Pmi con una marcia in più al Sud. Fatturati su più della media nazionale - Affaritaliani.it

Economia

Pmi con una marcia in più al Sud. Fatturati su più della media nazionale

I risultati del Rapporto Pmi del Mezzogiorno 2017 di Confindustria e Cerved

Si rafforzano i segnali positivi già visibili nei primi mesi del 2015 per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Resta però il divario con le imprese del Centro-Nord e il mancato recupero dei livelli di redditività pre-crisi. Continua infatti la ripresa del fatturato delle pmi meridionali che addirittura cresce più della media nazionale (+3,9% contro una media del +3,1%), aumenta significativamente anche il valore aggiunto che registra un incremento del 4,9%, consolidando la ripresa già manifestatasi alla fine del 2014. Secondo il Rapporto Pmi del Mezzogiorno 2017 di Confindustria e Cerved presentato a Napoli nella sede degli industriali locali, per le imprese del Sud infatti il valore del Mol è aumentato nel 2015 del 5,7%, più del dato nazionale.

Ancora troppo poco però per compensare la drammatica caduta dei profitti degli anni precedenti: i margini lordi delle pmi meridionali rimangono al 33% più bassi di quelli del 2007. Anche il peso degli oneri debitori sulle imprese meridionali resta ancora elevato, ben più alto di quello medio nazionale. Nonostante il costo medio del debito si sia ulteriormente ridotto tra il 2014 e il 2015 sia nel Mezzogiorno (dal 5,2% al 4,8%), sia a livello nazionale (da 4,6% a 4,2%), rimane un gap dello 0,6% che pesa sulle pmi del Sud. Tornano a salire anche i debiti finanziari dopo un periodo di contrazione che proseguiva dal 2011 (+1,1% nel Mezzogiorno e +0,3% a livello nazionale), un segnale chiaro di attenuazione del credit crunch almeno per tale tipologia di imprese, in linea con la ripresa moderata degli investimenti.

Segnali positivi, secondo il Rapporto anche l'andamento della natalità che conferma la crescita della fiducia nelle prospettive dell'economia meridionale. Sono 18mila le imprese di capitali che hanno visto la luce nel primo semestre del 2016, oltre un terzo nella sola Campania. In gran parte si tratta di società con meno di 5mila euro di capitale versato, proseguendo una tendenza in atto da qualche anno, accelerata dall'introduzione delle Srl semplificate. Il miglioramento del clima trova conferma nella riduzione del numero delle pmi che hanno avviato procedure di chiusura: dopo il record di fallimenti registrato nel 2014 sia in Italia che nel Mezzogiorno, dall'anno successivo è in moto un'inversione di tendenza che si conferma anche nel 2016: sono infatti 387 le imprese fallite nel Mezzogiorno, con una riduzione del 20,7% rispetto al 2015 e 2003 in Italia, pari a -21,7%.

Se il Rapporto rileva che sono uscite dal mercato le imprese con un rischio economico-finanziario elevato già nel 2007, dall'altro evidenzia che sono aumentate quelle con un bilancio classificato come "solvibile" (dal 36,4% al 40,4%). Rispetto però al dato nazionale permane la maggiore rischiosità del sistema meridionale: la quota di imprese del Sud in area di solvibilità è infatti più basse del 6,5%, mentre per quelle in area di rischio la percentuale è più alta del 2,3%. Timidi segnali significativi provengono dall'innovazione: sebbene il gap con il Centro-Nord sia marcato, non sono poche le imprese del Mezzogiorno che hanno scelto l'innovazione come chiave della propria crescita.

Nei registri ufficiali il Rapporto di Confindustria e Cerved individua 3mila startup e pmi innovative nel Mezzogiorno che occupano complessivamente oltre 23mila addetti e producono ricavi per quasi 3 miliardi di euro in cluster dalle grandi potenzialità, come il biotech, l'ecosostenibilità, il settore software, mobile e smartphone, tutti settori che mostrano incoraggianti segnali di vitalità, tanto più interessanti se si considera che sono i più coinvolti nella rivoluzione di Industria 4.0. I segnali positivi evidenziati nel Rapporto trovano conferma, seppure parziale, anche nelle previsioni nel biennio 2017-2018.

Ma per una ripresa più corposa delle pmi occorre un rafforzamento degli investimenti pubblici e privati ed una risposta diversificata da parte del governo e soprattutto un'Agenda di politica economica che ancora non s'intravede e che comprenda strumenti per ridurre il fisco, la macchina amministrativa e la finanza in un'ottica di medio-lungo termine che dia continuità alle policy a livello europeo, nazionale e regionale. Un'insieme di azioni per sostenere la crescita del Paese, ma soprattutto che valga per dare maggiore intensità al Mezzogiorno.

Eduardo Cagnazzi