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Economia
Tesla a tutto gas col Coronavirus. Pronto per Musk bonus da 712 milioni

E’ il giorno della verità per Elon Musk: Tesla, produttore di auto elettriche amato dagli investitori che hanno fatto salire la capitalizzazione di mercato del titolo a quasi 142 miliardi di dollari alla chiusura di ieri di Wall Street, rivelerà oggi i conti del primo trimestre dell’anno, ma gli occhi degli investitori saranno tutti puntati sulla conferma o meno del target di vendita di mezzo milione di vetture entro fine anno.

Le attese di consenso sono per 6,16 miliardi di dollari di ricavi in questi primi tre mesi, in calo rispetto alla stima di 6,6 miliardi formulata a inizio anno perché nel frattempo anche gli impianti di Tesla, come quelli di tutti i produttori mondiali, si sono dovuti fermare per l’epidemia di coronavirus (e non potranno riaprire prima del 4 maggio). Quanto al risultato netto, anziché 93 centesimi di utile per azione come ci si augurava a inizio anno ora gli analisti si attendono 27 centesimi di perdita.

tesla model y 5Foto: LaPresse
 

Lo scorso anno il primo trimestre si era comunque chiuso con 2,9 dollari di perdita per azione. Per l’intero 2020 il consenso prevede inoltre che i ricavi si fermeranno poco sopra i 30,1 miliardi di dollari (mancando i 32 miliardi previsti a inizio anno), sufficienti comunque a far chiudere l’esercizio con un utile netto per azione di 3,61 dollari, ossia circa 643 milioni di dollari, comunque meno della metà di quanto previsto a gennaio (il consensus parlava all’epoca di 8,6 dollari di utile per azione). Sarà dunque difficile che Musk si sbilanci così tanto da ribadire un obiettivo di vendita fissato prima dell’esplodere della pandemia di Covid-19, eppure non tutto è perduto.

Anzitutto Tesla dopo aver già riaperto il nuovo impianto di Shanghai dovrebbe far ripartire anche la fabbrica californiana di Fremont, ferma dal 23 marzo, prima degli altri grandi produttori Usa (Ford, Gm e Chrysler ripartiranno solo il 18 maggio) e di Honda (che riparte il 13 maggio), a tempo con Toyota, ad oggi il principale produttore mondiale di auto ibride ed elettriche con 10 milioni di vetture vendute ad oggi. Tesla per ora resta ben distante da simili livelli di immatricolazioni: lo scorso anno ha venduto la cifra record di 367.500 vetture, nella parte bassa del range di 360-400 mila vetture che la società aveva indicato ma già più del totale cumulato dei 2 anni precedenti.

Per alcuni analisti tra cui quelli di Berenberg e di Goldman Sachs, inoltre, i contraccolpi della pandemia di Covid-19 potrebbero giocare a favore di Musk, perché chi come Volkswagen è impegnato in un maxi-investimento da 35 miliardi di euro (40 miliardi di dollari) per arrivare a produrre 40 modelli totalmente elettrici entro il 2025, potrebbe ora dover rivedere le proprie ambizioni e rimodulare gli investimenti alla luce delle difficoltà in cui si dibatte il settore automobilistico (e l’economia mondiale in generale).

Mentre Tesla, zitta zitta, ha venduto nei primi tre mesi dell’anno in Cina 16.747 “Model 3”, più del doppio di qualsiasi altro modello dei produttori locali e distaccando ulteriormente Bmw (5538 immatricolazioni) e Volkwagen (2869 vetture elettriche vendute). Numeri comunque minuscoli, ma visto che in tutto il mondo si vendono circa 100 milioni di vetture all’anno (17 milioni solo negli Stati Uniti, per un controvalore di ben 462 miliardi di dollari), anche se quest’anno potrebbero calare a “soli” 85-87 milioni, gli spazi di crescita per l’auto elettrica sembrano ancora sconfinati.

Quello che non è chiaro è se Tesla riuscirà a rimanere sulla cresta dell’onda meritando una capitalizzazione di mercato che ai livelli attuali “prezza” quasi 4,7 anni di ricavi ovvero ben 220 volte gli utili che ci si attende a fine anno. Per fare un confronto, Fiat Chrysler Automobiles ad oggi “vale” in borsa 0,13 volte il suo fatturato e 4,85 volte gli utili attesi. Se qualcosa non dovesse convincere gli investitori e le quotazioni di Tesla tornassero a scendere, per Musk sarebbe un duro colpo anche perché l’imprenditore è in attesa di staccare una succosa stock option.

La condizione per poterlo fare è che la capitalizzazione di Tesla resti per almeno 6 mesi sopra i 100 miliardi di dollari. Al momento la media a sei mesi è attorno ai 97 miliardi e se le quotazioni rimarranno ai livelli attuali entro fine giugno Musk potrebbe centrare l’obiettivo. In questo caso, in base al piano di incentivazione stilato nel 2018, a Musk verrebbe attribuita una prima tranche di 1,7 milioni di azioni da riscattare al prezzo di 350,02 dollari per azione.

Alla chiusura di ieri (769,12 dollari) il proprietario di Tesla intascherebbe un bonus pari alla differenza col prezzo di mercato, staccando un assegno da 712,5 milioni che non avrebbe eguali nella storia della finanza moderna. Se poi le quotazioni dovessero salire (nelle contrattazioni pre-borsa Tesla viene indicato a 785 dollari) la cifra potrebbe a sua volta lievitare, mentre Tesla sfiorerebbe una valutazione doppia rispetto a quelle di Ford (21,4 miliardi di dollari di capitalizzazione), General Motors (31,8 miliardi) e Fca (12,22 miliardi di euro, ossia 13,21 miliardi di dollari) messe assieme e solo Toyota (la cui capitalizzazione equivale a circa 205 miliardi di dollari) gli rimarrebbe davanti. Un livello da “bolla” secondo alcuni analisti, solo il prossimo traguardo da raggiungere per altri.

Luca Spoldi

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