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Economia
Usa 2020, le reazioni dei mercati ai possibili risultati del voto: 5 scenari
(fonte Lapresse)

Anche questa lunghissima e bruttissima campagna elettorale per l’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti è giunta al termine; i sondaggi danno in solido vantaggio il Democratico Biden, ma bisogna ricordarsi che per le peculiarità del sistema elettorale americano basta che qualche stato assegni la vittoria all’uno o all’altro per avere un esito completamente differente. Il sito “FiveThirtyEight” è ormai diventato il punto di partenza obbligato per tutti gli investitori, che seguono sempre più attentamente la dinamica delle previsioni stato per stato, ed a oggi assegna un 90% di probabilità alla vittoria di Biden, ma negli stati maggiormente in bilico il suo vantaggio è di poco superiore ai 3 punti percentuali.

Per Nate Silver Trump potrebbe ancora farcela, ma ciò significherebbe che i sondaggi dovrebbero sbagliarsi ben di più di quanto successe quattro anni fa; nell’ultima settimana, poi, soprattutto nel Midwest si nota un ulteriore miglioramento per il candidato democratico. Al tempo stesso, lo scenario base per i sondaggisti è che, a meno di una vera sorpresa a favore di uno dei due contendenti, difficilmente si riusciranno a raggiungere i 270 Grandi Elettori necessari per dichiarare la vittoria già nella notte del 3 novembre. Il gran numero di voti già inviati per posta (oltre 90 milioni di persone hanno già espresso la loro preferenza) e le diverse procedure per conteggiarli previste negli Stati dell’Unione (di recente la Corte Suprema ha confermato che la Pennsylvania, ad esempio, potrà considerare validi i voti postali ricevuti fino ad otto giorni dopo il 3 novembre) fanno sì che ben difficilmente si avrà un’indicazione definitiva per mercoledì mattina.

Gli Stati più in bilico (tra parentesi riporto le probabilità di vittoria, così come calcolate ad oggi da 538) sono: Ohio (51% Trump), Georgia (55% Biden), Texas (62% Trump), North Carolina (64% Biden), Iowa (63%v Trump) e Florida (67% Biden). Florida e North Carolina, con sistemi di conteggio dei voti postali relativamente più veloci, potrebbero dare già nella serata di martedì un responso importante: Trump deve vincere almeno uno dei due stati per avere qualche chance di vittoria.

Al di là dell’esito delle presidenziali, tuttavia, per i mercati è altrettanto importante (se non di più) sapere se il prossimo inquilino di Pennsylvania Avenue, potrà contare su una maggioranza al senato; è lì infatti che finora si sono arenati (schiantati?) tutti i tentativi per varare un nuovo piano fiscale di sostegno all’economia. E’ noto infatti che la maggioranza repubblicana non vede di buon occhio un ulteriore intervento multimiliardario, mentre i democratici (e lo stesso Trump) sono a favore di un pacchetto di almeno 2 mila miliardi di dollari. Ecco quindi che sapere se dal 4 novembre avremo un senato ancora “Red” oppure “Blue”, può fare una chiara differenza per le prospettive dell’economia e dei mercati nel 2021; al momento le probabilità danno in vantaggio i Dem (76%), ma potrebbe essere meno facile di quanto la stima lasci intendere.

Non mi voglio sbilanciare con una previsione, ma ritengo più interessante valutare le quattro opzioni.

Status Quo: non è molto probabile come ipotesi, visto il gap di Trump nei sondaggi. Se si realizzasse mi attendo un forte rimbalzo dei mercati azionari, un aumento ulteriore dei rendimenti obbligazionari ed un netto calo del Dollaro. L’idea è che il secondo mandato di The Donald vedrebbe un nuovo stimolo fiscale, probabilmente contornato da un altro taglio delle tasse, oltre alla prosecuzione della politica chiaramente pro business della Casa Bianca. Sarebbe la reazione iniziale, ma penso che da dicembre in poi gli investitori cominceranno a scontare una moderazione di questo scenario, dato che il Congresso rimarrà saldamente in mano democratica e lo scontro politico tra i due partiti sarebbe necessariamente destinato a inasprirsi ancora di più (se mai fosse possibile).

Blue Wave: è il sogno dei democratici. Riprendersi la Presidenza e la maggioranza del parlamento (avendo già la Camera). Anche in questo caso i mercati salirebbero con decisione, ma mi aspetterei una reazione meno decisa sui rendimenti obbligazionari e sul Dollaro. Il rialzo delle borse sarebbe poi meno brillante rispetto al caso precedente, in quanto gli investitori potrebbero poi cominciare a scontare l’ipotesi di un aumento delle tasse, soprattutto per rifinanziare la sanità e per il riequilibrio delle diseguaglianze economiche tra i ceti sociali. Va altresì detto che, fino a quando il PIL americano non si sarà pienamente ripreso dalla crisi pandemica, difficilmente un’Amministrazione democratica farà passare l’aumento delle tasse. Quello degli investitori sarebbe quindi più un timore preventivo, ma potrebbe bastare per frenare la brillantezza degli attivi finanziari.

Conferma di Trump e Senato democratico: è forse la meno probabile delle ipotesi, ma sarebbe anche quella strutturalmente peggiore per gli investitori. Implicherebbe un secondo mandato dell’attuale presidenza molto conflittuale con il potere legislativo. Di base sarebbero quattro anni persi, vista la contrapposizione non solo ideologica (direi quasi personale) tra la dirigenza democratica ed il Presidente.

Biden e Senato Repubblicano: dai sondaggi potrebbe essere il secondo esito possibile, per probabilità. Ci sarebbero sicuramente delle difficoltà nell’implementazione del piano di stimolo che i democratici hanno in mente; molto probabilmente i mercati reagirebbero male, all’inizio. Ma in un secondo momento potrebbero ragionare che un senato ancora in mano ai repubblicani farebbe da argine alle richieste di aumento delle tasse che la base Dem ha in mente. Potrebbe quindi esser un second best più che accettabile: Biden sarebbe molto limitato nella sua agenda progressista, soprattutto per la parte fiscale, mentre potrebbe riportare gli USA più in sintonia con il sentire della comunità internazionale su molti temi, a partire da quelli ambientali. Paradossalmente, per gli investitori potrebbe davvero essere, anche in un’ottica di medio periodo, un risultato meno ostile di quanto ipotizzato a prima vista.

Ci sarebbe un quinto scenario, a dire il vero. Il peggiore possibile. Una vittoria democratica, di stretta misura contestata da Trump con una chiamata alle piazze (per non dire di peggio) dei suoi supporters, corsi e ricorsi legali alla Corte Suprema, settimane di polemiche ed incertezze che precipiterebbero i mercati nel caos. Il rimando è alla contestata vittoria di Bush Senior contro Al Gore nel 2000. Al tempo la borsa perse il 10 % in due settimane e non si riprese più. I tempi erano diversi: allora la Fed stava aumentando il costo del denaro. Allora gli USA stavano entrando in recessione, con la Bolla di Internet in procinto di scoppiare. Ora abbiamo tutte le banche centrali impegnate a sostenere monetariamente la ripresa globale ed i governi delle maggiori economie mondiali che hanno largamente aperto i cordoni della borsa per sostenere la lotta al coronavirus. Circostanze diametralmente opposte a quelle attuali, come si vede. Tuttavia un’elezione contestata da Trump avrebbe comunque degli strascichi, quanto meno nelle prime due settimane dopo l’elezione.

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