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Economia
Tim, il cda dà mandato a Labriola di scegliere gli asset da vendere
Henry Kravis, Pietro Labriola, Dario Scannapieco

Tim rifiuta l'offerta di Cdp-Macquarie e dà mandato a Labriola di individuare gli asset da vendere

Tim rimanda al mittente l’offerta di Cdp e Macquarie dopo quella di Kkr. E questa è una notizia quasi scontata. Quello che lo è un po’ meno è quello che succede da adesso al 18 aprile, termine fissato dal board dell’ex-Telecom per arrivare – si spera – alla soluzione dell’annoso problema della rete. Nella lettera inviata agli interessati, infatti, il consiglio di amministrazione ha chiesto di alzare l’offerta che, al momento, “non riflette il valore dell’asset e le aspettative di Tim”.

Non solo. Nella lettera inviata a Macquarie e Cdp si dice che “per favorire l’allineamento delle condizioni dell’operazione proposta rispetto al quadro strategico rilevante per TIM, il Consiglio ha deliberato di mettere a disposizione del Consorzio – non in esclusiva – alcuni specifici elementi informativi e di richiedere le ulteriori indicazioni necessarie per comprendere a pieno gli assunti e gli economics della NBO del Consorzio”.

Ma è la parte conclusiva della missiva a rappresentare il passo avanti più significativo: “Al fine di consentire sia al Consorzio, sia a KKR, di presentare le loro offerte migliorative in un processo competitivo definito, ha dato mandato all’Amministratore Delegato, Pietro Labriola, affinché avvii un processo regolato, trasmettendo a entrambi gli offerenti, per il tramite dei propri advisor, una process letter che indichi” i termini e il perimetro dell’offerta. 

Tradotto: Labriola dovrà decidere quale sarà il futuro dell’azienda, quali gli asset da mettere sul mercato e arrivare alla definizione di che cosa si vuole vendere. Finora, infatti, le offerte non erano state sollecitate, da oggi cambia la prospettiva. Questo significa che si farà sicuramente la rete unica? Difficile dirlo in questo momento. Quello che è certo è che il board dice due cose: la prima, che chi vuole fare un’offerta deve presentarla sulla base degli asset effettivamente in vendita. La rete primaria e secondaria? Sparkle? Si vedrà.

In secondo luogo si chiede a tutti gli azionisti, Vivendi in testa, di valutare un’offerta che sia su qualcosa di concreto. Gli advisor sono già al lavoro, Labriola – c’è da scommetterlo – si prenderà il suo tempo ma dovrà arrivare alla definizione dell’argenteria di famiglia da mettere in vendita. Cambia la prospettiva. Il risultato, si spera, dovrebbe essere un po’ diverso.

Tim: nel 2022 riduce perdita a 2,9 mld

Tim chiude il 2022 con una perdita di 2.925 milioni di euro rispetto a quella di 8.652 milioni di euro nell'esercizio 2021. Il risultato netto sconta l’effetto negativo di oneri netti non ricorrenti per 2.431 milioni di euro (8.692 milioni di euro nell’esercizio 2021). L'ebit torna positivo per 606 milioni.

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