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Economia
Pac/ Ingresso di Kiev in Ue, l'agricoltura trema: l'Italia perderebbe 1,4mld
Bruxelles - Protesta degli agricoltori che bloccano il traffico con i trattori

Cosa cambierebbe per la Pac con l’adesione dell'Ucraina all'Ue: il costo dell'inclusione 

L'ipotesi di un ingresso dell'Ucraina in Ue diventa sempre più vivida e con essa i diversi impatti che potrebbe avere su diversi fronti, tra questi il settore agricolo e il suo, già instabile, equilibrio finanziario in Europa. In particolare, uno degli effetti principali, e imprescindibili, sarebbe la necessità di rivedere e riallocare i finanziamenti della PAC per includere l'Ucraina come nuovo membro. Con una superficie agricola così ampia (41 milioni di ettari), l'Ucraina richiederebbe una quota particolarmente significativa dei fondi destinati agli agricoltori dell'UE.

Questo l'argomento al centro dell'evento organizzato da Withub, tenutosi a Bruxelles, "#AGRIFOOD24, nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura UE”, con le principali associazioni di categoria - Cia, Coldiretti, Confagricotura, Eat Europe e Filiera Italia - e del Commissario Europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski. 

L’Europa sostiene gli agricoltori degli stati membri attraverso la PAC (la Politica agricola comune), la più importante politica dell’Unione Europea in termini finanziari. I finanziamenti vengono assegnati ai paesi in base all’estensione in ettari della superficie agricola. All’Italia, per esempio, sono destinati 5,6 miliardi all’anno di fondi europei, di cui 1,45 dedicati allo sviluppo rurale.

In questo contesto, l'entrata dell'Ucraina in Ue andrebbe ad intaccare anche la distribuzione geografica dei finanziamenti agricoli all'interno del continente.  Attulmente i 27 Stati dell’UE hanno una superficie agricola di 157 milioni di ettari; l'aggiunta dei 41 milioni di ettari ucraini potrebbe nettamente cambiare la distribuzione dei fondi tra i paesi membri. Questo potrebbe comportare riduzioni nei finanziamenti destinati ad alcuni paesi, a meno che non vengano aumentati i fondi totali destinati alla PAC per compensare l'inclusione dell'Ucraina. Inoltre, inevitabili potrebbero essere le tensioni politiche tra i paesi nell'ambito della negoziazione e della distribuzione dei fondi stessi.

Complessivamente, l'ingresso dell'Ucraina nell'UE avrebbe conseguenze significative per la PAC e richiederebbe un'attenta gestione per garantire che gli agricoltori di tutti i paesi membri continuino a ricevere il sostegno necessario per mantenere la produttività e la competitività dell'agricoltura europea.

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Secondo le analisi condotte dal Centro Studi Gea e dal professor Angelo Frascarelli dell'Università di Perugia, l'Ucraina riceverebbe oltre il 20% del budget annuale destinato agli agricoltori dell'intera Europa, un calcolo basato sulla sua ampa estensione agricola. 

Pertanto, come già evidenziato, l'integrazione dell'Ucraina nell'UE richiederebbe significativi adeguamenti finanziari. Se si desidera mantenere gli attuali livelli di sostegno agricolo per tutti i paesi membri, compresi gli agricoltori ucraini, sarebbero necessari quasi 100 miliardi di euro aggiuntivi per un periodo di sette anni. Un notevole sforzo finanziario per l'UE, considerando che il budget pluriennale attuale della PAC è di 378,5 miliardi di euro.

Questa proiezione calcola l’ipotesi di un’erogazione del sostegno europeo sulla base della superficie agricola ipotizzando che l'Ucraina entri in Ue attraverso le stesse condizioni finanziarie e politiche degli altri Stati. Pertanto, gli ettari coltivati dagli attuali membri Ue salirebbero a 198 milioni e mezzo rispetto ai 157 milioni e mezzo attuali. Quindi, stando alla simulazione, per ogni ettaro coltivato si riceverebbero 272,34 euro anziché gli attuali 343,52. Ciò significa, facendo il calcolo sull’Italia, che il nostro Paese passerebbe da un contributo di 5,6 miliardi di euro l’anno a 4,2 miliardi.

In questo contesto, è necessario anche tener conto della guerra tra Russia e Ucraina, che sin dallo scoppio nel febbraio del 2022 ha congelato nettamente parte dell'offerta mondiale di commodity agricole come avena, frumento, cereali etc., con un incremento improvviso dei prezzi. Poi il crollo, dovuto soprattutto all’eliminazione dei dazi da parte dell’Europa per sostenere l’economia ucraina colpita dal conflitto: il prezzo del mais in Italia, per esempio, da 230 euro a tonnellata nel 2021 è passato a 380 nel 2022, per poi scendere a 210 euro a marzo 2024.

Inoltre, l'entrata dell'Ucraina nell'UE avrebbe conseguenze specifiche anche per le regioni italiane, con alcune che risentirebbero particolarmente dell'adeguamento dei finanziamenti. La Lombardia, la Calabria e il Veneto sarebbero tra le regioni più colpite. La Lombardia perderebbe il 52%, passando da oltre 600 milioni a meno di 300; la Calabria il -48%, quindi da quasi 400 milioni a 200 e  il Veneto con il -47%, da quasi 500 milioni a circa 250. A seguire il Piemonte, l’Emilia Romagna, le Marche, il Friuli Venezia Giulia, la Campania e l’Umbria.

Oltre agli impatti finanziari diretti della potenziale adesione dell'Ucraina, vi sono anche altre sfide da affrontare nell'ambito dell'agricoltura europea. Le norme sulla riduzione dei fertilizzanti chimici, come stabilite dalla Farm2Fork, potrebbero portare a una diminuzione della produzione per le principali colture italiane. Questo potrebbe tradursi in una perdita economica significativa per l'Italia, stimata in 5,4 miliardi di euro. Tuttavia, ci sono comunque delle opportunità per mitigare tali perdite, ovvero l'uso di biostimolanti, che possono compensare la riduzione degli input chimici e sostenere le colture in condizioni di stress. Test condotti dall'Università Cattolica di Piacenza hanno dimostrato che l'impiego di biostimolanti può mantenere la resa delle colture a livelli paragonabili a quelli ottenuti con fertilizzanti tradizionali al 100%.

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Ecco cosa ne pensano le varie associazioni di categoria:

Filiera Italia. “I 378 miliardi di PAC attuali rappresentano una risorsa fondamentale che aiuta gli agricoltori a sostenere i costi di standard produttivi di sicurezza e ambientali più elevati al mondo e rendere competitiva con la fase di produzione agricola l’intera filiera e sono tutto il contrario di un sostegno passivo al reddito degli agricoltori. Se non ci fossero, 300 miliardi sarebbero stati caricati direttamente sul carrello della spesa dei consumatori con conseguenze tutt'altro che positive soprattutto per le fasce più povere, alle quali non sarebbe permesso di accedere a un’alimentazione di qualità che caratterizza i paesi europei e l’Italia in particolare - ha detto Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia e presidente di Eat Europe. E sull’Ucraina: “È fondamentale sostenerla in questo momento difficile ma non è accettabile che a pagare il prezzo di una possibile entrata del Paese in UE sia la filiera agroalimentare, anche considerando che sempre di più fondi speculativi internazionali stanno mettendo le mani su una parte crescente dell’agricoltura ucraina danneggiando gli stessi piccoli agricoltori ucraini, Quindi aiutare l’Ucraina (ma non certo la speculazione), tutelando anche la nostra filiera”.

Confagricoltura. “Confagricoltura da sempre sostiene che l’attuale PAC sia inadeguata oggi e inadatta a rispondere alle prossime sfide, poiché mette a rischio non solo un settore produttivo, ma la sicurezza alimentare globale. Per rispondere alle esigenze emerse chiaramente in questi ultimi anni e in prospettiva di un futuro allargamento dell’Ue, anche il budget dedicato deve essere rivisto tenendo conto pure degli aumenti dei costi di produzione e dell'inflazione. Il tema della dimensione del bilancio agricolo UE impone poi un approfondimento alla luce del fatto che la sicurezza alimentare dell’Europa dipende dai livelli di efficienza e competitività delle imprese, e dal reddito che gli agricoltori riescono ad ottenere dal proprio lavoro” ha detto Cristina Tinelli, Direttrice Relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura e Presidente del gruppo Sviluppo rurale di Copa-Cogeca. 

CIA. “Serve un cambio di rotta deciso da parte dell’Ue per costruire un futuro che consenta la sopravvivenza della produzione europea, redditi dignitosi, mantenimento e crescita delle aree rurali, sostenibilità economica, ambientale e sociale - ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. “Questo significa ragionare su una nuova PAC, con meno burocrazia e regole semplificate per facilitare i pagamenti, a partire dagli ecoschemi, cancellando l’obbligo del 4% per l’incolto. Abbiamo già subito una drastica riduzione delle rese a causa della crisi climatica, è assurdo che la UE ci dica di tenere dei terreni a riposo. In più, la PAC non può più essere l’unica politica a rispondere alle sfide della transizione verde. Poi c’è lo scenario politico internazionale: considerato il ruolo strategico dell’Europa sul fronte della sicurezza alimentare, nonché il potenziale ingresso dell’Ucraina nell’Unione, il prossimo quadro finanziario pluriennale dovrà essere in linea con tali ambizioni, richiedendo maggiori risorse e tutele sul mercato. Per tutto questo, è importante lavorare affinché il futuro Commissario europeo all’Agricoltura abbia un peso politico importante e sia in grado di creare consenso sui dossier più caldi, come le TEA, e favorire l’intesa tra tutti gli Stati membri”.

Coldiretti. “Abbiamo bisogno di tempi certi e urgenti per la maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato e sulle semplificazioni della PAC annunciate dalla Commissione europea per gli agricoltori. Serve una risposta sulla moratoria dei debiti per le aziende agricole, in risposta all'aumento dei tassi di interesse. Molte delle nostre proposte sono state accolte dal Commissario europeo all'agricoltura, ma non basta se non si capisce una volta per tutte che i tempi dei nostri agricoltori non sono quelli della burocrazia europea. Ci aspettiamo che nel Consiglio europeo di marzo ci sia la svolta necessaria e anche in prospettiva chiediamo una Pac più vicina alle imprese” ha detto Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. 






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