Economia
WindTre e Iliad si uniscono? No comment dai due operatori. Si prepara un nuovo polo anti-Tim, ma i conti li pagheranno i consumatori - Ultimi rumor
I due operatori trattano una fusione che ridurrebbe la concorrenza da quattro a tre player, aprendo la strada a un nuovo colosso capace di sfidare Tim, ma anche al rischio di tariffe più alte per i consumatori

"No comment". Ma dietro il silenzio di Iliad e WindTre, si muove un terremoto nel mercato tlc
"No comment". È l’unica risposta arrivata da Iliad e WindTre, entrambe interpellate da Affaritaliani sulla scia dei rumor di un accordo tra i due operatori. Ma il silenzio, in questo caso, vale più di mille parole. Perché se davvero la controllata italiana di CK Hutchison e la compagnia francese stessero studiando una fusione, saremmo di fronte a una delle operazioni più rilevanti (e potenzialmente dirompenti) mai viste nelle telecomunicazioni italiane.
Secondo quanto riportato da Reuters, le due società avrebbero avviato colloqui preliminari per una possibile combinazione delle attività italiane. In pratica, un nuovo matrimonio nel settore, dopo quello tra Fastweb e Vodafone Italia, che ridurrebbe il numero di operatori da quattro a tre.
Le strade percorribili, per ora, sarebbero due. Nel primo scenario, Iliad, valutata oltre 3 miliardi di euro, entrerebbe in una joint venture con WindTre, creando (potenzialmente) un colosso in grado di competere alla pari con Tim, soprattutto sugli investimenti nel 5G e nelle infrastrutture di rete.
Nel secondo, più articolato, CK Hutchison potrebbe inglobare le attività italiane di Iliad all’interno di una nuova holding europea quotata, dove confluiranno tutte le sue controllate tlc del continente. In cambio, Iliad riceverebbe azioni della nuova società, stimata in un valore complessivo tra 10 e 15 miliardi di sterline.
Due strade diverse, un obiettivo unico: ridurre la frammentazione di un mercato in difficoltà cronica, dove gli investimenti richiesti superano da anni i ritorni economici.
Appena diffuso il rumor, il titolo Telecom Italia è balzato del 4,8%. Il motivo è chiaro. Se gli operatori scendono da quattro a tre, la concorrenza si fa meno feroce. Addio alle guerre di tariffe, alle offerte "tutto illimitato" a 5 euro. Per gli investitori, è una buona notizia. Per i consumatori, un po’ meno.
Perché, da un lato, una fusione tra Iliad e WindTre potrebbe effettivamente migliorare la qualità del servizio: rete più solida, copertura più estesa, infrastrutture condivise. Ma dall’altro, la fine della competizione selvaggia rischierebbe di tradursi in bollette più alte e meno offerte aggressive.
Se però l’operazione andasse davvero in porto, nascerebbe un secondo polo delle telecomunicazioni italiane. E i numeri sono dalla loro parte. WindTre serve già milioni di utenti e la sua controllante CK Hutchison ottiene dalle tlc un quarto dei profitti globali, con Italia e Regno Unito come mercati chiave. Iliad, dal canto suo, ha alle spalle 29 trimestri consecutivi di crescita e nel 2023 ha valutato le proprie attività italiane 4,45 miliardi di euro.
Ma la strada è tutt’altro che libera. L’operazione, anche volendo, non potrebbe concretizzarsi prima del 2026, per via dei vincoli regolatori fissati quando Bruxelles autorizzò la fusione tra Wind e Tre, imponendo proprio l’ingresso di Iliad per riequilibrare il mercato. E poi c’è la politica. Le tlc toccano temi sensibili: infrastrutture, sicurezza, reti nazionali. Qualunque mossa di questo calibro dovrà passare anche dal vaglio dei governi coinvolti.
Insomma la fusione Iliad–WindTre, se mai arriverà, non sarà solo un affare industriale ma un vero cambio di rotta. Per ora una cosa è chiara: il mercato italiano delle tlc è arrivato al punto in cui o si unisce o si spezza.
