherà di fare cybercrime. Su questo noi come gruppo abbiamo raccolto la sfida e abbiamo fatto tre acquisizione tra ottobre 2020 e gennaio 2021 per un totale di 700 persone esperte di cybersecurity perché, anche se la legge non lo richiede, siamo sicuri che per i nostri clienti è necessario avere strumenti sempre più sicuri. L’altra sfida è la cultura, a livello di pubblica amministrazione ma soprattutto di PMI bisogna investire in digitalizzazione e capire perché è un vantaggio competitivo. Le pubbliche amministrazioni devono investire in sempre più servizi accessibili digitalmente e dobbiamo investire in un equo sistema italiano e europeo che continui a essere eccellenza. Il rischio, altrimenti, è che le aziende italiane perdano competitività per eccellere su poche nicchie".

Quando parliamo di beni e tecnologie connessi alla difesa - ha spiegato Alessandro Profumo, Amministratore Delegato LEONARDO -, l’averne la disponibilità quando non è necessario è assolutamente fondamentale e quindi bisogna avere la capacità di presidiare dove possibile queste tecnologie in modo strutturato come nei laboratori di ricerca, impianti, vincoli di reciprocità per avere la sicurezza che in momenti critici la tecnologia sia disponibile. Ritengo questo studio fondamentale per l’Unione Europea, che ha introdotto il concetto di sovranità tecnologica da relativamente poco. Oggi più come aspirazione che come realtà operativa, ma sembra che già il fatto che se ne parli sia estremamente importante. E’ importante parlare di sovranità tecnologica nel settore della difesa perché vi è una forte interrelazione fra decisori politici e industria, dopodiché l'appropriato livello di value chain e supply chain, perché tutta la filiera diventa rilevante quando si parla del mondo della difesa. Dobbiamo poi capire se parliamo di Europa o di singoli Paesi europei, approfondire il dibattito su quali sono le dimensioni quando parliamo di sovranità tecnologica credo che sia importante, avendo anche a mente che la Commissione Europea, in alcuni suoi documenti, ha introdotto il concetto dell'open strategic autonomy, cioè interdipendenza e indipendenza. Credo che bisogna concentrarsi sulle capacità che vogliamo tutelare nel nostro Paese”.

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