Economia
Tronchetti Provera non molla Pirelli: prestiti record per blindare l’asse italiano
Da Unicredit e Intesa erogato un finanziamento da 650 milioni. Camfin detiene il 26,4% del gruppo e si è già mossa per salire fino al 29,9%

Tronchetti Provera
Tronchetti Provera si riprende Pirelli: Camfin rafforza il controllo
Marco Tronchetti Provera non ha alcuna intenzione di lasciare la presa su Pirelli. Dopo settimane di tensioni, Camfin, la holding guidata da Provera azionista della Bicocca con il 26,4%, ha messo in campo un’operazione finanziaria su larga scala per consolidare la presa sulla società degli pneumatici, portando la propria quota fino al 29,9% e contenendo così il potere del socio cinese Sinochem, oggi in ritirata.
Come riporta il Messaggero, il piano si poggia su un’alleanza solida con due delle principali banche italiane: Unicredit e Intesa Sanpaolo. I due istituti hanno strutturato un complesso schema di finanziamento attraverso tre margin loan (prestito con margine) per un totale di 570 milioni di euro, ai quali si aggiungono ulteriori 80 milioni destinati a Longhmarch, socio storico e alleato di Camfin. Il disegno è chiaro: rafforzare la componente italiana della governance di Pirelli in vista di un probabile ridimensionamento della quota di Sinochem (ancora oggi primo azionista tramite la controllata Marco Polo Italy con il 37%) e, soprattutto, blindare il controllo.
L’operazione si articola in tre distinti prestiti garantiti da azioni Pirelli. Il primo, da 350 milioni, è destinato a Camfin spa; il secondo, da 220 milioni, a Camfin Alternative Asset (CAA), mentre il terzo, da 80 milioni, va a Longhmarch Holding srl. Ma i due istituti finanziatori non hanno solo dato il proprio contributo: Unicredit detiene il 19,84% con diritto di voto multiplo nella holding, mentre Intesa possiede il 10,69%. A monte, Camfin è saldamente controllata dalla Marco Tronchetti Provera spa con una quota del 69,45%.
Attualmente, Camfin detiene il 26,4% del gruppo e si è già mossa per salire fino al 29,9%. L’obiettivo è quello di garantire la "italianità" di Pirelli, ma soprattutto, tenere saldo l’asse con gli Stati Uniti, da cui oggi arriva il 40% del fatturato. Ed è proprio Washington a spingere per un disimpegno cinese: le nuove regole volute dall’amministrazione Trump con i suoi dazi vietano l’utilizzo di hardware e software sviluppati da società con partecipazioni cinesi. Tronchetti, nel frattempo, lavora già alla prossima fase: riorganizzare la governance della società con una regia tutta italiana e, ovviamente, senza perdere il timone.