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Economia
Taglio cuneo fiscale, al via l'aumento degli stipendi: ecco chi ci guadagna

Taglio del cuneo fiscale 2023, via agli aumenti ma non per tutti: ecco perchè

Con cuneo fiscale si intende la somma delle tasse, dirette e indirette, e dei contributi previdenziali che incidono sul costo del lavoro. In pratica il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la paga netta ricevuta dal lavoratore. 

La legge di Bilancio 2023 ha previsto la proroga del taglio del cuneo fiscale, già in vigore per la seconda parte del 2022. Si tratta della proroga rafforzata del taglio introdotto dal governo Draghi e riguarda il taglio della quota dei contributi previdenziali "per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti" a carico del lavoratore in busta paga. In sostanza, si tratta di uno sconto sulle trattenute in busta paga, che varia in base al reddito

Taglio del cuneo fiscale 2023, le variazioni in base al reddito

La novità è l’estensione del taglio del cuneo fiscale al 3% per i lavoratori che percepiscono fino a 25.000 euro di reddito lordo annuale, distribuito su 13 mensilità.

Per chi superare questa retribuzione, e fino a 35.000 euro, resta il taglio del cuneo contributivo al 2%.

Il taglio della quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti (pubblici e privati) viene, quindi, incrementato di un punto percentuale.

Taglio del cuneo fiscale, chi ha diritto allo sconto

La riduzione dei contributi del 2% riguarda tutti i lavoratori dipendenti con reddito lordo annuo fino a 35 mila euro. Chi invece, ha un reddito lordo annuo fino a 25 mila euro può contare su uno sconto del 3%. 

Il beneficio, essendo fisso e in percentuale uguale per tutti, avvantaggia i redditi più alti tra coloro che ne hanno diritto, quindi l’aumento maggiore in busta paga lo avranno coloro che hanno lo stipendio più alto

Il taglio del 3%

Lo sconto contributivo spetta a tutti i lavoratori dipendenti, esclusi i lavoratori domestici (che hanno una normativa specifica e aliquote contributive più basse), che abbiano una retribuzione mensile inferiore a 1.923 euro lordi, su 13 mensilità. In pratica lo sconto sui contributi del 3% viene applicato per tutto l’anno, compresa la tredicesima se la retribuzione lorda, diviso 13 mesi risulta inferiore a 1.538 euro. Parliamo di una decina di euro in più al mese. Con un minimo di circa 8 euro per i redditi intorno ai 10 mila euro a un massimo di 15 euro al mese per i redditi pari a 20 mila euro.

Il taglio del 2%

Lo sconto contributivo spetta a tutti i lavoratori dipendenti, esclusi i lavoratori domestici, che abbiano una retribuzione mensile inferiore a 2.692 euro lordi, su 13 mensilità. 

Il tetto mensile

L’Inps ha chiarito in una circolare che le soglie retributive (imponibile previdenziale) individuate dalla norma come massimali mensili incidono sulla determinazione della sua entità: "Laddove la retribuzione imponibile superi il limite pari a 2.692 euro al mese, non spetterà alcuna riduzione della quota a carico del lavoratore. Pertanto, se il lavoratore in un singolo mese percepisce una retribuzione di importo superiore a 2.692 euro lordi, per quel mese non avrà diritto al beneficio".

 

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