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Economia
Patto stabilità, guerra falchi-Paesi Sud: "Crescita prima. No, serve rigore"

Sospeso con la pandemia, la riforma del Patto di stabilità al centro dei negoziati tra i Paesi membri

Patto di stabilità: riforma sì, riforma no. Il tema del cambiamento delle regole fiscali comunitarie è al centro della prima riunione dell'Eurogruppo nel 2022, dove va in scena la tradizionale frattura tra i falchi del Nord e gli Stati del Mediterraneo. Una riunione in cui ha fatto il proprio debuto il neo ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, da sempre paladino dell'austerity e attore chiave dei negoziati, espressione di uno dei Paesi fondatori e della prima economia europea. Sospeso con la pandemia, il Patto di stabilità e crescita è al centro dei negoziati tra i Paesi membri in vista della riattivazione nel 2023: da un lato, ci sono i Frugali che vogliono ripristinarlo al più presto, dall'altro ci sono Francia, Italia e Spagna che guidano invece il fronte di coloro che vogliono una revisione delle norme e dei parametri prima di riattivarlo in modo da eliminare il suo carattere anticiclico.

Patto di stabilità, il ministro delle Finanze tedesco Lindner: "Va trovato un equilibrio intelligente"

"Il Patto di stabilità ha mostrato di essere flessibile durante la crisi, adesso è il momento di costruire lo spazio nei bilanci per rendere resiliente anche il settore pubblico", ha dichiarato il falco Lindner, arrivando al suo primo Eurogruppo e mettendo subito in chiaro i confini entro cui deve svolgersi il dibattito sulla revisione delle regole fiscali: "Sono molto a favore di una riduzione del debito pubblico, è importante anche per l'Unione bancaria risolvere il nesso tra banche e debito sovrano" e la Germania è "aperta a progressi, ma va trovato un equilibrio intelligente fra debito e investimenti", ha precisato il ministro del governo Scholz che ha assicurato la "partecipazione" di Berlino alla discussione "che ci aspettiamo inizierà realmente a giugno quando conosceremo la proposta della Commissione europea". 

Dombrovskis: "Sembrano emergere alcune ampie aree di convergenza"

E' toccato a Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, preparare il terreno comune del confronto sul tema, visto che per il lettone "sembrano emergere alcune ampie aree di convergenza" su una maggiore gradualità dei percorsi di riduzione dei debiti pubblici e sulla semplificazione delle regole.

Per il vice di Ursula von der Leyen, il consenso riguarda "in particolare una maggiore gradualità nelle regole di riduzione del debito e sulla cosiddetta regola del 20esimo", in riferimento alla norma che prevede che in tempi normali gli Stati debbano ridurre di un ventesimo l'anno la parte di debito pubblico eccedente la soglia del 60% del Pil. Una norma già poco applicata di fatto, ma che con i nuovi livelli di indebitamento post-Covid appare ancor meno attuabile. "Ci serve un percorso di riduzione del debito credibile, ma che sia anche realistico e in grado di sostenere la ripresa economica e le transizioni verde e digitale".

Gentiloni sulla linea riformista pro-crescita di Francia e Italia

Il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, guardiano a Bruxelles del rispetto delle regole comunitarie fiscali da parte dei singoli Stati membri si è posizionato immediatamente sulla linea riformista pro-crescita di Francia e Italia. "Dal mio punto di vista, un aspetto che dobbiamo avere molto chiaro è che non bisogna ripetere le vecchie discussioni" e che sulla riforma "affrontiamo una nuova situazione, per via dei livelli di debito e per via dell'enorme fabbisogno di investimenti", ha sottolineato Gentiloni, secondo cui "serve stabilità ma anche crescita durevole e sostenibile".

Sul tema leggi anche:

Patto Stabilità, la proposta italiana: rapporto debito-Pil giù del 3,5% l'anno

Ue, asse Italia-Francia: "Serve un'agenzia europea del debito. Nuove regole"

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