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Economia
Vino italiano: tendenze, competitività e prospettive di sviluppo

Il settore del vino in Italia: tendenze, dinamiche competitive e prospettive di sviluppo

Il settore del vino in Italia: tendenze, dinamiche competitive e prospettive di sviluppo nell’Industry Book 2019 di UniCredit. Un settore che prosegue nella propria dinamica di crescita e che conferma, con risultati apprezzabili, il processo di riposizionamento su uno scacchiere mondiale in continua e rapida evoluzione.

Questa è, in estrema sintesi, la fotografia del mondo del vino italiana resa dall’Industry Book 2019, lo studioche UniCredit conduce annualmente su tendenze, dinamiche competitive e prospettive di sviluppo e crescitadel variegato comparto vitivinicolo nazionale. Dichiara Andrea Casini, Co-Head Commercial Banking Italy di UniCredit: “UniCredit, con il suo network dibanche leader nei propri 14 mercati strategici e una presenza consolidata in altri 18 Paesi in tutto il mondo,conferma il proprio impegno a sostegno del vino italiano nel mondo. Un’azione che, grazie a una forte focalizzazione con specialisti e servizi dedicati, ci ha permesso nel 2018 di triplicare le nuove erogazioni afavore del settore, superando così i 320 milioni di euro.

In prossimità del principale evento fieristico delsettore, il Vinitaly, con cui peraltro ha rinnovato quest’anno la propria storica partnership, UniCredit fornisceagli addetti ai lavori una fotografia, la più completa e realistica possibile, dei trend in atto nel settore e delleloro possibili evoluzioni. Con questa ricerca andiamo ad arricchire e completare un quadro di interventi afavore del comparto vitivinicolo senza pari, che spazia dal sostegno alla filiera, con interventi di ReverseFactoring, a finanziamenti realizzati per l’invecchiamento del prodotto, studiati ad hoc sulle esigenze delleaziende vinicole”.Il report, partendo da dati “macro” su fenomeni inerenti i consumi e la produzione di vino su scala mondiale, individua, dati alla mano, numerose tendenze ed evidenze a livello nazionale e regionale e traccia un quadroprospettico su dinamiche cruciali come l’andamento dei flussi di export.

Fatturati: In Italia il settore del vino conta circa 2 mila imprese industriali e fattura oltre 11 miliardi di euro,l’8% circa del fatturato nazionale del settore Food&Beverage.

L’intero comparto denota una propensioneall’export elevata, con un valore di 6,2 miliardi di euro generato sui mercati esteri. (il 54% del fattura tototale, in aumento rispetto al 51% del 2017). Su questo versante picchi di eccellenza si registrano nei segmenti dei vini DOP/IGP e degli spumanti, con una propensione all’export che si attesta, rispettivamente,al 58% e al 63%.Volumi di produzione: nel 2018 la produzione di vino in Italia è stata molto abbondante; con una produzione globale di 50,4 mln di hl sono stati superari del 10,5% i livelli dell’anno precedente. L’Italia si conferma così, per il quarto anno consecutivo, il primo produttore mondiale di vino, con un contributo dicirca il 17% dalla produzione mondiale.

In particolare è aumentata la produzione di vino DOP (+21,7% annosu anno, di cui +23,4% rossi e +20,5% bianchi) mentre l’IGP ha registrato un aumento più contenuto (+2,5%anno su anno).Vini DOP e IGP: Con 523 prodotti certificati, l'Italia detiene il primato mondiale dei vinici certificati IG (DOP eIGP). 1 vino certificato su 3 in ambito europeo viene prodotto in Italia (Francia seconda con “soli”435 vini),tanto da far sì che ben il 68% del vino prodotto in Italia nel 2018 sia DOP o IGP, con un “peso specifico”maggiore rispetto all’anno precedente (+3%).Vini BIO: In linea con la crescente domanda di vini biologici, prosegue in Italia l’espansione della superficiededicata alla coltivazione biologica della vite, la cui superficie ha superato i 100 mila ettari (Dato 2017 –Fonte SINAB), il 16% dell’intera superficie nazionale.

Alcune regioni italiane si stanno specializzando nellaproduzione di vini biologico: è il caso della Calabria, dove il 51% della superficie coltivata a vite è dedicata albiologico, della Basilicata (49%) e della Sicilia, prima in Italia per ettari coltivati con viti Bio. Consumi: nell’arco degli ultimi 15 anni i consumi globali di vino sono aumentati del 6,6% annuo,attestandosi, a fine 2017 a 243 mln di hl (Fonte: OIV). Continua il processo di redistribuzione dei consumimondiali: la crescita della domanda è sostenuta principalmente dalle economie emergenti sudamericane easiatiche, con la Cina che ha più che raddoppiato i suoi consumi. Gli Stati Uniti risultano a fine 2017 il primo0123mercato mondiale, con oltre 32 milioni di hl che pesano per il 24% dei consumi totali.

L’Italia è in terza posizione per consumi, con oltre 22 milioni di hl, in crescita dello 0,9% rispetto all’anno precedente erappresentanti il 9,3% della domanda mondiale. Scambi internazionali e export Italia: nel 2018 le vendite mondiali di vino hanno superato i 30 miliardi dieuro, in crescita dello 0,8% rispetto all’anno precedente e a dispetto della contrazione dei volumi globali (-6,7% a/a). Sul fronte delle importazioni si registra un grado di concentrazione relativamente moderato con iprimi 10 paesi importatori in grado di intercettare solo 67% degli scambi globali. Gli Stati Uniti siconfermano primo mercato mondiale ma buone dinamiche di crescita si registrano per mercati “maturi”come Belgio (+2,7%), Germania (+1,9%) e Paesi Bassi (+1,3%). Viceversa i paesi esportatori sono molto concentrati, tanto che i primi 3 paesi UE esportano il 60% dell’export mondiale.In questo quadro l’Italia detiene una quota del 19,8% del totale export in valore, con 6,2 mld € di vendite suimercati esteri.

Dall’analisi emerge come nell’ultimo decennio le esportazioni italiane di vino abbiano puntatosempre più sulla qualità, come rivela la rapida crescita delle vendite in valore (+5,2% medio annuo nelperiodo 2007/2018) rispetto ai volumi esportati, rimasti invece quasi invariati (+0,3% nello stesso periodo). Tale tendenza si è confermata anche nel 2018, con il valore dell’export in crescita del 3,3% sull’anno precedente nonostante il calo dei volumi (-7,8% a/a). Gli USA rimangono il primo mercato di sbocco, seguiti da Germania e Regno Unito. Questi 3 mercati insieme assorbono più della metà (53,6%) dell’export italianoglobale.

Tra i mercati di destinazione che crescono di più rispetto al 2017 si segnalano la Francia (+10,1%),la Svezia (+7,5%) e i Paesi Bassi (+5,6%).Outlook e prospettive: Per il prossimo quinquennio l’OIV stima un fatturato mondiale del settore vino increscita dell’1,5% annuo, tale da superare nel 2023 i 350 miliardi di dollari. Anche per l’Italia l’outlook siconferma moderatamente positivo, grazie soprattutto alla domanda estera mentre per i consumi interni lestime rimangono più caute. A trainare i fatturati sarà la spesa globale per il consumo di vino: il progressivo ampliamento del redditodisponibile e della classe media nei paesi emergenti, unito al maggiore orientamento verso i vini di qualità inEuropa, porterà ad un’accelerazione rispetto agli ultimi 5 anni , con un tasso medio di crescita per il periodo2018-2023 del 3,8%. Guardando ai singoli Paesi, secondo un’elaborazione UniCredit su dati NOMISMA WINE MONITOR i mercati più interessanti per l’export di vino italiano nel 2020 saranno:- per i vini fermi: la Cina, dove sono previste volumi di vendite in aumento dell’11,9%, il Canada(+6,5%) e  il Giappone (+4,2%)- per gli spumanti: conferme per Canada, USA e Cina, dove si dovrebbe registrare una crescitarispettivamente del 18,4%, del 14,6% e del 12,2%.

Da segnalare le stime al ribasso per la Germania, partner commerciale storico in cui si dovrebbe assistere auna contrazione dei consumi, sia nel comparto dei vini fermi (-0,1%), che negli spumanti (-0,8%).Performance economico-finanziaria: l’analisi UniCredit su un campione di 685 imprese produttrici di vinoche hanno depositato il bilancio negli ultimi 5 anni conferma le buone performance del settore nel periodo2013-2017, con una crescita del fatturato ad un tasso medio annuo del 3,9%.

La classificazione delleimprese per fatturato segnala un andamento migliore delle imprese con fatturato superiore a 5 mln € rispetto a quelle con fatturato inferiore a tale soglia, confermando che in questo settore la dimensione contafavorendo un migliore posizionamento sul mercato, soprattutto grazie a reti di vendita più articolate e allacapacità di andare all'estero.I margini del settore nel quinquennio sono aumentati ad un tasso medio annuo del 5,8% riflettendo ilprogressivo posizionamento delle imprese su una tipologia qualitativa migliore. Anche qui si rileva lamigliore performance delle imprese con fatturato superiore a 5 mln €, mentre le piccole riflettono unasensibilità maggiore all'andamento della domanda.Milano, 3 aprile 2019ContattiUniCredit

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