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Economia
Prosieben: “Niente nozze con Mediaset”. I tedeschi chiudono a Berlusconi jr

Di Luca Spoldi

Pier Silvio Berlusconi sembra avere un problema in Germania. Nonostante sia ormai azionista al 24,9% di ProsiebenSat.1 (2,7 miliardi di capitalizzazione, in calo di quasi il 4% oggi sul listino di Francoforte), nonostante l’uscita di scena di Max Conze, ex Ceo del gruppo tedesco dichiaratamente ostile al progetto di partnership con gli italiani, il muro di diffidenza verso il progetto MediaforEurope (Mfe) pare intatto, tanto che il successore di Conze, Rainer Beaujean, nel corso dell’odierna assemblea degli azionisti ha ribadito: “non abbiamo in corso alcuna discussione strategica con Mediaset”.

Se non è una porta chiusa in faccia al gruppo italiano, che oggi (con un -2% a metà giornata) interrompe un recupero che ha riportato la capitalizzazione di borsa sopra i 2 miliardi di euro, poco ci manca, tanto più che anche Beaujean insiste nel sottolineare come un’aggregazione tra emittenti televisive europee avrebbe “poco senso” in quanto genererebbe “poche sinergie”. L’opposto di quanto Pier Silvio e i suoi manager vanno ripetendo da mesi, avendo indicato per Mfe 100-110 milioni di sinergie possibili al 2023, da attualizzare a circa 800 milioni rispetto all’attuale gestione separata delle attività italiane e spagnole del gruppo oltre che di ProsiebenSat.1.

Chi abbia ragione è materia di differenti modelli valutativi e forse anche di un problema “culturale”. Beaujean si è infatti limitato a sottolineare come le partecipazioni del gruppo italiano, così come quelle di Czech Media di Daniel Kretinsky, salita al 12% e con cui ugualmente non sono in corso colloqui, e KKR, tornata tra i soci col 5,2%, “confermano che il titolo è attraente” ma nulla di più. E per meglio ribadire aggiunge: non c i sono trattative in corso per eventuali nuovi ingressi in Cda.

A questo punto il primogenito dell’ex premier italiano Silvio Berlusconi non ha molte alternative. Può attendere per vedere se il top management tedesco riuscirà a pilotare il gruppo fuori dalla “tempesta” e migliorarne strutturalmente la redditività a medio termine, ottenendo un rendimento del capitale investito (Roi) di almeno il 15%, così da ottenere interessanti flussi reddituali dalla sua partecipazione.

Oppure può cercare di convincere gli altri azionisti, a partire proprio da KKR e Czech Media (ma anche da fondi come Capital management, poco sotto il 10%, e Blackrock, calata da poco al 4,2%), della bontà del proprio progetto di aggregazione di televisioni generaliste europee, in previsione di una ripresa dei ricavi pubblicitari che per ora si fatica a intravedere, guadagnandone il supporto così da far passare eventuali operazioni straordinarie, ad esempio lo scorporo delle attività legate all’entertainment, che faciliterebbero una successiva integrazione tra i due gruppi, eventualmente allargata ad altri soggetti.

Una strada intermedia tra il “derubricare” quello in ProsiebenSat.1 a investimento finanziario e il tentare di forzare la mano al management coalizzando altri azionisti (sempre stando però attento a non cadere nell’azione di concerto che farebbe scattare l’obbligo di Opa) potrebbe essere il cercare di avviare colloqui quanto meno per rafforzare i legami “operativi” già esistenti. Nel 2017, infatti, Mediaset, assieme alla francese TF1, avevano investito in Studio71, rilevandone rispettivamente il 5,5% e il 6,1% attraverso un aumento riservato sulla base di una valutazione di 400 milioni.

Studio71 è un network multi-canale in lingua tedesca che sviluppa i format di ProsiebenSat.1 (tuttora azionista di controllo col 70% del capitale) sia per la televisione sia per il web, distribuiti tramite le piattaforme MyVideo e Youtube. Rafforzare la partnership in Studio71 potrebbe dare modo di valutare una futura partecipazione sia dei tedeschi sia dei francesi in Mfe, quel che resta da vedere è se il management (e gli azionisti) di ProsiebenSat.1 cambieranno idea o continueranno a respingere ogni avances italiana.

 

 

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