Unicredit Mps, ostacoli sulla fusione. Il Mef non vuole lo spezzatino - Affaritaliani.it

Economia

Unicredit Mps, ostacoli sulla fusione. Il Mef non vuole lo spezzatino

La partita per il Monte agita il settembre bancario

Dalla messa in sicurezza definitiva del Monte dei Paschi alla corsa per sfruttare, tramite un nuovo round di matrimoni, il tesoretto costituito dalle Dta, le imposte attive differite trasformabili in un credito fiscale. Dopo la pausa estiva, movimentata dalla due diligence di Unicredit sul Monte e da una tornata di conti semestrali tonici, sono queste le sfide d'autunno per il settore bancario.

LA PARTITA PER IL MONTE

Sul fronte senese, che scalda anche la politica, specialmente considerata la coincidenza con un'importante tornata di elezioni amministrative e con quelle per il collegio della citta' toscana che vedono fra i protagonisti il segretario del Pd Enrico Letta, le prime novita' sono attese per settembre. Entro la prima decade del mese da Unicredit e dal suo ad, Andrea Orcel, dovrebbero arrivare degli aggiornamenti a fronte dell'analisi condotta su Mps: la banca milanese, salvo proroghe della due diligence, si ritrovera' a discutere con il ministero dell'Economia e delle Finanze il perimetro di Mps a cui e' interessata e i restanti contorni dell'operazione. Fra le condizioni poste che sia neutrale per il capitale di Unicredit e che ne accresca l'utile per azione. Nella 'data room' del Monte, poi, sarebbe entrata anche Medio Credito Centrale, che acquisira' parte degli assets (a partire dalle filiali del Sud Italia) a cui la banca guidata da Orcel non e' interessata o che non puo' acquisire per ragioni di antitrust.

FUSIONE UNICREDIT-MPS, I DUBBI DEL TESORO

"Da parte del Tesoro, che vorrebbe ridurre al minimo le ricadute sociali per i riflessi occupazionali e come ha sottolineato il ministro Daniele Franco in Parlamento, si vuole scongiurare smembramenti", scrive il Messaggero, che spiega: "Nei prossimi giorni il Tesoro concorderà con Unicredit «misure di mitigazione del rischio» che potrebbero far riesaminare il perimetro selezionato. Una delle concessioni riguarderà i livelli occupazionali per contenere il numero degli esuberi da gestire con il fondo di garanzia di sette anni finanziato dallo Stato. Potrebbe non bastare. In ambienti governativi sarebbe rispuntata l'ipotesi di coinvolgere il sistema bancario".