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Economia
Ritorno alla "scala mobile"? Macché: ecco il rimedio contro l'inflazione

Scala mobile? No, meglio diminuire la tassazione mano a mano che l’inflazione cresce

In tempi di inflazione, come adeguare i salari? Una delle proposte è quella di far “resuscitare” la scala mobile eliminata dal Governo Amato nel 1992. Cos’era? La scala mobile era uno strumento economico in tema di politica del salario volto ad indicizzare automaticamente i salari in funzione degli aumenti dei prezzi di alcune merci, al fine di contrastare la diminuzione del potere d’acquisto dovuto all'aumento del costo della vita, secondo quanto valutato con un apposito indice dei prezzi al consumo. Fonte Wikipedia.it Uno dei tanti problemi, degli anni ‘80 e ‘90, erano legati  appunto all’utilizzo della scala mobile, a causa di un’inflazione galoppante, un po’ interna e un po’ importata, e quindi per sopperire al continuo depauperamento del potere d’acquisto venne introdotto questo indice di adeguamento prezzi generando però due fattori:

1.    un notevole incremento della circolazione monetaria con lo stampare nuova valuta;

2.    la svalutazione della lira conferendo, al contempo, al nostro export un notevole  incremento delle vendite (fino a prova contraria siamo un Paese di trasformazione e servizi).

Ovviamente a tutto ciò era legato il debito pubblico con interessi sui titoli di stato che raggiungevano e qualche volta superavano il 20%.

Domanda: perché oggi, a mio avviso, la scala mobile non è applicabile? La prima ragione è che non possiamo svalutare l’euro e poi come tutti sappiamo chi stampa moneta non è più la Banca d’Italia, ma la Banca Centrale Europea, ergo … Allora come si risolve la questione dell’adeguamento dei salari? Ho pensato che un modo, forse elegante e non invasivo, ci potrebbe essere e cioè: diminuire la tassazione mano a mano che l’inflazione cresce.

Esempio? Supponiamo di avere un’inflazione al 10% ed un reddito di 20.000 euro, sarebbe sufficiente che il Ministero dell’Economia e delle Finanze adeguasse la tassazione per l’importo di € 2.000 ed il problema sarebbe risolto. Giusto per non dare lavoro alla “burocrazia” basterebbe applicare un credito d’imposta sull’anno della tassazione; chi redige le buste paga sa benissimo come si fa.

Qualcuno potrebbe obiettare che è più semplice aumentare il salario. Probabilmente è così, ma ciò potrebbe comportare, per i dipendenti, anche un aumento della tassazione e magari superare la soglia di scaglione ed ecco che tutto torna come prima, inoltre vi sarebbe un aggravio nei costi, anche previdenziali, per le aziende (che dovranno scaricare i maggiori costi ovviamente si consumatori finali) ed in questo caso chi ci guadagna è lo Stato con la tassazione diretta ed indiretta. Combattere l’inflazione con i vecchi metodi: politiche monetarie restrittive, riduzione della spesa pubblica o magari con le politiche di controllo di emissione della moneta, come abbiamo già potuto constatare,  non paga, salvo voler “affondare” l’economia reale. Si devono sempre fare delle scelte, ma per una volta possiamo scartare quelle che hanno già  prodotto più danni che benefici?

 

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