Obamacare, il ko di Trump spaventa i mercati. Sale "l'indice della paura" - Affaritaliani.it

Economia

Obamacare, il ko di Trump spaventa i mercati. Sale "l'indice della paura"

La sconfitta di Trump al Congresso sull'Obamacare fa temere gli investitori sulla capacità della Casa Bianca di realizzare i tagli fiscali promessi

Questo provvedimento, insieme al piano di revisione della tassazione delle società e al piano di investimenti pubblici in infrastrutture, interessano ai mercati certamente più di quanto non interessasse la riforma sanitaria. Le norme in tema di protezione ambientale sono infatti nel mirino dei produttori automobilistici americani come General Motors, Ford e Fiat Chrysler Automobiles, ma anche a marchi “tradizionali” come Volkswagen, mentre piacciono a Tesla, ai produttori giapponesi (molto avanti nell’offerta di veicoli ad alimentazione ibrida).

wall street
 

La riduzione delle tasse e gli investimenti in infrastrutture potrebbero invece rilanciare le quotazioni di gruppi molto presenti negli Usa, da Luxottica a Buzzi Unicem, da Amplifon ad Autogrill. Società dei Benetton che proprio oggi ha annunciato la sigla di un contratto di 10 anni col New Orleans Aviation Board per operare negli spazi dedicati alla ristorazione presso l’area North Terminal dell’aeroporto internazionale Louis Armstrong di New Orleans: un affare per il quale si stima un fatturato di 25 milioni di dollari l’anno. Intanto il dollaro continua a perdere quota a tocca i minimi degli ultimi quattro mesi sia contro euro, che stamane risale a 1,0875 dollari, livello che non si vedeva da fine dicembre, sia contro yen, contro cui il biglietto verde cala a 110,265, sui minimi da novembre.

Una tendenza che potrebbe, secondo i trader, proseguire riportando la valuta americana sui livelli a cui oscillava prima delle elezioni presidenziali dell’8 novembre scorso, cosa che potrebbe già fa sentire i suoi effetti, negativi, su titoli come Cnh Industrial o Stmicroelectronics, particolarmente sensibili all’andamento del biglietto verde (cui è legata gran parte del fatturato). Più in generale, lo stop subito da Trump, già infastidito dai ripetuti stop subiti da alcuni provvedimenti esecutivi come il divieto di ingresso negli Usa per i cittadini di sette paesi musulmani ritenuti ad alto rischio terroristico, mette in dubbio la reale capacità di “the Donald” e del suo staff di concretizzare gli annunci fatti in campagna elettorale, che dopo la sua elezione avevano contribuito a innescare un deciso rally dei mercati azionari. Dunque, una presa di coscienza del mercato che potrebbe far innescare la tanto temuta correzione, visto che le valutazione hanno già superato le più rosee aspettative. 

Non tutti gli analisti sono così negativi, peraltro: in una nota stamane Tom Porcelli, capo economista di RBC Capital Markets, afferma che “legare questa iniziativa legislativa particolarmente difficoltosa al resto dell’agenda di Trump non sia corretto” e che “in realtà al momento si presenta uno scenario in cui potenzialmente la riforma della tassazione potrebbe essere accelerata”, proprio per dimostrare agli elettori (e ai mercati) che la Casa Bianca è più forte degli ostacoli gli stessi deputati e senatori repubblicani possono porre. Se sarà così i mercati potrebbero rapidamente recuperare il terreno che verosimilmente sarà perso in questi giorni, la volatilità calerà e i titoli più esposti agli Usa torneranno a sognare affari d’oro in arrivo.