Economia
Pensioni, l'Inps "risolve" la questione. Diamo meno soldi a chi vive di più




Per l'istituto di previdenza il coefficiente di trasformazione uguale per tutti è ingiusto. Ecco perché e cosa incide sulle differenze, anche il territorio
Pensioni, la proposta choc dell'Inps per i cittadini più longevi. Il dossier che fa scoppiare il caso
Mentre il governo Meloni cerca fondi per finanziare la manovra, un dossier dell'Inps lancia una proposta per "risolvere" la questione delle pensioni. Ma la formula è destinata a far parecchio discutere: dare meno soldi a chi vive più a lungo. L’Inps - si legge su Il Messaggero - parte da una serie di esempi per dimostrare la sua tesi. Uno di questi è la gestione dell’Inpdai e del Fondo Volo, che pagano rispettivamente le pensioni a dirigenti e piloti. Chi si trova all’interno di queste gestioni in media riceve un emolumento per quasi vent’anni. Più precisamente, per 19 anni e 7 mesi. Un pensionato che invece si trova nel fondo dei lavoratori dipendenti la riceve in media per due anni in meno.
E le differenze diventano più marcate investigando sulle classi di reddito. Un ex lavoratore del primo quintile, ovvero della classe più bassa di reddito, vive in media cinque anni in meno rispetto a un pilota d’aereo: 16 anni dopo la pensione il primo, più di 20 il secondo. Un’altra variabile importante sembra essere il territorio. La soluzione, secondo l’istituto di previdenza, - prosegue Il Messaggero - è quella di tenere conto nel coefficiente di trasformazione anche di queste variabili.
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Ovvero la speranza di vita, il luogo di residenza e l’occupazione precedente. Ma sarà difficile ottenerla. Perché la differenziazione in base al luogo o all’attività di lavoro è piuttosto complicata. E in ogni caso rimarrebbe la disparità di partenza nella maggiore speranza di vita per le donne rispetto agli uomini. Mentre i sindacati hanno chiesto di eliminare ogni ricalcolo in base alla speranza di vita. Proprio perché l’impatto è negativo per gli assegni.