Prandini: "Coldiretti più vicina alla destra? No, ma fattuale che governo meloni ha investito in agricoltura più che negli ultimi 30 anni" - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 21:57

Prandini: "Coldiretti più vicina alla destra? No, ma fattuale che governo meloni ha investito in agricoltura più che negli ultimi 30 anni"

di Federica Leccese

Ettore Prandini: "Coldiretti più vicina alla destra? No, ma il governo meloni ha investito in agricoltura più che negli ultimi 30 anni"

“Come risponde a chi sostiene che la Coldiretti sia troppo vicina alla destra?”, questa la domanda posta dal direttore di Affaritaliani, Marco Scotti a Ettore Prandini, il presidente di Coldiretti, durante “La Piazza”, la kermesse socio-economica e politica di Affaritaliani, organizzata a Ceglie Messapica dal 2018.


“Chi fa rappresentanza in questo Paese spesso si ritrova etichettato. Il mio compito, da presidente nazionale della Coldiretti, non è essere filogovernativo, ma avere una cultura di governo, che è ben diverso. Significa dialogare con le istituzioni, portare avanti le istanze dei nostri agricoltori e ottenere risultati concreti”, afferma Prandini, che aggiunge: “Devo anche essere trasparente nel riconoscere a chi fa, rispetto a chi non fa. Questo governo, nei suoi primi tre anni, ha investito più nell’agricoltura di quanto non si fosse fatto negli ultimi trent’anni. Perché dovrei criticarlo se ha sostenuto battaglie che ci stanno dando ragione?”.

“Un esempio fondamentale è rappresentato dal cibo sintetico”, spiega il presidente di Coldiretti. “C’è stato un tentativo, da parte di pochi soggetti molto forti economicamente, di demonizzare il cibo tradizionale, promuovendo quello creato in laboratorio come più sostenibile. Ma le analisi universitarie, anche statunitensi, dicono l’opposto: questo tipo di produzione emette più CO₂, consuma più energia e acqua, e per rendere quei cibi accettabili serve aggiungere ormoni, coloranti, insaporitori. Il governo italiano è stato il primo al mondo a vietare non la ricerca – che è fondamentale – ma la vendita e commercializzazione, applicando il principio di precauzione per la salute dei cittadini”.


Sulla possibilità, invece, di esplorare nuovi mercati, e se sia davvero possibile pensare a un’alternativa a Stati Uniti e Europa, Prandini spiega: “È una sfida complessa ma necessaria. Dobbiamo investire nella costruzione di cultura, far conoscere la qualità delle nostre eccellenze anche in nuovi mercati come India, Cina e Sudamerica. Questo significa rafforzare gli strumenti di supporto alle imprese, penso ad esempio a Simest, che segue le aziende italiane nel mondo. Il 2024 è stato un anno record per l’agroalimentare, ma possiamo crescere ancora. Parliamo di un settore che in Italia genera 707 miliardi di fatturato e dà lavoro a quattro milioni di persone”.

Sul Nutri-Score, invece, commenta: "Si tratta di un esempio evidente di un sistema che penalizza i nostri prodotti di eccellenza. L’olio extravergine d’oliva o il Parmigiano Reggiano venivano etichettati con un semaforo arancione o rosso, mentre le patatine fritte avevano il verde.Questo è un sistema fuorviante, che non tiene conto della qualità e delle quantità reali di consumo. È il risultato della pressione delle grandi lobby, che condizionano le scelte a Bruxelles, a scapito della trasparenza verso i consumatori”.


Alla domanda se Coldiretti si senta tutelato dalle istituzioni, sia nazionali che europee, Ettore Prandini dichiara: “Rispondo in modo diretto: da Raffaele Fitto, assolutamente sì. Dalla presidente von der Leyen, assolutamente no. Purtroppo, la Commissione ha spesso delegato le scelte ai burocrati, perdendo il ruolo guida della politica. Serve che la politica si riappropri del suo compito: governare i processi, non subirli. E aggiungo: molti ostacoli alle nostre imprese derivano proprio dalla burocrazia europea, che rallenta le scelte e frena la crescita”.


“Dobbiamo cambiare approccio sugli investimenti. Non possiamo continuare a competere tra Stati membri sforando il patto di stabilità, come propone la Commissione. Serve un’Europa che investe con risorse proprie, anche attraverso strumenti come gli eurobond, mettendo tutti i Paesi nelle stesse condizioni. Solo così potremo giocare la partita globale, che oggi è dominata da Stati Uniti e Cina”, continua Prandini.


Sul tema del Green Deal, il presidente di Coldiretti afferma: “Siamo favorevoli alla sostenibilità, ma non possiamo accettare regole europee troppo restrittive che poi non valgono per i prodotti importati da altri Paesi. Serve reciprocità: se in Europa vigono certe norme, allora anche i prodotti importati devono rispettarle. Altrimenti è concorrenza sleale”


Sull’Italian Sounding, infine, Prandini spiega: “L’Italian Sounding ha due facce. Da un lato è un danno enorme: prodotti che si spacciano per italiani ma sono fatti all’estero. Dall’altro, ci dice che c’è una fame di italianità nel mondo.A fronte dei 70 miliardi di export reale, l’Italian Sounding vale 120 miliardi. Dobbiamo trasformare questa domanda in opportunità per le nostre imprese, portando il vero prodotto italiano nei mercati esteri”, conclude il presidente di Coldiretti.

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