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Economia
Pezzotto, la Lega Serie A porta in tribunale CloudFlare: "Servizi pirata"

Pay-tv illegale, la Lega Serie A porta in tribunale il colosso americano CloudFlare: "Servizi pirata"

La battaglia contro la pirateria sta dirigendo le proprie attenzioni verso gli Stati Uniti. Fino ad ora, la Lega Calcio, l'organizzatrice della Serie A, ha concentrato i suoi sforzi nella lotta contro il cosiddetto "pezzotto" (il nome in gergo di questa pratica illecita di streaming) sui singoli individui che diffondono illegalmente le trasmissioni delle pay-tv nelle cantine di varie zone d'Italia, così come sui criminali che gestiscono questo lucroso affare anche nell'est europeo.

Tuttavia, con un ricorso presentato al Tribunale di Milano il 3 aprile, la Lega Calcio ha messo nel mirino un'azienda informatica statunitense che, secondo quanto affermato nel ricorso, avrebbe fornito "servizi ai pirati" (ossia alle emittenti truffaldine) e persino "ai loro clienti" (i cosiddetti tifosi).

 

"Pagare un abbonamento illegale aiuta le mafie. Ci toglie 1,7 miliardi l’anno di Pil e 10 mila posti di lavoro. Infine, danneggia il club per cui tifi: perde soldi, è meno forte nelle Coppe, non può comprare campioni né investire nei giovani", aveva dichiarato lo scorso anno Massimiliano Capitanio, commissario dell'Autorità, in un'intervista a Repubblica. "Si compie un reato, è come rubare in un supermercato".

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Come riporta Repubblica, l'azienda in questione è Cloudflare, che sarebbe responsabile di consentire l'elusione dello scudo anti-pirateria che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha istituito dall'2 febbraio. Questo scudo è progettato per bloccare i siti illegali entro 30 minuti dall'inizio delle trasmissioni.

In un contesto già intricato, si aggiunge la complessità dei siti in regola che lo scudo avrebbe oscurato. È importante precisare che le accuse mosse dalla Lega Calcio sono contestate. La decisione su un'eventuale indagine spetta al Tribunale di Milano, sollecitato da possibili nuove denunce.

Secondo la Lega Calcio, i pirati stanno adottando una strategia ben definita. Tentano di bypassare il sistema di protezione del Garante italiano, mentre diffondono online istruzioni che consentono ai "tifosi" di guardare le partite in modo anonimo e senza rischi. I legali della Lega Calcio, con cautela, menzionano che Cloudflare fornisce ai pirati "il rifugio e le vie di fuga", facilitando la loro impunità.

La Lega, in particolare, ha citato uno specifico servizio della società, ovvero la VPN gratuita. Si sottolinea che l'uso di questa VPN può nascondere l'attività dei pirati agli occhi delle autorità. Tuttavia, la società potrebbe identificare gli abbonati alle pay-TV illegali se condividesse i log di connessione con le forze dell'ordine, ma ha rifiutato di farlo. Cloudflare, l'azienda in questione, ha dichiarato ufficialmente di non collaborare con le forze dell'ordine, né di fornire loro accesso ai dati dei clienti.

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Ma non è tutto. Lo scudo anti-pirati del Garante italiano blocca l'accesso ai siti illegali tramite IP e FQDN. La Lega Calcio accusa inoltre Cloudflare di offrire strumenti per bypassare questi blocchi. In particolare, la società permette agli utenti di gestire autonomamente il DNS, una funzione anti-lucchetto del loro abbonamento a Internet. Inoltre, il ricorso della Lega cita l'uso delle CDN, una tecnologia che migliora la qualità dello streaming inviando il contenuto ai server più vicini all'utente.

La Lega Calcio sostiene che Cloudflare potrebbe facilmente negare il servizio alle pay-TV illegali, ma non lo fa. Infine, Cloudflare fornirebbe alle pay-TV pirata il DNS autoritativo.

Quando il Garante italiano blocca una porta di accesso e di visione della pay-tv truffaldina (ancora il FQDN), questo paracadute apre subito delle porte di riserva. Migliaia, addirittura milioni.

Cloudflare, con sede a San Francisco, da sempre respinge ogni accusa e soprattutto le richieste delle autorità italiane, definendole "illecite o incostituzionali". Inoltre, lamenta di subire per mano dello scudo italiano anti-pezzotto l’oscuramento di siti perfettamente legali.

Nel ricorso della Lega Calcio si legge che il 24 febbraio 2024, due indirizzi del Garante sono stati raggiunti da circa 1200 mail di protesta. Fonti AgCom riferiscono che le mail sarebbero state ben 2000, alcune provenienti da mittenti ordinari e altre da mittenti con PEC legalmente valida.






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