Risiko bancario, perchè nessuno difende la Popolare di Sondrio dall'"assalto" di Bper? Il dibattito su Affari - Affaritaliani.it

Economia

Risiko bancario, perchè nessuno difende la Popolare di Sondrio dall'"assalto" di Bper? Il dibattito su Affari

Un lettore scrive al nostro quotidiano e si domanda: perchè sono così pochi i media e le istituzioni che vogliono preservare Banca Popolare di Sondrio dall'attacco di Bper? La risposta del nostro direttore Marco Scotti

Risiko bancario, il dibattito su Affari 

Risiko bancario: Affaritaliani.it alimenta il dibattito, pubblicando una lettera di un lettore destinata al nostro quotidiano online, e la risposta successiva del direttore Marco Scotti. 

La lettera 

Buonasera,

da lettore amareggiato scrivo poichè vedo che nell'opinione pubblica sono davvero pochi i media e le istituzioni coraggiosi che difendono la Banca Popolare di Sondrio dall'attacco di Bper e si oppongono a questo risiko bancario che va nella direzione del capitalismo più sfrenato, non curante delle persone, delle imprese e dei territori che ci sono alle spalle.

Risiko bancario:
Innanzitutto l'impressione generale è che questo risiko bancario venga raccontato con l'eccitazione e l'agonismo di una partita di calcio, piuttosto che con la preoccupazione che richiederebbe un evento potenzialmente distruttivo del sistema finanziario con tutti i rischi annessi. 
Viene insegnato al primo anno di università che i settori concentrati favoriscono solo le aziende che vi operano e non certo i clienti. Sappiamo anche che nessun altro paese Europeo ha milioni di PMI come l'Italia, per cui fare parallelismi con l'Europa è fuori luogo e superficiale. Infine, negli ultimi anni dove ci sono state acquisizioni bancarie c'è sempre stata una stretta creditizia, per non parlare del saldo sempre più negativo del numero di sportelli ogni anno. Credo basterebbe questo per fermarsi a riflettere, per avere giornali, giornalisti, professori, esperti o semplici commentatori a cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'argomento e di bloccare questa corsa apparentemente sfrenata al gigantismo bancario.

Popolare di Sondrio
Venendo al caso specifico credo che tutti dovremmo difendere la Popolare di Sondrio dall'attacco pericoloso di Bper.
Non si capisce davvero il motivo per cui una banca sana, veramente radicata nel territorio, che è sempre cresciuta per linee interne, che continua ad aprire nuovi sportelli e che ha nel piano triennale di aumentare il numero di filiali dovrebbe aggregarsi una banca che sembra andare nella direzione opposta, quella appunto del gigantismo bancario. E' evidente che Bper abbia ormai abdicato al ruolo di banca popolare e ormai aspiri a essere una delle banche italiane più grandi. Purtroppo come diceva lo stesso Cimbri ( Bper: Cimbri, fusione con Sondrio sarebbe operazione sbagliata (RCO) - Il Sole 24 ORE  ) è un carrozzone di altre banche ancora lontano dall'essere efficiente.

Ho letto spesso purtroppo analisi superficiali che parlano di "integrazione geografica", "modelli simili" e "matrimonio naturale", ma chi conosce bene la Popolare di Sondrio sa benissimo che non è così:

1) i modelli distributivi sono ben diversi, Bper ha filiali grandi che per stare in piedi devono applicare una certa aggressività commerciale, nulla a che vedere con l'agilità e la prossimità territoriale di Popso, dove invece si costruisce un vero rapporto, solido e fedele, con i clienti, i quali sono più che disposti a recarsi fisicamente in filiale e pagare di più il servizio. E' per questo che Popso è più redditizia di Bper e di altre banche.

2) Nei resoconti dell'esercizio 2024 Bper ha espressamente indicato "razionalizzazione della rete di sportelli, come previsto dal piano industriale". Nel piano B-Dynamic al 2027 (annunciato prima di lanciare l'Ops) aveva già indicato di voler ridurre il personale di quasi il 10% al 2027. E' davvero questo quello di cui l'Italia ha bisogno?
 
3) Perchè nessuno chiede conto a Bper della desertificazione bancaria in Liguria? Se non fosse la causa post integrazione Carige, almeno dovrebbe prendersi la responsabilità di gestirla a tutela dei cittadini, no? Credo che la Liguria sia una bella rappresentazione di quello che accadrà in Valtellina se Bper avrà successo  

4) Se l'Ops andasse in porto, migliaia di clienti cambierebbero banca scappando a gambe levate. L'arroganza e le continue provocazioni non fanno poi altro che alimentare l'antipatia dei più verso Bper. Trovo assurdo come sia consentito a Bper di omettere questo calcolo, in primis per una questione di rispetto verso i propri stessi azionisti

5) Darei molta più evidenza al ruolo dei piccoli azionisti: guardando i dati recentemente diffusi hanno più che raddoppiato gli iscritti rispetto al 2024. In assemblea hanno raccolto deleghe per oltre il 7,5% del capitale sociale. Se ci aggiungiamo quelli che la delega non l'hanno conferita siamo a ridosso (se non oltre il 10%). Significa essere il secondo azionista e appena sotto a Unipol! Credo che sia un bel caso scuola da apprezzare, pubblicizzare e perchè no provare ad espandere. Sfido altre banche a fare altrettanto

In sintesi il vero patrimonio di Popolare Sondrio è il rapporto con i clienti fedeli e fidelizzati, cosa che andrebbe totalmente persa in qualunque acquisizione. Mi chiedo come si possa essere così miopi da non riconoscerlo e come faccia Bper a non essere trasparente con i propri azionisti su questo punto. Stesso discorso per quegli investitori istituzionali che mostrano una conoscenza davvero superficiale di quello che è Popso e pensano di poterla incasellare nel risiko al pari di qualunque altra banca.

Grazie per la cortese attenzione.

Cordiali saluti.

Fabio

La risposta del direttore di Affaritaliani.it Marco Scotti 

Caro Alli,

Comprendo bene le sue preoccupazioni e le sue istanze. Noi tendiamo a considerare il mondo bancario solo come l’empireo della finanza e non come quel settore che vive di piccole aziende, di famiglie che vogliono acquistare la prima casa, di persone che hanno bisogno di un luogo sicuro in cui gestire i propri risparmi.

Però è indubbio che il sistema bancario italiano abbia retto le temperie che hanno fatto seguito  al triennio orribile 2008-2011 perché si è irrobustito, ha creato un’industria degli Npl e ha soprattutto avviato un processo di concentrazione e razionalizzazione per cui gli istituti si sono ridotti di numero e si sono ampliati i perimetri delle banche.

Non entro ulteriormente nel merito della sua cortese e documentata lettera perché ritengo che lei abbia colpito nel segno per una parte del problema, ma secondo me la corsa al risiko riguarda anche un futuro in cui le banche si misureranno in uno scenario europeo in cui - mi auguro - saranno armonizzate le regole e gli obiettivi. Così, lo scenario competitivo sarà tra istituti spagnoli, francesi, tedeschi e italiani, che giocheranno alla pari. O forse sono solo un illuso?